XXVIII

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L'odore di fritto impesta l'intero fast food. Ma, malgrado di norma, tale odore dovrebbe risultare nauseante, in questo caso è un compagno gradevole per i commensali.
Anche per i due agenti dell'Interpole: Matthew O'Nile e Olivier Poe. I quali, esaminando i documenti sulla carneficina, stanno cenando distrattamente.
<Hai già letto questa cosa?> domanda O'Nile, masticando un boccone della propria insalata.
<Quale delle tante?>, risponde il collega, pulendosi le labbra dalla salsa BBQ, in cui ha immerso l'ala di pollo fritto.
<Questa. Pare che, se mettiamo in ordine il numero dei morti, mettendo dei segni specifico fra una strage e l'altra, ne esca un verso della Bibbia>, legge l'agente, indicando la frase con il dito.
<Ma davvero? E quale sarebbe?>, commenta sarcasticamente Poe, stancato da tutte queste citazioni bibliche che circondano il caso.
<Mh... Libro uno, Capitolo quattro, Versetto otto>.
<Che recita?>.
<Caino disse al fratello Abele: «Andiamo in campagna!». Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise>.
Matthew si ferma a pensare dopo aver letto queste parole. Pensa agli omicidi, e a ciò che essi stanno cercando di spiegare/nascondere. Pensa ai bersagli di ogni omicidio. Quando il collega, non curante di questo sessione di riflessione, commenta sarcasticamente la cosa.
<Che il killer si voglia paragonare a Caino?>.
<Beh, in effetti, se teniamo buona la teoria del veleno, potrebbe avere senso>.
Le parole dell'agente, fanno scattare una scintilla nel collega, il quale inizia a pensare ad una traduzione possibile dei versetti.
<Tutti facenti parte di una alleanza, o fratellanza, e uno di loro inizia ad ucciderli uno dopo l'altro. Si, ha senso>, conclude Olivier, immergendo nella salsa un'altra ala di pollo.
<Potrebbe però anche essere solo un caso>, commenta O'Nile, non credendo molto alle sue stesse parole.
<E noi ci crediamo molto ai casi, eh?>.
I due agenti continuano a mangiare in silenzio, esaminando i vari documenti in loro possesso. Leggendoli e rileggendoli più e più volte. Cercando di trovare indizi nascosti che fino ad ora sono loro sfuggiti.
Setacciano al millimetro ogni referto, ogni foto, ogni descrizione ed ogni testimonianza.
Sono stoici in questo loro lavoro di indagine. Essendo, per entrambi, l'unica cosa in cui sono davvero bravi.

Passano svariati minuti, prima che i due necessitino una pausa da tutto questo esaminare, senza giungere a nuovi indizi o tracce.
Il locale nel frattempo si è svuotato, e l'unico punto di esso, ove ancora vi è "traffico", è la sezione Drive. Dove la gente, standosene in fila all'interno della propria macchina, attende che il proprio ordine venga preparato e consegnato loro.
I due uomini scorrono le notifiche dei propri cellulari, quando Matthew, incuriosito da una cosa, non riesce a trattenersi dal chiederla al collega.
<Credi ancora che il padre della Sanchez fosse un criminale?>.
<Il killer uccide solo criminali. Questo lo avevamo già capito primo del suo ultimo attacco. Quindi, se uccide solo criminali, perché uccidere un agente dell'Interpole?>.
Le parole di Olivier suonano fredde.
Ignorante delle reazione altrui, quando si parla di lavoro è come se si trasformasse in un individuo privo di emozioni e sentimenti. E diventasse l'equivalente di un pezzo di ghiaccio rigido come un iceberg.
L'iceberg dell'Interpole.
<Magari la teoria di Watson ha senso. Magari lo riteneva solo un valido avversario per mettersi alla prova>, commenta O'Nile riponendo tutti i documenti nella cartelletta, e infilandosi il cellulare nella tasca.
<Non ci credo più di tanto a questa teoria. E in generale a quello che dice quell'uomo>, dice Poe riponendo il proprio cellulare nella giacca, estraendo al suo posto il pacchetto di sigarette.
<In cosa pensi che fosse immischiato allora? Corruzione?>.
<Qualcosa di peggio...> risponde l'uomo, facendo strada fuori dal locale e fermandosi poco dopo il portico.
<Peggio? Quanto peggio?> domanda l'agente preoccupato e curioso in egual misura.
<Parliamo di qualcosa di importante. E, se corruzione, non parliamo per cose piccole>.
Le parole sono poco chiare, a causa della sigaretta tenuta ferma con i denti, mente con le mani, l'uomo cerca di far scattare la fiamma dall'accendino, così da potersi concedere il rituale della sigaretta serale.
Ma il collega riesce a capire tutto quello che l'amico dice e, incuriosito ulteriormente dalla teoria che questo ha, non può fare a meno che chiede semplicemente: <Esempio?>.
<Pensa agli altri omicidi. Un personaggio importante per un cartello della droga, è un agente della CIA che si occupava di gestire i carichi di droga più importanti. Parliamo di cose grosse. E poi c'è l'attacco al quartier generale. Perché farlo? Chi era il bersaglio reale?> spiega l'uomo, appena dopo aver compiuto il primo respiro profondo del tabacco misto alla nicotina.
Un vizio, che per quanto dannoso, rilassa i nervi dell'uomo come solo poche altre cose al mondo sono in grado di fare. Una fra tutte, l'abbraccio da parte di una donna che lo ami. E che, quando lo tocca, fa svanire il brivido di freddo che corre lungo la sua schiena, facendolo sentire solo e abbandonato.
<Il bersaglio reale? Intendi dire che solo uno degli agenti era il bersaglio?> esclama Matthew, sorpreso da tale teoria.
<È solo una teoria. Se pensiamo al Messico, il bersaglio era uno dei quattro morti, mentre i restanti tre erano lì solo per camuffare la cosa. Per cercare di nascondere il reale target. Negli USA, il bersaglio è stato nascosto insieme ad altri sette individui. Per essere ancora più certi che sembrasse solo uno dei tanti>.
<Teoria interessante> commenta O'Nile, massaggiandosi il mento, e giocando per pochi istanti con la sua folta barba.
<Stiamo parlando di un professionista. E non un missionario che fa tutto per la chiesa, un culto o per la svelare una verità> - commenta l'agente, continuando a fumare la propria sigaretta, assaporandone ogni tirata come fosse la prima. - <Un vero e proprio sicario professionista>.
<E allora perché l'agente Sanchez è stato ucciso da solo? Perché non camuffare anche lui come "uno dei tanti"?>.
<Mancanza di tempo. O di vittime... O forse vendetta> inizia a supporre l'uomo, riflettendo sui possibili scenari alternativi.
<Vendetta del sicario?> domanda Matthew, quasi esclamandolo a gran voce. Come se la cosa fosse una rivelazione talmente importante da far risolvere tutto il caso.
<Vendetta del mandante>, lo corregge Olivier, facendoli cenno di non urlare.
I due agenti si zittiscono, e iniziano ad incamminarsi verso le loro rispettive macchine, pronti per salutarsi e dividersi, intenzionati a rivedersi il giorno dopo per continuare le indagini segrete, sotto l'occhio vigile del capitano Isonzo.
I due stanno camminando lungo la fila di auto parcheggiate. Ed è l'auto di Matthew, la prima dalla quale si giunge.
I colleghi si guardano, ma è come se non volessero salutarsi.
<Come sta tuo figlio?> se ne esce fuori O'Nile, come per allungare il brodo delle discussioni di quella lunga giornata.
<I medici non hanno ancora scoperto niente. Ne come è stato indotto in quello stato, ne se ha margine di miglioramento>, - commenta Olivier, nascondendo professionalmente il dolore che prova per la cosa. - <Non mi resta che sperare che si risolva>.
<Ti sono vicino amico. Per qualsiasi cosa, conta pure su di me>, lo assicura l'amico, ponendoli una mano sulla spalla in segno di sostegno.
<Grazie Matthew>, ringrazia questo, facendo togliere la mano dell'amico dalla propria spalla.
<Giusto>, - commenta lui sorridendo. - <Niente contatto fisico>.
I due uomini sorridono, quando il cellulare dell'agente Olivier Poe inizia a squillare.
L'uomo lo estrae dalla giacca e guarda il display: numero sconosciuto.
<Pronto>, risponde l'uomo.
Matthew non riesce a sentire cosa la persona dall'altro capo stia dicendo, ma una cosa è certa: è qualcosa di grave.
L'espressione di Poe cambia completamente.
Se prima era più o meno normale, ora non è altro che una lastra di ghiaccio.
I suoi occhi hanno una sfumatura di rabbia e tristezza che, con il buio della sera, è difficile da percepire.
<Devo correre via>, commenta l'uomo rimettendo il cellulare nella giacca.
<Vuoi che vengo con te?> domanda l'amico, cercando di inseguirlo.
<No!>, esclama questo iniziando a correre verso la propria macchina.
E, raggiunta, neanche il tempo di metterla in moto, che sfreccia nel buio, diventando sempre più un pallino lontano.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 07, 2023 ⏰

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