L'alba ha ancora il colore dei lividi.
Oltre i monti, il cielo è ancora ferro e ghiaccio. Fumo acre di legna ancora umida. Fumo pungente di torce ancora mezze verdi e già date alle fiamme per rischiarare questa notte.
Bisbigli; così tanti, attorno, da diventare un mare che sibila, scivola attorno. Un mare che avvolge, che a trovarcisi in mezzo ti sembra quasi di annegare.
I padri del villaggio sono assiepati tutti di fronte all'uscio di casa mia. Hanno le braccia strette al petto e gli occhi spiritati. Attendono. Aspettano me. Come i figli, tutti i figli. Il secondo cerchio di folla è quello dei giovani che hanno avuto il primo scontro, la prima razzia: i nuovi guerrieri. Anche loro aspettano me. Alcuni hanno facce proibite. Hanno occhi ancora ubriachi del sangue sparso nei giorni passati.
Parisse, il Signore, ha nella destra la roncola da guerra e nella sinistra il drappo strappato agli irpini saccheggiati pochi giorni prima. La testa del toro che hanno portato via, come parte del bottino, la tiene ferma sotto un piede; sembra che con la pianta quasi la accarezzi tra le corna, sul cranio tirato a lustro.
La piccola folla di padri e figli mugge tutto attorno. Si apre appena solo per far comparire Murajo. Infermo sugli anni che gli divorano le ginocchia e i calcagni. Cieco e consumato da tutte le visioni, le preghiere, gli sguardi gettati al mondo dei segni nascosti.
Per quanto abbia occhi secchi, morti, dietro quelle palpebre, punta me.
È me che vuole. E quando è ormai oltre la selva delle gambe dei Padri, quando ha superato pure la schiera dei figli e le loro scorze ancora sporche di sangue, solo allora solleva da dietro la schiena un sacco logoro e me lo sventola in faccia. Lo tiene chiuso, serrato con la sinistra. A due braccia dal mio muso.
Quando è sicuro, certo di aver attirato la mia attenzione, solo allora ci infila dentro la destra, afferra qualcosa e lascia che l'involucro di stoffa lurida si afflosci a terra.
Due teste.
Le tiene strette per i capelli. Le scuote, le fa cozzare una contro l'altra, con il suono osceno delle ossa percosse che sbattono tra loro. Tutte e due strette dietro le dita puntute della mano; come se non pesassero niente.
- Abbiamo chiesto un segno. Per mesi, abbiamo aspettato che Mamerte padre scegliesse di parlarci. Di indicarci il cammino, di spiegarci la strada. Per mesi, dietro la neve che gelava i passi, abbiamo aspettato un cenno solo. E il padre è rimasto muto. Ci ha messi alla prova, con il freddo dell'inverno che ha gelato ogni cosa. Con i porci magri, coi tori stanchi. Con le mammelle vuote delle vacche, per vitelli che crollavano sfiniti. E il padre ci ha guardato resistere alla fame nera dividendo ogni pane con la nostra gente. Ci ha visto resistere al freddo feroce, stringendoci uno all'altro vicini. E allora Mamerte ci ha mandato un segno ancora...
Murajo si volta, come se vedesse di nuovo.
Punta le dita della sinistra verso la cima dei colli e punta il nero di un buco riarso da fiamme antiche e diventato ormai cenere e terra secca.
- La tempesta, i fulmini, il fuoco. Mamerte padre questo voleva: che portassimo fuoco oltre la valle. Che portassimo guerra. Che andassimo noi a prendere ciò che ci mancava. Quello che ci spettava. E in quelle giornate mandassimo incontro alle lame e al sangue i giovani nuovi. Perché gli mostrassero quanta fame avevano. E quanto salda era la loro volontà. E quanto forte era il ferro che tenevano tra le mani...
Solo adesso mi accorgo che s'è fatto di nuovo silenzio, tutto intorno.
Solo adesso mi rendo conto che la folla che mi ha circondato e che fino ad un attimo prima mi seppelliva di bisbigli, mi pungeva di sguardi, adesso sta muta. Quasi sembra non respiri nemmeno, tanto è denso il silenzio in cui le parole del vecchio risuonano come l'eco di versi profondi.
- Mamerte padre ha aperto i varchi, ha sciolto la neve sui passi. Ha guidato la mano di ciascuno di voi. E il segno del suo orgoglio sta là, lo avete tutti sotto gli occhi. Là, sotto il piede di Parise, Signore di genti. Mamerte padre, però, di segno ne ha mandato un altro. Me l'ha tagliato in fronte, tra gli occhi, con la punta della sua lancia di fuoco. Qua me l'ha tagliato...
Murajo si batte la fronte col dito. Punta la stella di croste insanguinate che da qualche giorno fa bella mostra in mezzo agli occhi. E lo fa mettendo quelle palle grigie e cieche, con cui finge di vedere il mondo, dritte in faccia a ciascuno dei figli. E poi negli occhi di ciascuno dei padri, passandoli in rassegna uno ad uno, come se davvero potesse vederli. Come se davvero volesse leggere dentro, nel cuore, a ciascuno di loro.
Conclude fissando Parisse; non so quanto a fondo, non so quanto in profondo, perché mentre lo fa mi volge le spalle, mi eclissa il Signore.
- Questo segno, Mamerte padre me l'ha cucito in mezzo agli occhi per ricordarmi che ogni veggente può sbagliare. Per dirmi che avevo visto chiaro, ma non avevo voluto vedere tutto. E se oggi stesso non vi chiedo di portarmi oltre i sentieri, alle grotte sacre, attaccarmi alle pietre e offrire a Euclo il mio sangue, perchè il mio cammino tra voi fratelli è finito, è solo perchè Mamerte Padre, tagliandomi la fronte, mi ha pure perdonato...
È in quel momento che si volta furibondo verso di me. Torcendosi su quelle caviglie secche con una forza che non so nemmeno da dove tiri fuori. E solleva di nuovo quelle teste, mettendomi le facce marce dei due sanniti che ho ammazzato nel vallo dritte sotto gli occhi.
- Eri comandato al Lutto. Incatenato dal nero di Marso in questa valle, senza il permesso di uscire in armi e di fare sangue. Eppure, mentre gli altri scendevano dall'altra parte dei monti a fare razzia e bottino, da solo, hai lasciato il cerchio delle case. Da solo ti sei cercato una strada. E Mamerte Padre t'ha messo alla prova. E tu sei tornato col sangue sulle vesti e la prova della morte, del ferro e del coraggio tra le mani...
Lo sguardo del vecchio è severo. Anche i suoi occhi grigi di morte e liquidi di sciagura, ora, mentre mi fissano, hanno morsi feroci. Come presagi di sventura, come rimproveri di un Dio.
- Mamerte ha premiato tutti. Coi vitelli grassi delle famiglie del bosco. Con gli agnelli da offrire nel fumo agli Dei. Con la carne e il sale. Mamerte ha premiato tutti. E però, tutti sappiamo cosa significa un'abbondanza così grassa. S'appresta la sventura. La fame nera che abbiamo inchiodato addosso ai nemici, domani, si volgerà su di noi. È volgare, tutta questa razzia, è empio il bottino...
Il vecchio mi dardeggia in faccia, sputando le ultime parole.
- È incosciente pure il tuo, di affronto! Incosciente...
Murajo lascia cadere le teste per terra. A un passo dai miei piedi. Alza le braccia e mi acciuffa dalla scorza lucida che mia madre m'ha costretto a indossare. E prima ancora di voltarsi alla folla e abbaiare feroce un ordine che mi fa tremare, sputa in faccia a me poche parole in una lingua che non conosco. La lingua dei segni nascosti. La lingua di Mamerte Padre e di tutti i suoi figli che si agitano nell'ombra.
Attimi, momenti.
Battiti di ciglia appena.
Parisse m'arriva addosso che nemmeno ho tempo di sollevare le braccia e difendermi. M'impicca al collo un cappio e mi tira a cavezza. Provo a resistere, serro le dita attorno alla corda. E mi ritrovo le braccia dei padri addosso, le lame dei figli attorno. E quella marea umana ricomincia a muggire furiosa di urla di guerra.
Ad ondate m'avvolge, quasi mi solleva.
Tutti i padri stringono un pezzo di quel lungo cordone tra le mani. Si mettono in processione e tirano. La folla, impazzita, mi travolge e mi trascina via.
Tutto comincia piano a comporsi.
Mentre il mondo attorno impazzisce e una selva di mani m'afferra, una foresta di dita mi stringe e mi arpiona trascinandomi via, la memoria rallenta. Prova a resistere a quella foga e quella furia, scegliendo di tornare indietro a pochi respiri prima che il mondo si mettesse sottosopra.
Cerco di rimettere ordine in quel che è successo. Cosa è stato prima che finissi spinto fuori della capanna, in mezzo a tuti i maschi del villaggio?
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Vurro dei Lucani - Hylliria Vol.1
FantasyBoschi dell'Italia meridionale. A spanne e braccia, gli stessi anni in cui Roma veniva fondata. Queste le coordinate di spazio e tempo. I Lucani sono un popolo di guerrieri feroci che abita la terra compresa tra il fiume Bradano e le coste del Tirre...