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Drinn-drinn
Suonò il campanello. Era Jacob ed ero molto agitata, ma il suo sorriso mi fece tranquillizzare un po'.
"Sei bellissima, amica speciale" mi prese in giro e non potei fare a meno di ridere.
Raggiungemmo l'auto parcheggiata lungo il vialetto. La sua era una BMW nera di un modello che mi sembrava anche abbastanza nuova.
"Che bella" dissi passando una mano sul colore lucido. "Cosa fai nella vita per permetterti una roba del genere?" ok così suonava molto male.
"Me l'hanno regalata al mio diciottesimo" mi rispose lui sorridendo.
Essendo che aveva all'incirca venti anni, ed essendo che quindi l'aveva da due anni, era messa davvero bene. Nessun graffio, nessuna macchia sui sedili. Caspita, io se ne avessi una probabilmente sembrerebbe già una macchina da mandare allo scasso dopo una settimana.
Tornando a noi, mi accomodai sul sedile di fianco al guidatore e devo dire che la pelle sui cui ero seduta, mi faceva anche un po' scivolare.

"Eccoci" parcheggiò e proprio in quel momento la mia mente si riempì di quesiti del tipo: Non comando io, se non potevo portare persone estranee? perché no, per chi se lo starà chiedendo non ho chiesto a nessuno.
Scacciai questi pensieri, o meglio, cercai di farlo e ci dirigemmo nel luogo. Mentre camminavo, i miei occhi caddero sul corridoio dove io e Neymar ci eravamo appassionatamente baciati due giorni fa. All'idea, la mia vocina negativa mi continuava a tempestare di domande, a cui, per adesso, non potevo dare risposte.

Arrivammo, Jacob avanti e io dietro, cosa abbastanza strana e subito corsi da Christophe, che aveva un'espressione indecifrabile alla vista del mio collega.
Fa che non si arrabbi, fa che non si arrabbi mi ripetevo incrociando le dita nelle tasche, come si faceva ai tempi del liceo quando la prof metteva, appositamente, la suspense prima di interrogare.
Mi schiarii la voce per trovare le parole adatte. Intanto avevo mandato Jacob a sedersi sugli spalti, ed inevitabilmente,  tutti i giocatori avevano smesso di allenarsi e ci fissavano.
"So che ti starai chiedendo chi sia quello laggiù" iniziai senza nemmeno salutare l'allenatore. Lui pareva arrabbiato, cazzo.
"Beh, è un mio amico che..." inventa una scusa per fargli pena ti prego.
"che, beh, voleva venire a vedere come giocano bene i nostri ragazzi. Cioè i tuoi ragazzi" ok, dovevo prepararmi un discorso. Lui annuì e deglutì, mi sembrò impassibile, così aspettai che parlasse.
"Che non si ripeta più, però. Va bene lui, Melissa e tu ma poi basta" sembravo una ragazzina che era stata ripresa dal padre.
Altro che far ingelosire, al massimo l'avevo fatto ridere.
Però, cosa che poteva ancora far andare a gonfie vele il mio piano, era che erano troppo distanti per sentire quella specie di ramanzina.
Mi sedetti vicino a lui, facendogli due pollicioni con le mani. Ci sedemmo e, dopo poco, Jacob mise il suo braccio dietro la mia spalla. E solo adesso potevo notare quanti muscoli aveva, caspita.

In tutti le migliori fanfiction che mi sono sempre divertita a leggere, di solito il ragazzo che piace alla protagonista diventa geloso da far schifo, e la raggiunge con frasi sexy, come: 'sei solo mia, capito? chi è quel coglione? non ti deve toccare' mentre a me sembrava l'esatto contrario.
Sembrava che quella che si dovesse ingelosire fossi io, mi trovavo ad un tavolo con Kylian, Jacob e Neymar che parlavano di partite e cose noiosissime. Neymar e Jacob erano diventati amici, piano fallito. Decisamente fallito. Fallito miseramente.
Agitavo con fare annoiato la cannuccia dentro al mio frappè, che sapevo di non finire.
Neymar si alzò, assieme a Jacob, forse per mostrargli la struttura.
"Sei un cretino" insultai Kylian, era lui che mi aveva consigliato di mettere in atto questo stupido piano. "Sei uguale a Melissa, credete di essere in un film" tenevo lo sguardo sul frappè.
"Andiamo, si è ingelosito un sacco. Solo che non lo dà a vedere" prese il mio frappè e ne bevve un pochino.
"Cosa ti aspettavi? Che venisse e si prendesse a pugni con quel tale?" rise e mi sentii un bel po' stupida.
"Grazie Kylian, grazie" dissi sarcastica prendendo la borsetta e andando via.
Richiamai Jacob, come fa una mamma incazzata dopo essere andata a prendere suo figlio a casa dell'amichetto, e salimmo in auto. Il ragazzo non mise in moto e si fermò a guardarmi, ma me ne accorsi solo dopo un po'.

"Oh, andiamo, per quanto ancora vuoi rimanere come un idiota a fissarmi? Accendi questa maledetta auto e portami a casa" ero decisamente frastornata, avevo fatto una figura di merda. Non davanti ad una persona, due, bensì a ben 11 persone o quante ce ne so agli allenamenti.
"Se fossi un'altra persona ti avrei sbattuta fuori dalla macchina okay?" mi disse diventando duro, e mi accorsi di quanto fossi stata poco carina con lui.
"Scusa, non c'entri tu, solo che non è andato a buon fine, ecco. Tu sei stato un perfetto attore, ma è quel coglione che non fa quello che doveva" mi scusai.  Lui mi rivolse un leggero sorrisino e mise in moto, sono dell'idea che prima o poi dovrò prendere la patente.
La mia voglia di tornare a casa era tale, che avevo persino chiesto scusa ad una qualsiasi persona sulla Terra? Io? Io non chiedo mai scusa, anche se ho torto, sì sono molto orgogliosa.

Arrivai a casa e Melissa capì, tramite una mia occhiataccia, che non volevo parlare con nessuno.
Mi appisolai sul divano e mi svegliai poco dopo, nemmeno nei sogni succedeva quello che desideravo, diamine.

Ringrazio Dio e tutti i santi per aver fatto comprare a quella santa donna di Melissa del gelato giorni prima, lo presi, lo aprii e ne misi con un po' in un bicchiere e dopo iniziai a leccare quel buonissimo sapore di cioccolato freddo. Sì, avete letto bene, il gelato della vaschetta lo leccavo. È così che si fa.

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