11.

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L'idea che Neymar si fosse preoccupato per me mi scaldava il cuore. Era impossibile dimenticare il suo sguardo, come era impossibile dimenticate quel bacio. Quell'anonima persona che mi ha reso la serata indimenticabile. Tornerò in quella discoteca più spesso, nella speranza di rincontrarci. Se solo mi avesse detto anche solo il nome, avrei passato giorno e notte a cercarlo sui social, ma come una stupida non gliel'ho chiesto. Melissa entrò nella stanza e mi guardò mentre riflettevo, nemmeno mi ero accorta che fosse entrata. "A cosa pensi?" mi chiese, alzai le spalle e sospirai. La cosa bella delle migliori amiche è che ti capiscono anche solo con uno sguardo, un gesto, un alzata di spalle. "A 'quello lì'?" Sinceramente non mi ricordavo nemmeno che esistesse ancora. "Penso di averlo dimenticato" dissi fiera. Melissa fece un sorriso a 360 gradi e mi fece un applauso, me lo meritavo. "E allora? Chi pensi?" mi chiese tornando seria. "La verità è che non lo so nemmeno io, Melissa. Ho tanti pensieri insieme e non so come e cosa sento" a queste parole lo sguardo di Melissa si illuminò.

"Ti sei innamorata!" Urlò felice. Mi alzai e la fermai. "No, io non mi innamoro più, lo sai" dissi e a queste parole mi si fecero gli occhi lucidi. Ed ecco che la ferita tornava a sanguinare, quei ricordi a passarmi nella testa. "Vado un attimo al bagno, scusami" dissi tirando su con il naso e alzandomi. Fortunatamente, non si accorse di nulla e si stese a leggere messaggi.

Forse è arrivato il momento di parlare, di dire la mia frustrazione, perché nascondendola non credo sia un buon modo per farla scomparire.

Flashback

"Elizabeth, promettimi di non innamorarti mai più" dissi in lacrime mettendomi una mano sul cuore. "Per non soffrire ancora" mi baciai le dita che avevo intrecciato a mo' di promessa. "Promesso" ripetei.

Era ormai passato un mese da quando mi aveva lasciato, per colpa di un'altra, più bella, attraente, figa di me. Dopo un mese passato a piangere e a stracciare qualsiasi ricordo di lui e me insieme, passai alla rassegnazione, della serie che inizi a fare discorsi filosofici sullo scopo della vita dicendoti che tutto ha un inizio e una fine, ma non bisogna abbattersi, ricominciare da 0 eccetera. Sapendo anche tu che tanto non ci riuscirai. Quella foto, mi tormentava. Dovevo bruciarla, darla via, buttarla. Come il suo ricordo. Come tutto quello che mi ricordava lui. Mi fermai davanti il mobile su cui era poggiata quella fotografia, rappresenta una ragazza, una bellissima ragazza, quasi non mi riconoscevo. Lei è felice come non mai. Il suo volto è coperto da quello di un'altra persona. Lui. Ha poggiato le sue mani sulla mia mascella e io sul suo collo. Ci amavamo, troppo.

"Ti avevo dato tutto, bastardo" dissi prendendo la cornice tra le mani ormai bagnate dalle lacrime. Presi un bel respiro profondo, "devi dimenticarlo" mi ripetevo. Presi quella bellissima cornice e la rinchiusi nel cassetto, sotto la sua felpa. Quello spazio non lo avrei dovuto aprire per nessun motivo al mondo. La felpa era bianca, con una scritta nera, love is fake. "Ti sta benissimo" gli dissi la prima volta che la indossò. Così, quando me la prestò, decisi di tenerla. Adesso capivo il significato di quella scritta. Da quel momento non l'avevo più indossata, perché volevo che il suo profumo rimanesse lì. Ogni volta che rileggo quella frase mi scende una lacrima. È vero, l'amore è falso. Tutti prima o poi lo capiranno.

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