XVI

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Il neoassunto Agente dell'Interpole, era appena rincasato dopo una giornata di lavoro molto impegnativa. Quando ad accoglierlo, vi era l'inferno.
La sua famiglia è stata uccisa.
Sua moglie e sua figlia di appena tre anni, sono distese su un lago di sangue, adagiate sopra il letto padronale.
L'agente, è distrutto.
Nel vedere quell'incubo, era come se fosse morto dentro, e non riuscisse più a pensare ad altro, al di fuori della vendetta.
I suoi superiori, al dipartimento di stanza in Olanda, decisero di sospenderlo dalle indagini per due settimane, così che potesse cercare di riprendersi dal lutto per poter tornare a lavorare in modo lucido.
Ma l'uomo, accecato sempre di più dalla vendetta, si metterà da solo sulle tracce dei colpevoli.
S'incontrerà con un suo collega di nascosto per corromperlo, pur di ottenere i nomi dei colpevoli. E questo, pur sapendo di fare la cosa sbagliata, glieli consegna.
Accecato dall'ira, e con in mano i responsabili, li cerca. Attenderà fuori dal loro covo per tutto il giorno, fino a quando il sole di quella fredda giornata di gennaio, non cala oltre l'orizzonte.
In quel momento, l'uomo entra in azione.
Sfonda la porta con un esplosivo, per poi fare irruzione e sparare ad ogni cosa che si muove. Uccide dal primo all'ultimo tutti i residenti trovati. Comprese otto donne, due adolescenti, tre bambini ed un neonato.
La sua furia ceca ha infine risvegliato il mostro che per molto tempo ha cercato di tener nascosto. Un mostro che, in quella fredda notte, ha ucciso 46 persone.
Quando arrivarono le autorità, l'agente è a terra in ginocchio. Con in mano il cadavere del neonato.
Esploso in un pianto isterico, non sa come reagire a ciò che era stato in grado di fare.
Non si sentiva più umano, ma un mostro.
Il mostro.
Viene arrestato, imprigionato, e il verdetto è l'ergastolo.
L'uomo, sapendo di non avere più una vita all'esterno di quella prigione, accetta il suo fato senza opporvisi. Ma il destino ha un altro piano per lui. Un piano secondo il quale sarebbe tornato ad indossare il distintivo.
Resta in cella per quasi un decennio, durante il quale l'uomo cova un risentimento contro il crimine come nessun altro. Cercherà di uccidere dei criminali, ma si fermerà sempre all'ultimo, non volendo rivestire nuovamente i panni del Mostro.
Ormai, per quante volte le ha viste, le celle dell'isolamento sono per lui un luogo tranquillo e sicuro, ove è libero di meditare.
Ed è con la meditazione e con una copia della Bibbia che l'ex agente ha trovato la fede verso Dio.
E, durante uno di quei periodi di isolamento, l'Interpole verrà a cercarlo. Vogliono usarlo come Mostro, tramite il quale hanno intenzione di uccidere i generali di un cartello della droga albanese, che altrimenti non potrebbero mai incastrare.
L'uomo, vedendo questo come un segno di Dio, decide di accettare la richiesta di aiuto. Ad una sola condizione però: deve venir riammesso, con la fedina penale ripulita e di stanza in un altro stato, così da poter ricrearsi una nuova vita. E la cosa deve accadere anche per suo figlio, sopravvissuto per miracolo alla morte, grazie ad un ritardo dei mezzi pubblici.
L'Interpole, disperata per la questione albanese, accetta l'accordo, facendo firmare tutte le carte e i documenti necessari per dare il via alla procedura di reinserimento. Sapendo ciò, l'uomo, di nuovo libero, si mette sulle tracce dei generali e, in poco meno di due mesi, li scova e uccide.
L'Interpole era sulle tracce dei generali da oltre cinque anni, e il Mostro li ha trovati in meno di due mesi.
A lavoro ultimato, l'uomo voleva la sua ricompensa, ed essa li venne consegnata.
Il Mostro d'Olanda, fu trasferito in Italia, sotto nuova identità. Fu assegnato alla sezione "persone scomparse", date le sue innate capacità di trovare persone introvabili.
Suo figlio, lo seguì. Nuova identità anche per lui, divenne sempre più grande. Ma gli eventi della famiglia, lo portarono ad entrare in contatto con il mondo della droga, rendendolo dipendente dalla LSD. La cosa lo portò più volte vicino alla morte. Questo almeno, fino a quando suo padre non riuscì ad aiutarlo, e dopo anni di lotta contro a dipendenza, riuscì infine a liberarsene.
Chiunque conoscesse l'agente prima della sua dimostrazione di mostruosità, ora lo riconosceva come una persona nuova. Da prima, un giovane uomo dalla battuta pronta è sempre pronto a scherzare, ora è un adulto sempre serio, severo e rigido come un padre che rimprovera duramente il figlio.
In molti hanno notato questo suo enorme cambiamento, e in tanti credono che sia a causa della prigione, che lo ha indurito a tal punto da cancellare la sua umanità. Altri invece, credono che sia stato il feroce pluriomicidio a cancellargliela.
La realtà, purtroppo, è assai diversa.
Già da ragazzo, l'uomo non presentava così tanta umanità, ed anzi sembrava ne possedesse molto poca. Indifferente alla maggior parte delle emozioni, era come se indossasse costantemente una maschera che li impediva di venir ferito emotivamente. È con l'arrivo della maggior età che dimostrò di possedere un grande lato umano. Il quale però, era solo un'illusione. La vera maschera.
Una maschera di emozioni che serviva lui per nascondersi in mezzo a tutta quella gente che, al contrario suo, le provava per vie naturali.
Con il suo sfogo di ira, la maschera non ha potuto fare altro che cadere. Per poi venir indossata un'ultima volta, per vedere con occhi umani ciò che lui ha tolto.
Giunto in Italia, non ci misero molto per promuoverlo alla sezione "omicidi". Essendo che la sua freddezza e razionalità erano una coppia perfetta per scoprire l'identità dei più feroci assassini di cui si sarebbe dovuto occupare.
Fece squadra con un altro agente che, per certi versi, gli ricordava la vita con indosso la maschera.
Da quella volta, il duo ha sempre lavorato insieme ad ogni caso. E, tuttora, stanno lavorando insieme sull'ultimo caso che, probabilmente, potrebbe finire con la morte di entrambi.

L'agente Olivier Poe, sta guardando il suo sguardo privo di anima, nello specchietto della macchina, quando scorge la punta dell'occhio, l'arrivo del collega Matthew O'Nile.
<Allora? Trovati?> domanda l'agente, impaziente di sapere.
<I referti> - esclama l'uomo, entrando in macchina e lanciando un plico di documenti celati in cartellette color paglia. - <Eccoli>.
<In che modo lo hai ricattato?> domanda Poe, iniziando a leggere il primo referto.
<Semplice, ho detto a Saverio che se non mi avesse dato quello che cercavo, avrei raccontato a sua moglie dell'amante>, spiega O'Nile, mettendo in moto la vettura.
<Amante? Non ti sempre eccessivo solo per dei referti?>.
<Solo i referti? Ma guarda che io ho preso proprio tutto>.
<Tutto?!> esclama Olivier, iniziando ad aprire compulsivamente tutte le cartelle. E, sorprendendosi della cosa, scopre che in esse sono contenuti tutti i documenti riguardanti l'accaduto. Le foto della stanza, un disco dove ci sono le registrazioni delle telecamere, il nuovo verso biblico marchiato, alcuni appunti degli agenti che erano incaricati di lavorare sul caso prima che questo venisse archiviato... tutto quello che l'Interpole ha in possesso su quell'evento, ora è nelle mani del Mostro d'Olanda.
L'agente, eccitato per la caccia, riesce già ad assaporarne il sapore, iniziando a recepire i primi indizi, mente il collega parte in direzione del penitenziario per avere il referto del coroner sul cadavere di Jacopo Lorzi. Conosciuto dai media con lo pseudonimo del Pedofilo Nazista.

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