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"Elizabeth, Elizabeth, sveglia" sentii a mala pena questo ronzio nel mio orecchio. Poteva essere chiunque, ma non-voglio-essere-disturbata-mentre-dormo chiaro?
Emisi un lamento e farfugliai parole a caso, per poi chiedere che ore fossero.
"Sono le 10, io ti lascerei anche dormire ma se non ti alzi tu, non lo posso fare nemmeno io" mi rispose e ricordai del fatto che fossi completamente sopra di lui.
Mi lamentai di nuovo e poi mi spostai leggermente per farlo alzare. Mi ringraziò un po' ironico e poi svegliò gli altri.
Perché se tutti dormono deve svegliarli per forza?
Il lavoro, il lavoro cazzo.
Mi alzai di scatto e, con la voce ancora impastata dal sonno, ricordai a tutti del lavoro. "Devo andare, sono in ritardo di due ore" erano i miei primi giorni, e già dimostravo poca professionalità.
"Tranquilla, ti ha chiamato Jacob ma gli ho risposto io dicendogli che non stavi bene e che ero tuo padre" era anche un po' divertente la scena, ma comunque avevo mentito. Il telefono effettivamente era vicino a me, strano che non abbia sentito la vibrazione.
Alzai le spalle e tornai a stendermi, mi girava poco la testa ma la cosa che più avevo era una: sonno.

Neymar svegliò in modo brusco prima Marco, che già a prima mattina lanciò una bestemmia, e poi Kylian che diceva di essere già sveglio, anche se sapevamo che non fosse così. Almeno Melissa non si azzardò di svegliarla in malo modo, così Kylian la scosse un bel po' e lei maledisse tutti, anche me ovviamente, dicendogli di non aprirgli mai più la porta di casa.
Che bel risveglio.
Per colazione mangiammo biscotti, cereali, brioche e quasi mi svuotarono tutta la dispensa.
"Non avete allenamenti?" chiese Melissa,  visibilmente infastidita dalla confusione che avevano creato appena sveglia.
"No, oggi giorno libero" mi ci volle poco per capire che non era vero, così dopo una mia occhiata confessarono: "Okay, okay, abbiamo detto di esserci presi un po' di influenza. Ma per una buona causa" rispose Neymar, a prima mattina era ancora più bello.
"Quale sarebbe?" chiesi incrociando le braccia e alzando un sopracciglio.
"Fare compagnia alla nostra povera amica che ha mal di testa" si intromise Kylian, facendoci ridere, riferendosi alla bugia usata prima dal brasiliano. "Anche se fosse, mi aiutereste solo a farmelo aumentare" risposi io, meritandomi un amichevole schiaffetto sul braccio.

Okay, adesso il mio salone sembrava una discarica con 5 ragazzi ipnotizzati sui telefoni. Non che mi dispiaccia, perché l'alternativa sarebbe sentirli parlare a dirotto, ma mi parve comunque un po' strano.
La cosa più strana, o forse anche la più bella, era che, come se niente fosse, ero sdraiata, o meglio appiccicata, a Neymar che mi riempiva di affettuosi baci sulla guancia, e guardava il mio telefono.
Mentre io, ancora con lo sguardo tra i pixel dello schermo, gli facevo i grattini sul braccio, cosa che gli faceva venire la pelle d'oca.

Neymar che mi dava una moltitudine di baci sulla guancia e io che gli facevo i grattini sul braccio mentre guardavo il mio telefono? se lo avessi detto alla me di qualche mese fa, avrei pensato che non potesse mai succedere al di fuori delle mie fantasie, ed invece è tutto reale.
"Su, piccioncini decidete cosa fare" ci interpellarono nella conversazione, che in realtà nessuno dei due stava ascoltando.
Neymar si staccò dalla mia guancia, "Eh?" chiese. I tre, che fissavano questo momento 'romantico', scossero il capo e ci riproposero la domanda.
Per quanto mi riguarda, potremo anche rimanere così senza fare niente, pensai, ma poi mi resi conto di non poter dare questo tipo di risposta.
"Non lo so, ragazzi. Fate qualunque cosa vogliate" risposi secca tornando a guardare lo schermo e a fargli i grattini.
"Giusto, scusate se abbiamo interrotto il momento intimo" ci stuzzicarono loro, ma noi eravamo troppo distratti per sentirli.

"Sushi!" Urlò Melissa sentendo il campanello suonare, e tutti fecero la stessa cosa. Per pranzo, essendo che nessuno voleva cucinare, ordinammo il sushi.
"Comunque era molto più salutare la mia insalata" dissi ironica mentre aprivano la porta.
Prima avevo insistito affinché per pranzo mangiassimo l'insalata, ma chiaramente mi avevano tutti bocciato l'idea.
Mangiammo il sushi sul divano, eravamo troppo stanchi per poter alzarci, e Neymar cercò di insegnarmi perfino ad usare le bacchette.
Era una cosa che proprio non mi riusciva, e non appena lo notò insistette per insegnarmelo.
Prese le mie mani e le unì fino a formare una specie di incavo, dentro la quale poi ci infilò le bacchette e mi disse come aprirle e chiuderle. Niente, non riuscivo, sarò rotta probabilmente, oppure troppo destabilizzata dal contatto delle sue mani sulle mie.
"Dai, davvero lascia stare" lasciai perdere io, conoscendomi, sapevo di essere una causa persa.
"Uff, va bene. Ma se qualche volta vorrò portarti a mangiare sushi non puoi farmi fare questa brutta figura" rise e con lui anche io.
Mi aveva indirettamente detto che qualche volta mi avrebbe chiesto di uscire, ma non ci feci troppo caso.
Ripensai a quelle scene di prima, quei baci, quella pelle d'oca al mio tocco.
Non potevamo continuare ad ignorare il fatto che tra noi ci fosse qualcosa.

"Dopo possiamo parlare?" chiesi, e le mie mani iniziarono a sudare.
Inarcò un sopracciglio e sussurrò nel mio orecchio, con fare sexy, un "Va bene"
Dio, se non provasse le stesse cose?

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