La puzza di sigaretta circonda Olivier Poe come fosse un'aura magica. L'odore che questo emana, fa ben intendere che durante il tragitto in macchina, più di una sigaretta sia stata fumata.
Esso, giunto all'ospedale, si lancia sulla reception e subito attira l'attenzione di una delle infermiere, mettendosi ad urlare davanti a tutti.
<Mio Figlio! Dov'è mio figlio?!>.
Alcuni curiosi donano a lui qualche occhiata, ma esso li ignora.
Una delle infermiere li si avvicina, e lo consiglia di fare meno rumore. Lui però la ignora ed anzi sta per afferrarla per il collo. Solo per farsi dire di più.
Ma per fortuna della minuta infermiera sulla sessantina, che mai avrebbe sopportato una pressione simile sulle sue fragili ossa, sulla scena giunge il dottor Giacomo Casto. Il medico che ha in cura Albert Poe, Il figlio di Olivier.
<Signor Poe>, - dice il medico, catturando l'attenzione dell'uomo. -<Mi segua>.
L'agente, in preda all'ira che in passato gli ha donato l'appellativo di Macellaio, sente che la parte oscura di se stesso sta lentamente riuscendo allo scoperto.
La odia.
Ma non può trattenerla. Così come non è riuscito a farlo in passato, teme di non riuscirci neanche nel presente.
Cercando di concentrarsi, segue il dottore fino al suo ufficio.
Questo, sedutosi alla scrivania, prende in mano una cartella medica e la porge all'agente.
<Mi dispiace dirlo, ma suo figlio è deceduto>.
L'unica frase che Olivier non voleva sentirsi dire. L'unica frase che è in grado di ucciderlo definitivamente. Le uniche parole che non avrebbe dovuto udire in questo momento.
Tutto quello che in passato ha commesso, e che fin ora hanno impestato i suoi incubi come un cancro incurabile, ora stanno diventato ricordi vividi.
Ogni morto.
Ogni tortura.
Tutto torna nuovamente alla luce è chiaro negli occhi dell'uomo.
Sconvolto dalla cosa, riesce solo a pensare ad una cosa: <Com'è morto?>.
<Abbiamo compiuto molteplici esami in questi giorni. E siamo giunti ad una sola conclusione>.
Il dottore pone una pausa, notando lo sguardo dell'uomo divenire sempre più cupo. Le mani si stringono in pugno, i quali hanno qualche accenno di tremolio. La gamba destra inizia a muoversi nervosamente, muovendosi come se l'uomo stesso giocando alla cavallina con un bambino fantasma.
<Suo figlio faceva uso di droga. Dalle analisi possiamo capire si trattasse di cocaina>.
<Mio figlio non è un drogato>, commenta Poe a bassa voce.
<L'ultima dose che si è fatto, doveva essere stata tagliata male. Perché l'ha quasi ucciso. È sopravvissuto per miracolo, giusto il tempo di permetterci di tentare di farlo risvegliare, ma alla fine il corpo ha ceduto>.
<Mio figlio non è un drogato>, ripete l'uomo sempre a bassa voce.
<Se desidera vedere il corpo, in questo momento lo stiamo tenendo nell' obitorio. Attendiamo che vengano a prenderlo quelli delle onoranze funebri, per il funerale>.
<Mio figlio non è un drogato>, continua a dire l'uomo, mantenendo il tono di voce invariato.
<Ha già un'idea su quale onoranza funebre contattare, o desire che le diamo qualche suggerimento?>.
<MIO FIGLIO NON È UN DROGATO!>, urla l'uomo, saltando in piedi dalla sedia ed estraendo l'arma dalla fondina.
Il dottore si mostra spaventato, alzando le mani.
<Mio figlio non si droga! Mio figlio è una brava persona!>.
Le parole dell'agente Poe rimbombano nell'ufficio, e chiunque si trovi nel corridoio fuori esso, o nelle stanze adiacenti, è in grado di udirne i toni.
<Signor Poe, le suggerisco di mettere giù l'arma e di calmarsi>.
<Calmarmi?!>. - Domanda l'uomo nervoso, con la mano che regge la pistola che trema. - <Mi sta dicendo di calmarmi?! Dopo che lei accusa mio figlio di essere un drogato?! Mi prende anche per il culo adesso?!>.
<Si calmi. So quanto può essere difficile da accettare, ma deve capire che la vita va avanti comunque...> il dottor cerca di tranquillizzare l'uomo, ma esso non glielo permette.
Olivier spara un colpo verso il soffitto.
Da fuori l'ufficio, si possono sentire delle urla di paura.
Il dottor Casto è terrorizzato.
Poe fa un passa verso la scrivania, mentre il dottore, di tutta risposta, ne fa almeno tre indietro. Ritrovandosi con le spalle contro il muro.
<La sua cartella>, commenta l'agente, prendendo in mano il fascicolo che precedentemente il dottore gli ha passato.
La apre.
Dentro trova un mucchio di documenti riconducibili alle decine di esami eseguiti. Tutti i referti.
Ma c'è un particolare che non passa inosservato.
<Tutti negativi tranne l'ultimo. Perché?>.
Le parole fredde dell'uomo, mettono ancora più paura al dottore, il quale inizia a convincersi che ha davanti agli occhi uno psicopatico.
<Non ho capito la domanda>, risponde l'uomo balbettando, e stringendosi in se stesso.
<Tutti gli esami tossicologici sono negativi. Tranne l'ultimo. Com'è possibile?>.
Il macellaio iceberg dovrebbero chiamarlo, per quanta freddezza è in grado di trasmettere e per quanta crudeltà è in grado di compiere.
<La cocaina è stata tagliata male e...>, il medico tenta di spiegare, ma l'uomo non glielo permette.
<No. Lei non ha capito. Perché solo dopo una settimana mio figlio è risultato positivo? Per quanto tagliata male, sarebbe stata rilevata subito nel suo sangue>.
<Io.. non lo so..>.
<Avete ucciso mio figlio>, commenta Olivier, soffermandosi nel leggere i componenti chimici che sono stati trovati nell'organismo del figlio.
<Cosa? Assolutamente no!> risponde questo, terrorizzato per la propria vita.
<Oh... invece sì... volevate farmi male... o magari convincermi a smettere di indagare...>.
L'agente legge bene ogni singolo componente chimico, e, per quanto alcuno di essi sono presenti nella cocaina, altri invece sono completamente un'altra cosa.
Molto simili ad un vecchio veleno utilizzato dal cartello della droga che anni prima li ha portato via la moglie.
Ironico.
Sempre loro.
Ma questa volta non ho intenzione di fermarmi.
Questa volta li farò piangere lacrime di sangue.
Il dottore è terrorizzato. Vede l'uomo che punta verso di lui la pistola.
Può vedere i tendini dell'indice inizia a contrarsi. E infine, questo premere sul grilletto.
Poi, il vuoto.
La luce infondo al tunnel.
Il dottor Giacomo Casto, giace sul pavimento del proprio ufficio con un proiettile che ne trapassa il cranio.
Olivier Poe, completamente indifferente alla cosa, torna a guardare la scrivania.
Osserva il referto tossicologico e me fotografa gli agenti chimici rilevati.
Poi, esce dall'ufficio, dove due guardie di sicurezza lo stanno aspettando con la pistola in pugno e il proiettile pronto in canna.
<Fermo!> esclama una delle due.
Olivier pensa di ucciderle, ma non è idiota. Sa che se lo dovesse fare adesso, verrebbe crivellato.
E poi chi vendicherebbe la sua famiglia?
No, c'è un modo più semplice per togliersi da questo problema.
Alza le mani, lasciando a terra la pistola.
Questi si avvicinano.
Uno allontana la pistola dall'agente, mentre l'altro gli afferra le mani per ammanettarlo.
Ma Oliver sa come si gioca a questo gioco.
Approfittando della distrazione di uno dei due agenti, afferra quello con le manette e lo colpisce con una testata sul naso.
Lo afferra saldamente per le ascelle e lo usa come scudo, mente il collega, rispondendo imprevisto, spara un colpo verso l'assassino, colpendo però l'agente di sicurezza.
A questo punto, Olivier afferra la pistola dalla fondina del cadavere e, usandolo ancora come scudo, spara un paio di colpi all'altra guardia. Uccidendola.
Con entrambi gli agenti di sicurezza morti, e l'allarme che inizia a suonare, l'uomo capisce che ha poco tempo per andarsene da quel luogo. Inizia a correre verso le scale, riprendendo la propria pistola.
Nello scendere verso il piano terra, uccide un'altra guardia, mostrandosi completamente indifferente alla mattanza di innocenti che sta compiendo.
Nulla potrà opporsi alla mia vendetta.
Quando raggiunge la reception, cinque agenti li ostruiscono l'uscita.
Tutte e cinque con le pistole puntate verso l'uomo.
Oliver analizza la scena e, sfruttando l'ambiente, corre per ripararsi dietro ad una colonna.
I cinque sparano, e lui riesce per fortuna a schivare quattro dei cinque proiettili.
Uno infatti, gli colpisce la gamba, infilandosi nel polpaccio.
Ma non è il momento di preoccuparsene. Mira ad uno degli estintori e gli spara. Permettendo ad esso di generare una leggera coltre di fumo.
Poi, approfittando della propria posizione, s'infila nella reception, evitando nuovamente le pallottole.
Li trova una infermiera che vi si era nascosta e, vedendolo come un segno del destino, l'afferra a se usandola come ostaggio.
<Non sparate o l'ammazzo!>, esclama l'uomo uscendo allo scoperto con la donna.
Le cinque guardie sanno di essere in vantaggio, anche perché se l'uomo dovesse mai aprire il fuoco, questi potrebbero fare altrettanto consegnando al creatore sia l'ostaggio che l'assassino.
Uno stallo.
O almeno così pensano le guardie.
Oliver sta esaminando la scena attorno a se e, notando che il fumo inizia a dissiparsi, capisce che è arrivato il momento di far nascere la nebbia. Spara anche altri altri tre estintori. Per poi tornare a ripararsi sotto il bancone della reception. Le cinque guardie vi si avvicinano pronte a fare fuoco. Ma quando la prima si sporge, Olivier, disteso a terra e con le braccia ben tese, spara nell'occhio sinistro di essa.
Sentendo lo sparo. Le altre quattro guardie aprono il fuoco. Intenzionate a fare tabula rasa, sparano contro il cartongesso che compone il bancone. Tutte loro svuotano il caricatore nella speranza di aver ucciso l'uomo.
Quando finisco i proiettili, si avvicinano lentamente, ma quando sono lì, vedono solo il cadavere dell'ostaggio. Ucciso da più proiettili.
Sicuramente, i loro.
Ma di Oliver Poe, nessuna traccia.
Neanche il tempo di pensare dove sia finito, che questo, scappato dalla tabula rasa, tornando strisciante verso la colonna, appare alle loro spalle e, colpendo loro alla nuca con un proiettile, li uccide tutti e quattro.
Osserva per un istante ciò che ha fatto, per poi andarsene dall'ospedale.
Entra in macchina, mettendola in moto ed allontanandovisi il più velocemente possibile, ha intenzione di lasciare la città per qualche giorno, per poi tornare e iniziare la sua strage di vendetta.
Il macellaio è tornato...
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Il Cifrario di Nicea
Mystery / ThrillerIl Dottor George Leonard Watson, uno degli uomini più colti del suo tempo, si trova a Roma per il firma copie del suo ultimo libro. Tutto sembra normale, quando le sue competenze vengono richieste dall'Interpole per fermare uno dei Killer più "stra...