Il sangue sporco (4)

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Altri che abbiano il coraggio di affrontarci a campo aperto, per la strada, non ne troviamo.

Per cercare i ferri sanniti dobbiamo sfondare a calci le porte.

La sortita ha tagliato a questi Padri il coraggio. La ferocia ha suggerito ai Figli la paura e la prudenza. Tutto è stato così veloce, i morsi così inaspettati, che scendere nella polvere della strada e provare a fronteggiarci, senza il tempo di calzare una scorza, non ha senso per nessuno.

I maschi restano dietro le mura, con la lama stretta tra le mani.

Difendono il sangue. Difendono l'oro e quel poco che hanno.

Non esiste più un noi, qui, adesso. Almeno, loro non sembrano ricordarselo. Ciascuno per sé, che morire per gli altri non porterà fortuna.

Noi sciamiamo tra le case. Sfondiamo le assi, una per una.

Varchiamo le soglie con i denti da fuori, i grugni assetati e gli occhi che sanno di furia.

Bastano le lame sollevate e i fili delle roncole e delle asce macchiati del primo sangue per sbatterli al muro, tutti questi vigliacchi. Tutti. Anche quelli che avevano fama e fortuna.

Nelle prime case, ci basta menare la mano sotto le coperte, nei letti. O rovesciare i tavoli, buttare all'aria quei pochi ostacoli di vita comune, per prendere quello che vogliamo.

Le ragazzine frignano di paura e smoccolano di terrore. Alcune si dimenano così forte che si fa più fatica a trattenere loro che non a mettere in riga i Padri.

Per le prime baracche basta poco. Nelle case in cui entriamo all'inizio, il sonno e il soprassalto fanno bastare qualche ceffone. La minaccia delle roncole, dietro le prime mura, basta,

È in casa di Massenna, il Signore, che questa grazia non basta.

È lì che ho puntato il muso. Era quella, la porta che volevo buttare a terra. Da quando avevo sognato la prima volta di fare strage in questo villaggio.

Il sangue di Massenna è quello che ho sempre voluto spargere. Il suo seme è sempre stata l'ossessione di Marso; il suo nome è quello che andava cancellato. Per come l'ho sempre sognato io, questo momento, è il viso di Massenna quello che non merita nessun riguardo, nessuna pietà.

Quando butto giù la porta a calci, di fianco ho solo Marno.

Di fronte, quando le assi cedono, ci sta il Signore. Non ha fatto in tempo a calzare il cuoio da guerra. Ha le braghe di capra e la daga sguainata. Regge l'elmo cornuto nella sinistra, sospeso a mezz'aria; lo schianto della porta l'ha interrotto.

Tra me e i suoi occhi di furia, il tremore di un corpo giovane. Un fascio di muscoli e pelle, senza un pelo sul viso o sul petto. Tra me e Massenna, tra la mia roncola e la sua daga, il battere impazzito di terrore dei denti di suo figlio. Che non so quante primavere abbia visto, ma non ha tutti gli inverni che servono a forgiare il coraggio.

- Scansati Sarre!

Non è tipo da nascondersi dietro un bambino; questo, Marso, me l'aveva sempre ripetuto. Sono altre, però, le parole di mio padre che mi rimbombano in testa, ora. Sono altri i racconti. Adesso, l'unica verità che conosco, è quella di Massenna e del suo saccheggio al nostro villaggio, venti inverni fa. L'unica verità che abbia senso, adesso, è quella di questo Signore che schianta le gambe di Marso, una per una, a colpi di margiale. E di fronte ai suoi occhi scanna il primo figlio di mio padre, il fratello che non ho mai conosciuto. L'ombra che ho cucito addosso, sempre troppo più grande di me.

- Va dietro, figlio!

Sarre non ha il tempo neppure per girarsi a cercare lo sguardo del padre. Non gli lascio nemmeno quell'istante. Non conosco quella pietà. Non voglio conoscerla.

Vurro dei Lucani - Hylliria Vol.1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora