5.

722 17 0
                                    

"Stasera c'è la partita, ricordi?" mi chiede Mely sbuffando mentre giochiamo a carte. Mentre io sono immersa nei miei pensieri. Questi due giorni sono stati molto noiosi, a causa mia ovviamente, non avevo voglia di fare niente. Mi limito ad annuire e puntualmente mi sento in colpa. Stasera ci verrà solo per vedermi contenta, ed io per farla divertire non sto facendo niente. "Se vuoi dopo possiamo andare a ballare" le dico. "Portandoci il cambio stavolta" rido, ma non è una risata sentita. Mi risponde dicendo che poi avremo deciso, poi si alza e va in camera sua, lasciandomi sola a contemplare il vuoto. Riflettendo sulla vita di merda che mi sto creando da sola, e che sto costringendo ad attraversare anche alla mia amica. Non lo merita, davvero. L'unica cosa che voglio è che pensi che questa 'vacanza' sia stata noiosa, per colpa mia.

Vorrei andare in camera sua, ma probabilmente starà ascoltando la musica, solo attraverso di essa riesce a calmarsi in momenti del genere. Mi alzo, prendo una mela e mi siedo sul divano mentre fisso il cellullare. Nessun messaggio, nessuna notifica, niente da fare. Mi dirigo verso la mia camera da letto e cerco qualcosa da mettere. Non ho molta scelta perché ad ogni incontro mi ero promessa di mettere sempre la stessa T-shirt, quella di Neymar. E metterò dei jeans comodi. Senza che glielo dica io, Melissa esce dalla stanza già vestita e truccata. Fa capolino sull'uscio della mia stanza e mi dice di sbrigarmi. Mi sento in dovere di farmi perdonare, magari dopo le comprerò un gelato. 

"Che hai?" le chiedo uscendo di casa. Lei mi segue e fa spallucce, mantenendo lo sguardo fisso sullo schermo del suo iPhone. "Cosa guardi?" cerco di iniziare una conversazione. "Offerte sui vestiti, ma tranquilla, andiamo alla tua partita" mi dice con tono calmo, ma ha lanciato chiaramente una frecciatina. Mi fermo, davvero sono così cattiva? 

"Mi farò perdonare, domani tutte a fare shopping e offre la casa!" esclamo sperando di cambiare qualcosa. D'improvviso stacca la faccia dallo schermo e mi osserva per capire se sto scherzando. "Davvero?" mi chiede, annuisco e le sorrido. Inizia a saltellare di là e di qua e noto che le è già passato tutto.

 Ci sono i malati di sesso, e poi c'è lei, malata di shopping. 

Sono contentissima di averle tirato su il morale e mi stupisco ancora per come ci voglia così poco per farle tornare il sorriso. Abbiamo solo 19 anni, è normale credo. Siamo entrambe come delle ragazzine appena adolescenti. Abbiamo dei comportamenti alle volte un po' da ragazzine quindicenni, ma questo ci piace. Ci divertiamo tantissimo insieme, e facciamo divertire anche gli altri. C'è chi dice che siamo infantili, chi simpatiche. Non possiamo piacere a tutti in fondo.

Chiamiamo un taxi, che si affretta a rispondere. Mi sembra che sia lo stesso autista dell'altra volta, quando abbiamo avuto la folle idea di seguire quella macchina. È un ragazzo più o meno della nostra età, al massimo avrà 25 anni. Ha i capelli che sono divisi in dei tenerissimi ricciolini mori, che gli cadono sul viso in modo incantevole, ha la pelle molto chiara e mi sembra persino non essere di qua. Ha delle fossette che noto appena mi siedo e accennano ad un sorriso. Lo rendono adorabile. Come noi, non sembra avere l'età che penso abbia. "Buon pomeriggio, signorine" dice e poi aggiusta la direzione dello specchietto. "Oh, chiamaci Ely e Mely" dice Melissa. Odio i nostri diminutivi messi insieme, da soli suonano anche bene, ma insieme sembrano diminutivi delle bambine dell'elementari. Imbarazzante.

"Anche Elizabeth e Melissa, non credi?" dico a denti stretti per non farmi sentire. Come suo solito, la mia amica mi ignora. "E invece tu? come ti possiamo chiamare?" gli chiede. Temo ci stia provando. "Beh, nessuno mi chiama di solito. Ma potete chiamarmi Andrew" sembra imbarazzato. "Non conosco nessun diminutivo bello del mio nome" ride di gusto. CI HA LETTERALMENTE PRESE IN GIRO PER I DIMINUTIVI. 

"Beh ne potremo inventare uno, ti va?" chiede Melissa. "Ely è bravissima ad inventare nomignoli carini, non è vero?" mi chiede. Ecco cosa intendevo per ci comportiamo come due quindicenni.

"Certo che mi va" dice, ma noto una punta di malizia nelle sue parole

Chi sei davvero?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora