Capitolo diciassette.

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Keigo's pov.

Il 28 dicembre.. volevo scordarmelo completamente, troppi ricordi orribili dentro di me, mamma che mi ha lasciato da solo con una lettera e mio padre che non si è fatto più vedere dopo avermi reso la vita un inferno. Voi direte che è meglio così ed in effetti avete ragione, però.. è pur sempre mio padre ed io nonostante tutto gli voglio bene, l'unico ricordo che ho di lui sono delle cicatrici enormi dietro la schiena, anche quelle fanno male.. ma non fisicamente, psicologicamente. Sto male ogni volta che ci penso perché non voglio crederci, non voglio credere che un padre abbia fatto del male al suo unico figlio.

Come ho detto a Miki: "il passato è passato, il presente è con te." Basta pensare a quello che è successo, oramai quell'uomo non fa più parte della mia vita. Ora c'è la donna che amo e che mi fa stare bene, la donna con cui ho passato il mio 28esimo compleanno. In quel momento ero libero da tutti i pensieri, come un uccello che vola in alto portato dal vento, un giorno vorrei davvero essere lui e volare insieme a Miki, mi renderebbe la persona più felice di questo pianeta. Non vorrei fosse solo un sogno, vorrei fosse realtà.

Dopo la nostra fantastica giornata passata insieme, lasciai Miki davanti il suo locale e mentre mi dirigevo al mio fast food, sentivo di avere una strana sensazione di paura e terrore, qualcosa non va. Dopo quello che mi ha detto su Hiro, non mi va giù che lavorino insieme, lui potrebbe ancora metterle le mani addosso ed io non potrei accettarlo. Cazzo, avrei dovuto chiederle anche io il numero e invece mi sono limitato a darle il mio, a quest'ora.. non credo mi chiami, starà lavorando però io.. sono preoccupato. Cosa dovrei fare? Tornare indietro? Potrei farlo, sono ancora a buon punto ma non voglio che Miki pensi che sia un ragazzo morboso che non sa stare un attimo senza di lei. Fanculo, la preoccupazione è più forte di me.. torno indietro. Parcheggiai il motorino poco più in là del locale e decisi di farmi una piccola passeggiata, farò tardi al lavoro e il capo si arrabbierà tantissimo, però.. voglio almeno sapere se la mia ragazza sta bene. "Hey.. Keigo." Sentì una voce conosciuta dietro di me e mi girai lentamente. "Come mai da queste parti?" Mi domandò Himiko con un mezzo sorriso. "S-stavo andando a bere qualcosa." In parte è vero.. in parte no. "Ah capisco." Rispose sempre con quel sorrisetto abbozzato. "Tu invece? Come mai qui?" Le chiesi ricambiando il sorriso. Erano finti i nostri, si vede che lei prova un certo disagio a stare insieme a me e un po'.. la capisco, dopotutto siamo stati insieme per un anno ed ora è come se fossimo sconosciuti. "Sono andata a fare po' di spesa per Akari visto che ora vivo insieme a lei e ci stiamo aiutando con l'esame di domani." Quindi l'amica di cui parlava Miki era proprio quella stronza di Akari, prima parla alle spalle di Himiko e poi la ospita a casa? E' proprio una falsa del cazzo. "A proposito, tu l'hai vista passare? Perché fino a poco fa era con me però mi ha detto che doveva fare una cosa urgente e non è più tornata." Sbarrai di poco gli occhi. "No di qui non è passato nessuno, per caso ti ha detto cosa doveva fare?" Sentivo ancora quella sensazione però era diversa, non sarà che— "Non precisamente, mi ha solo chiesto qualcosa in più su Miki visto che si è presentata all'università oggi e—" "cazzo, scusa devo andare." Senza aggiungere altro, corsi via. No.. non può essere, sicuramente voleva avvicinarsi a Miki per metterci i bastoni tra le ruote, devo fermarla prima che combini qualche casino.

Una volta arrivato davanti il locale, vidi Akari davanti a lei con un cocktail mano. Aprì appena la porta ma non riuscì a sentire tutta la conversazione, solo una frase che mi fece gelare il sangue. "No no mia cara, adesso tu lo chiami e gli dici che è finita.. altrimenti—" "altrimenti cosa, Akari?" Decisi di intervenire. "Ciao Keigo e auguri di buon compleanno, come regalo hai la mia figa, d'accordo?" Tsk.. che schifo. "Levati dal cazzo, non voglio ne i tuoi auguri ne il tuo regalo di merda." Le risposi, ma lei continuò a guardarmi in quel modo perverso, quella stupida espressione mi fa venire il voltastomaco. "Prima mi minacci di lasciarlo per il bene di Himiko e poi gli dici queste cose?" Si intromise Miki, lei sembrava piuttosto calma, anche se.. non fa mai vedere come si sente realmente, secondo me dentro di se nutriva un tale nervosismo. "Che stupida, non l'ho fatto per lei.. ma per me stessa." Akari prese una sigaretta dalla tasca. "L'hai minacciata? Ma che cazzo." Mi fece l'occhiolino ed annuì, lo sapevo che volesse mettersi in mezzo, lo vuole capire che deve lasciarmi in pace? Io le minacce non l'ho mai sopportate "E' inutile che mi scansi ogni volta, sei troppo orgoglioso per ammettere che sei innamorato perso di me, altrimenti per quale motivo mi avresti baciata?" Miki cambiò subito espressione e la mora la guardò con quegli occhi da stronza, poi puntò lo sguardo verso di me e poggiò il gomito sul bancone. "Non crederle Miki, si sta inventando tutto, non sono stato io a—" "quindi è vero? Vi siete baciati?" Lei mi interruppe, era.. era delusa. "Beccato!" Akari alzò il sopracciglio, rimanendo con il gomito poggiato.

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