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Sono tra gli spalti dello stadio a Parigi, il Paris Saint-Germain giocherà in casa stasera. Faccio il tifo per loro! Fin da ragazzina ero appassionata di questa squadra. Ma vederla dal vivo è tutt'altra cosa, non amo stare allo stadio perché c'è sempre molta confusione, ma adesso non mi interessa più di tanto.

Guardo la partita con attenzione, il Paris Saint-Germain è in netto vantaggio e gli avversari sembrano non farcela più. Io mi diverto come una matta a urlare e agitare le braccia ad ogni gol, ma la mia amica sembra molto annoiata. Sapevo che non le interessasse nulla  di calcio, ma all'improvviso mi sento un po' in colpa. 

"Tutto bene?" urlo per farmi sentire. Lei, con tutta la sincerità che la contraddistingue, scuote la testa. "Come minimo, dopo scelgo io cosa fare" mi dice. Ammetto che mi preoccupa un tantino.

Non siamo molto diverse caratterialmente, io sono abbastanza timida e ragionevole. Non faccio assolutamente nulla prima di non pensarci 2-3 volte. Ma quando prendo confidenza con qualcuno, sono la persona più solare al mondo. Me lo dicono tutti. Lei, Melissa, è molto meno timida di me, ma non è nemmeno così estroversa come vorrebbe.                          Fisicamente siamo diversissime, io sono magra e ho le forme armoniose, dei capelli lunghi quasi biondi e sono alta 1.60. Melissa è leggermente in sovrappeso, ma sta seguendo una rigida dieta e adesso nemmeno si nota. Ha molte più forme di me ed ha la pelle olivastra. Ha dei folti ricci neri che raccoglie sempre in stravaganti pettinature.

Oggi siamo entrambe molto semplici, io indosso un jeans e la maglia di Neymarjr. Lo amo, letteralmente, è per questo che sono venuta qui. Dopo, a qualunque costo, dovrà farsi una foto con me, che poi finirà appesa alla mia camera. La mia amica è vestita con un cargo largo e una felpa, nonostante faccia molto caldo. Penso sia chiaro il motivo per cui si vesta così.

La fine della partita ha affermato la vittoria della mia squadra del cuore. Adesso devo mettere in atto il mio piano, aspetterò che tutto lo stadio si liberi, in qualche modo troverò Neymar e gli chiederò un selfie. La mia amica dice che sono ossessionata, come darle torto.

Eccolo, è lì. Si sta dirigendo verso gli spogliatoi, credo. È bellissimo, e sudato. Così come lo volevo nella nostra foto. Mi feci spazio tra le poche persone rimaste e arrivata ad una distanza ravvicinata da lui, urlai il suo nome. Abituato, probabilmente, non si girò nemmeno. Fui io a raggiungerlo. "P-possiamo fare una foto?" gli chiesi, forse avrei dovuto ragionare meglio sulla domanda. Rimasi in attesa di una risposta. Mi guardò.

"I don't understand" disse inarcando un sopracciglio. Cavolo, che figuraccia. Gli avevo parlato italiano. Mi pento di quando ai tempi del liceo non studiavo come dovuto inglese.

"Sorry. I'm italian" mi bloccai, cosa gli importava a lui? "A photo" dissi, era l'unica parola che riuscivo a dire. Cosa ne sapevo io dell'inglese. Si fermò, poi sorridendo per la mia pronuncia, accettò.

Presi il telefono ancora tremando e scattai. Senza nemmeno salutarmi raggiunse i compagni, ancora con aria divertita. Lui era perfetto, mentre io avevo una smorfia che era simile ad un sorriso, ed ero tutta rossa. Potevo parlargli francese, quello sì che lo sapevo bene. Ormai come è andata è andata. Tornai dalla mia amica, ancora con la faccia puntata sullo schermo.          "Possiamo andare adesso?" mi chiese la mia amica, sbirciando la foto. "E va bene" risposi io.

Uscimmo e gli chiesi cosa voleva fare. Mi rispose agitando il bacino in modo sensuale. Ma ironico, spero. "Andiamo a ballare!" disse alzando il braccio e chiamando un taxi.                         
 "No aspetta!" urlai e interruppe la chiamata. "Cosa cavolo c'è adesso?" mi chiese. "Guarda come siamo vestite" le risposi. Sembravamo patetiche, io indossavo la maglia di Neymar. Non era il caso. E la mia amica la felpa, di male in peggio.

Scocciata, mi porse un copri spalle nero corto. "Si vede lo stesso che maglia ho sotto!" aggiunsi, avevo un aspetto terribile. Non ero nemmeno molto truccata. La mia amica aggiunse che non faceva niente e che di sicuro non avrebbero prestato tutta l'attenzione su di noi.

"Guarda!" esclamò indicandomi la macchina dentro la quale c'erano quasi tutti i giocatori della squadra, tra cui Neymar. "Ho sentito che dopo la vittoria vanno sempre in una discoteca non molto distante da qui. Li seguiremo" mi stupii, Melissa non si era mai interessata ai giocatori. Non dissi nulla, non potevo rinunciare ad un'occasione per vedere ancora Neymar. Intanto, la mia amica chiamò il taxi che si affrettò ad arrivare. Ci accomodammo. 

"Dove vi porto, bellezze?" ci chiese l'autista. "Segui quella macchina" disse la mia amica.

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