9.

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Ci facciamo largo tra la marea di ragazzi e ragazze che cercavano di passare, era una discoteca diversa da quella dell'altra volta, molto più affollata perché era situata al centro di Parigi. La musica era ad alto volume e faceva subito venire voglia di scatenarsi. "Se sei italiana, come mai hai un nome e cognome stranieri?" chiese uno di loro urlando per farsi sentire in mezzo a tutta la confusione. "Mio padre era spagnolo, ma è venuto in Italia fin da piccolo, ed io sono nata lì" spiegai. La mia provenienza e la mia cultura interessavano tantissimo ai ragazzi e questo mi faceva molto piacere. Entrammo e mi sedetti a prendere da bere, avevo voglia di divertirmi e solo in questo modo potevo farlo completamente. "Cosa prendi?" chiese un ragazzo prendendo un bicchiere. Risposi che volevo della vodka, tanta vodka. "Ci vai giù pesante" rispose lui alzando l'angolo delle labbra. Risposi annuendo soddisfatta e gustando la bevanda. Un sorso, due, tre, otto, persi il conto. Ero ubriaca marcia. Ma non m'interessava. Melissa era solo un po' brilla, gli altri invece erano tutti come me. Andai in pista e ballai con alcuni dei calciatori e con altri ragazzi che non conoscevo. Agitavo il bacino, e tutti i ragazzi avevano come la bava alla bocca. Lo so, ero una troia, ma cosa si fa di solito in discoteca?

"Ehi, non hai mai retto l'alcol, ricordi?" mi chiese Melissa mentre continuava a ballare. La zittii e subito esclamò: "Oh mamma, puzzi un sacco di alcol". La invitai a imitarmi e così si lasciò prendere anche lei la mano. C'era un ragazzo, era davvero carino. I suoi leggeri riccioli erano adorabili e passare le mani tra essi era la cosa più bella. Iniziai a ballare e a muovere il bacino su di lui, mi stava piacendo e sembrava anche lui. Tornammo a guardarci, mi persi nei suoi occhi e lo baciai. Non lo conoscevo, lo so, ma qualcosa più forte di me mi spinse a fare questo gesto. Non me ne pentii, in fondo lui ricambiò e il bacio divenne più passionale, chiese l'accesso alla lingua, e senza pensarci due volte glielo diedi, sapeva di alcol, come anche io del resto. Non ricordo per quanto tempo stemmo così, ma fu bellissimo. Avrei voluto presentarmi e sapere il suo nome, e magari uscire da sobri, ma il mio cervello non era capace di formulare una frase, tantomeno in francese. 

Fui richiamata da Kylian che ci disse che era ora di tornare a casa e quando ci vide fece un espressione preoccupata. Non mi reggevo in piedi e se non mi appoggiavo a qualcosa o a qualcuno sarei caduta a terra. "Sei ubriaca marcia!" esclamò. Agitai l'indice in aria e con gli occhi semi-aperti risposi: "Non è vero. Il ragazzo... oh si, quel ragazzo. Dove sei? E Melissa?" sorrisi, completamente a caso. Parlai in italiano, così non seppero rispondermi. Ci fecero sedere in macchina e mi addormentai. Per portarci dentro casa i ragazzi ci presero in braccio. Sentivo delle voci sussurrare. "Che stanchezza" disse Neymar, stropicciandosi gli occhi. "Restiamo qui, dai. Non possiamo guidare così. Poi non possiamo lasciarle in queste condizioni. Domattina ce ne andremo" sentii dire da Kylian. Non ero molto d'accordo, ma non riuscivo a oppormi. Ci lasciarono sul divano, probabilmente erano troppo stanchi per salire le scale con il nostro peso sopra. Si stesero sul divano, dove eravamo coricate anche io e la mia amica e si addormentarono. Dopo poco, sentii entrare qualcun altro. "Ragazzi, allora?" chiese una voce.

"Si sono addormentati" rispose un altro. "Beh a questo punto, fermiamoci qui anche noi" continuò. Sentii salire le scale e chiudere la porta delle camere da letto. 

Mi svegliai ed era ancora buio. Guardai il cellulare ed erano le 4:50, erano passati soltanto 50 minuti da quando eravamo tornati. Avevo tantissima sete, nonostante fossi ancora brilla e barcollavo andai in cucina. Sentii una voce alle mie spalle, molto vicina. Mi girai ancora con la bottiglia di vetro in mano. "Ti sei svegliata" era Neymar. "Avevo sete, torniamo a dormire" dissi finendo di bere. Mi bloccò con il braccio e avvicinò il suo volto al mio. Non so descrivere cosa provai in quel momento. Nessuno dei due parlò, mi sentivo come una marionetta, decideva lui qualunque cosa. Quando farsi odiare, quando farsi amare, quando battibeccare, quando stare vicini. E a me piaceva qualunque di queste cose. I suoi occhi erano puntati nei miei, guardavano prima un occhio e poi l'altro. I miei facevano la stessa cosa. Purtroppo quegli istanti finirono presto. "Torniamo a dormire" ripeté avviandosi verso il divano. Lo seguii, barcollando e col fiatone. Non a causa dell'alcol. 

Dormii a fatica, quegli occhi, quel viso, quel sorriso mi tornavano sempre davanti appena chiudevo gli occhi. Anche lui era ancora sveglio, ma mi sforzai di dormire, il mattino dopo non volevo ritrovarmi con le occhiaie. Riuscii ad addormentarmi, e mi svegliarono delle voci. 

"Dai voglio tornare a casa, non voglio rimanere qui con queste due ragazzine" esclamava gesticolando Neymar. Presi il telefono ed erano le 9:30 del mattino. "Tra poco ci sono anche gli allenamenti" continuava insistendo con Kylian. "Dirò al mister che non ti senti bene" disse quest'ultimo. "Rimanici tu con quelle" rispose Neymar. "Non saranno nemmeno maggiorenni e ho sbagliato a portarle con noi, okay?" continuava. "Ehi, abbiamo diciannove anni" lo interruppi. Nemmeno maggiorenni? Seriamente? Il ragazzo dagli occhi verdi si stupii del fatto che mi fossi svegliata. "Bene vedi, si sono svegliate. Addio" disse uscendo fuori dalla porta.

Kylian sospirò, ero lucida adesso e ricordavo poco di quella sera. A parte il bacio in discoteca e quegli occhi nei miei in cucina. "Perché è di fretta?" chiesi. "Lascialo perdere, è sempre così dopo una serata intensa, diciamo" rispose. "Non gli piace vedere delle ragazze piccole ubriacarsi per colpa sua". Piccole? Ancora? Ribadii nuovamente la mia età e mi guardò sorpreso. "Beh comunque si pente delle cose che fa da ubriaco, sempre" Non aveva fatto nulla di particolare, credevo. Credevo.


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