Il massacro (1)

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Qualcosa mi scuote. Nella bruma che segue il risveglio, sento le gambe strette da una spira fastidiosa. Scalcio il vello, cerco di far leva sui palmi per mettermi seduto. La luce della luna che filtra dalle paglie e dal fango del tetto vale appena a suggerire ikl contorno delle cose; nient'altro. Scuoto la testa, sospiro. Cerco gli occhi per scacciare l'ultimo baluginare di stelle che il sonno impone. Di fianco, Buda sembra non respirare nemmeno. Il contatto con la sua pelle, con la scapola, regala un ghiaccio duro e spigoloso. Ci dorme pure, composta così come sistemiamo i morti. Di fianco, con le ginocchia al petto e il braccio libero attorno alle gambe. D'un tratto, però, sono le sue dita che mi serrano il polso.

- Non voglio piangerti...

È ancora sogno, quello che sto vivendo?

Buda non ha fatto più un fiato da quando le ho portato via quell'abominio. E sono tornato senza più quel fagotto sputato fuori dall'inferno. Ha dimenticato ogni parola. E io stesso ho scordato la sua voce. È la sua, quella che ora, quasi spezzata in due dal pianto, mi parla? Non ho tempo di chiedere. Mi si sta appena accendendo un respiro sulle labbra secche che quella voce parla di nuovo. Ed è la sua. Roca di mille e mille giorni di silenzio.

- Saranno tante le spose lucane che piangeranno, al vostro ritorno. E io non ho più lacrime.

- Buda...

- Saranno tante. E i caprai non lasceranno nemmeno corpi da seppellire. Nè ossa da piangere.

- Che stai dicendo?

Non posso credere che sia lei a parlarmi. È un sogno, di sicuro. Sto ancora sognando...

Oppure...

- Hanno bestie veloci, con gli zoccoli come martelli. Bestie con zampe fatte di tuono. Li ho visti divorare le piane attorno alle acque sacre di Mephti. Li ho visti beffare le lance lucane e i tiri di frombola. Li ho visti incalzarvi, quando avevate già perso le prime offese, mentre snudavate le lame per prepararvi. Avevate già le lance nel petto.

Torna a farsi limpida la visione che quella demonia m'ha messo sotto gli occhi davanti al Cerchio dei Signori, a Grumento. La loro cavalleria veloce, su quei murgiani possenti, che macina le zolle e travolge. Che scarta le punte delle lance e infilza.

- Ho visto i loro molossi infernali, soffiare fiamme e bere sangue. Travolgere d'un balzo con le mascelle alla gola. Fare strazio di carne. Ho sentito le urla disperate e m'hanno fatto tremare fin nelle ossa.

- Buda, ti prego...

- C'eri tu. Ti eri lanciato fuori dalla selva, con la roncola snudata tra le mani e il viso feroce di guerra e vendetta. Tu, primo fra tutti, a tagliare lo spazio tra voi e quegli altri. Tu, Aurio e Marno, a guidare la carica. E per quanto i cavalli non si curassero di voi, ma cercassero le file più dietro, erano le fauci di quelle belve a cercarvi. Erano quei denti che avevi d'intorno.

- Sono solo cani.

- Li ha sputati l'Orrido, perchè nemmeno il Dio Euclo li vuole. Ed è contro il vostro coraggio che quegli ostili li scioglievano.

- Buda ho combattuto già venti volte, la mia roncola ha già sparso sangue e viscere...

- Ma nel sogno che mi ha risvegliata, tremante, la tua lama restava asciutta. E in terra, sotto quei corpi vomitati da lì sotto, era il tuo, il sangue.

Non riesco a rispondere.

Non faceva un fiato da primavere e inverni.

Torna ora, con voce incerta e respiro tremante, a parlarmi. Per un sogno che odora di sangue e di morte. La nostra, la mia.

Vurro dei Lucani - Hylliria Vol.1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora