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"Bounjour" cantilenai entrando nel bar, ero molto emozionata. Una voce femminile ricambiò il saluto.
"Sei la ragazza nuova, non è vero?" chiese ridacchiando. "Sì, si vede?" domandai. La ragazza annuì, "se lavorassi qui da tempo, non saresti così felice" forse era una battuta, ma la guardai confusa.
"Sto scherzando, è bellissimo qui" già mi stava confondendo, non capivo perché si stava sbellicando dalle risate. "Piacere, Elizabeth. Ma chiamami Ely" le strinsi la mano, lei si chiamava Monica e veniva dalla Spagna.
Aveva la carnagione olivastra e i capelli neri. "Mio padre era egiziano e mia mamma spagnola" mi spiegò. Aveva gli occhi molto scuri e un bel sorriso, la dentatura non proprio dritta ma perfettamente bianca.
I capelli erano legati in una crocchia disordinata e indossava dei jeans e un top, cosa che mi ha messo un po' in imbarazzo visto che avevo indossato la gonna.
"Oh, io amo l'Italia!" esclamò battendo le mani dopo che le avevo spiegato da dove provenissi.
"È vero che mangiate pasta ogni  giorno?" mi chiese ridendo.
"Beh, la maggior parte delle persone sì. Perché voi no?" come facevano a rinunciare ad un piatto di pasta ogni giorno?

"Ecco, la mia barista preferita" disse Manuel allargando le braccia.
"Che lecchino che è, abituatici. Con i nuovi è così" mi sussurrò Monica, vista la mia espressione a dir poco sorpresa.
"Oh, stai benissimo" mi guardò da capo a piedi. Ringraziai Manuel e sentii le mie guance andare a fuoco.
"Non devi imbarazzarti. Te lo diranno molti clienti qui" cercò di mettermi a mio agio, riscontrando l'effetto contrario. In che luogo di pazzi sono? pensai, poi feci un sospiro e mi misi a lavoro insieme a Monica.
Il bar iniziò a riempirsi, principalmente di turisti e vecchietti. "Farai il turno serale?" mi chiese smanettando con la cassa.
"Mh, in realtà non ricordo. Perché?" le risposi. "Diciamo che la sera, la notte in realtà, la movida si concentra molto qui" Era una cosa buona, no? le feci cenno di continuare. "Devi essere forte, qualcuno potrebbe approfittarsene altrimenti"
avevo capito bene cosa intendeva, mi restava solo da sperare che non avessi fatto il turno serale.
Non credo che me lo facesse fare, visto che avevo iniziato dalla mattina.

"Sei tu la nuova?" mi chiese una voce alle mie spalle. Era il ragazzo di ieri, "si, Elizabeth piacere. Ma chiamami Ely" il  ragazzo strinse la mia mano. "Jacob" chissà se mi sarei ricordata tutti i loro nomi.
"Manuel mi ha detto che puoi andare. Ci vediamo sabato, solito orario. Domani riposa" rimasi sorpresa, riposare dopo solo un giorno di lavoro? "Sei la sua preferita" continuò ammiccando.
Feci come mi fu detto e me ne andai, erano le 15:30 e cercai di ricapitolare le cose apprese durante questa giornata. A partire dai nomi, ovviamente.
La nostra casa era vicina dal bar, così ne approfittai per fare una passeggiata.
Domani andrò a trovare Kylian al campo, e Christophe, il loro allenatore. Amo quando li prende in giro durante gli allenamenti e mi sembra molto simpatico.

"Sono a casa" urlai lanciando la borsetta sul divano e disfandomi di quella gonna scomodissima. "E guarda cosa ti ho portato" le sventolai in faccia la bustina che conteneva il croissant al cioccolato. Appena lo vide le si illuminarono gli occhi. "Grazie, adesso dammelo" caspita, sembrava che non avesse mangiato per una settimana. Lo addentò e in men che non si dica finì. "La prossima volta ne porterò due, allora" risi.
"Già, dovresti" mi rispose ancora sporca di Nutella.
"Come è andata a lavoro?" mi domandò leccandosi le dita. "Beh, credo bene. Manuel mi fa lavorare davvero poco, ma so che tra poco dovrò lavorare di più. Comunque, mi hanno anche avvertita dicendomi che la movida si concentra nel centro la sera e bisogna essere forte altrimenti se ne approfittano e cose simili. Strano" risposi mettendomi un leggins. "Ah" fu l'unica cosa che rispose.
"C'è qualche ragazzo carino?" mi chiese alzando le sopracciglia.
"C'è uno carino, si chiama Jacob. Se vuoi qualche volta te lo faccio conoscere" le risposi.

Stavo preparando la cena, quando il rumore di una notifica mi incuriosì.

+39 353986:
Ehi, sono Monica.
Come va?

io:
Ciao Monica,  tutto bene. Te?

Monica:
Tutto bene. Comunque, Jacob mi ha chiesto il tuo numero e se non ti dispiace l'ho preso dai fogli che aveva in mano Manuel. Posso mandarglielo, vero?

io:
Nessun problema, tranquilla

Chissà cosa voleva dirmi Jacob, sperai solo che non mi chiedesse di scambiare turni o che mi dicesse di essermi dimenticata qualcosa al bar, il che è molto probabile.
Dopo circa cinque minuti, mi arrivò un'altra notifica. Era Jacob e voleva solo assicurarsi che mi ricordassi del fatto che non lavoravo domani. Mica sono una vecchietta ed ho la memoria corta!
Mentre digitai l'ultimo messaggio, lui me ne mandò subito un altro.

Jacob:
Domani anche io non lavoro, ti va di uscire a bere qualcosa?

Pensai molto alla risposta che avrei dovuto dare, domani non avevo molti impegni, eccetto andare al campo di mattina.

Io:
Va bene, però sono libera solo dopo le 14:00

Jacob:
Okay, facciamo alle 14:30?
Non troppo tardi che di pomeriggio ho il turno.

Io:
D'accordo, a domani

Involontariamente, mi si formò un sorriso in viso e mi strinsi il telefono sul petto.

Jacob era carino, e secondo me anche lui veniva dall'Italia visto il suo francese poco convinto. Aveva i capelli scuri e gli occhi scuri, nulla di particolarmente bello, ma che lo rendevano comunque un bel ragazzo. Le labbra erano abbastanza carnose e ben delineate nei contorni, il naso all'insù. Subito questo pensiero mi fece ricordare una mia cotta delle elementari, un carinissimo bambino col naso all'insù, che mi diede il palo già in 2° elementare.
Tornando a noi, era alto più di me, cosa abbastanza scontata ed era magro. Molto, ma dalla maglietta sono riuscita ad intravedere i muscoli, perciò penso sia palestrato.
Aveva un bel sorriso, la dentatura quasi bianca e i denti piccoli rendevano il tutto piacevole alla vista. Ero felice di uscire con uno come lui.

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