Io.. ho mentito alla persona che amo, gli ho detto che sarebbe andato tutto per il verso giusto, nonostante quell'uomo avesse parlato male di suo figlio, nonostante avesse riso di lui con disgusto. La verità è che non riuscivo ad accettare tutta la sofferenza di Keigo, non ce la facevo a vederlo così ogni volta che camminava per casa, ogni volta che scrutava con occhi tristi le foto di famiglia, era angosciante anche per me. Volevo che suo padre facesse parte di nuovo nella sua vita, volevo che fosse felice e l'ho tranquillizzato con delle parole di conforto, dicendogli che magari.. è cambiato davvero, dopo tutto il male che gli ha fatto. Non lo avevo mai visto prima anzi.. credevo fosse solo un brutto incubo, non riuscivo a sentire quelle parole uscire dalla sua bocca, parole che rimbombano ancora dentro di me. Nel momento in cui Keigo mi ha tirato a lui senza lasciarmi andare con il cuore che batteva all'impazzata come un cavallo imbizzarrito, ho infine realizzato che non era un brutto sogno, la parola "papà" era reale. Adesso io.. oscillo tra la preoccupazione e la gioia perché vedere il mio ragazzo felice con suo padre mi fa stare bene, vorrei che Keigo non scoprisse mai tutto quello che si cela dietro il sorriso di quell'uomo, il suo sorriso svanirebbe e di conseguenza il mio.
"Miki, questo è per il tavolo dieci." La mia mente era sempre lì. "Miki? Ci sei?" Mina sventolò la sua mano di fronte il mio viso. "S-si, scusa.. a quale tavolo hai detto?" La ragazza alzò gli occhi al cielo. "Faccio io." Disse. "Ma no—" "Hai la testa da un'altra parte e rischi di fare solo casini, sarebbe meglio che per questa volta lasciassi fare a me." Meno male che oggi Arai non è presente, altrimenti si arrabbierebbe moltissimo. "No dico davvero Mina, dammi qua." Feci cenno di passarmi il vassoio. "Mh.. e va bene però stai attenta." La ragazza mi sorrise ed io ricambiai. Cazzo.. che brutta sensazione, una pressione costante sul petto e non mi da tregua, continua a premere e premere e premere, dannazione. "E-ecco a lei—" mi bloccai, spalancando gli occhi. Poi abbozzai un sorriso di cortesia mentre poggiai il drink sul tavolo. La persona che avevo servito, era quell'uomo.. il padre di Keigo. Mi girai dall'altra parte senza voltarmi un'altra volta, senza guardarlo, andai dritta per la mia strada. Raggiunsi Mina che nel frattempo stava lavando i bicchieri sporchi. "Quando è arrivato il signore del tavolo dieci?" Lei scrutò in lontananza e poi puntò lo sguardo verso la mia direzione. "Non lo so, con tutta questa gente faccio fatica a ricordare quando arrivano e quando vanno via, perché?" Chiese incuriosita. "No nulla." Feci un sorriso nervoso. "Sei sicura che vada tutto bene?" Annuì con lo stesso sorriso. "A me sembra che ci sia qualcosa che ti preoccupa." Si nota tanto eh? Purtroppo non riesco a tenere nascosti i miei sentimenti, questa volta non riesco a tenermi tutto dentro. "Posso parlartene dopo?" Le chiesi. "Certamente." Volevo sfogarmi e sentivo che Mina fosse l'unica persona con cui potessi farlo in questo momento, io ho preso il suo dolore, si è sfogata con me quando ne aveva bisogno e adesso.. farò lo stesso con lei. Non appena la ragazza finì di lavare gli ultimi bicchieri si allontanò dal bancone per prendere un'ordinazione, io notai che quell'uomo non smetteva di fissarmi, provavo una sorta di disagio perché non solo aveva lo sguardo indirizzato verso di me senza distoglierlo, ma sentivo che stava comunicando con me con quegli occhi inquietanti e quel ghigno malefico sulle labbra.
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