4.

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Quando Melissa se ne andò, nell'altra stanza, non feci che pensare a "quello lì". Lui è stato il primo ragazzo a farmi battere davvero il cuore, prenderne possesso, e poi triturarlo, stringerlo, calpestarlo per poi farlo in mille pezzi. Nonostante sia successo un annetto e mezzo fa la ferita è ancora fresca.

Potrei dire che mi va tutto bene nella vita, perché in fondo non mi manca nulla, ma c'è quella cartella nel mio cuore ancora vuota. Si chiama amore. Faccio davvero molta fatica a fidarmi di una persona adesso, dopo tutto quello che ho passato, mi sembra pure giusto. Speravo che poter vedere il mio amore non corrisposto, Neymar per intenderci, più da vicino mi avesse aiutato e soddisfatto il mio desiderio. Invece a quanto pare mi sbagliavo: più lo vedo, più realizzo tutte le donne, tutte le esperienze che potrà fare ed io invece sono soltanto un'illusa. E questo si riversa su tutti i ragazzi, il mondo è pieno di ragazze molto più belle di me, inizio a pensare di essere destinata a rimanere sola.

Mi asciugo con il polso la lacrima che mi era scesa e tiro su col naso, le pareti sono molto sottili tra una stanza e l'altra e temo che Melissa mi senta. Come immaginavo, subito si fionda nella mia camera. 

"Che succede?" si siede vicino a me. "Nulla" rispondo, fortunatamente riesco a controllarmi e non scende più niente dagli occhi. "Che fai origli alla mia porta?" rido, ma esce un suono strozzato. Ho cercato di cambiare discorso, e se n'è accorta. 

"A chi vuoi prendere in giro?" mi chiede sorridendo. La luce che emette il suo volto mi travolge. Lei ha una bellissima vita, non ha un amore platonico per cui dannarsi, e tanto meno un ex che continua a tornarti in mente.

"Ti piace ancora?" mi stringe a sé, credo si riferisca a "quello lì". "Chi?" chiedo. "Lo sai" mi asciuga un'altra lacrima che maledettamente mi era scesa. "No, assolutamente. Era un po' di nostalgia di casa, nulla di che. Tranquilla" faccio il sorriso più forzato che possa riuscire a fare. Si arrende, sa che non dirò una parola. Rimane avvicinata a me per qualche altro minuto, poi suonano alla porta. "Uh, vado io!" urla alzandosi immediatamente. "Aspettavi qualcuno?" chiedo, ma lei è già di là.

Entra in stanza con due cartoni di pizza sulle mani ed un sorriso smagliante. "Non è come quella italiana ma non dovrebbe essere così male" dice. "Se avevi la nostalgia di casa avrei dovuto non dirlo proprio adesso, perdonami" lo faccio, e poi quella pizza era anche buona.

Finito di mangiare mi da un piccolo colpetto sulla spalle e mi domanda "Che ne dici di ricominciare la vita qui a Parigi?" cosa intende dire? "Andiamo a ballare?" chiede. Non so come dirglielo, mi dispiace deluderla ma non ho proprio voglia stasera. Scuoto la testa, spero capisca al volo. Ma forse è un troppo per lei arrivare a capire quando davvero non mi va.

Mi implora per cinque minuti. Sto per arrendermi, quando rivolgo il mio sguardo verso lo specchio. "Guardami" lo indico. Quella che vedo è una ragazza con le occhiaie scure, i capelli disordinati e gli occhi gonfi. Difronte ad un immagine del genere nemmeno la più brava delle migliore amiche saprebbe mentirmi. Inclina la testa e trattiene una smorfia. "E va bene, per oggi passiamo" si alza e se ne va. Non credo sia arrabbiata con me, siamo andate a ballare già ieri e si è anche ubriacata troppo, non le fa bene. Torna in camera mia e mi obbliga di trovare qualcosa da fare. Mi alzo, scocciata e continuerò a passare una serata fingendo di divertirmi.  



*ciao ragazzi, questo capitolo un po' corto. Se vi va, potete anche scrivermi delle dritte e delle critiche costruttive. Non mi interessa se ci sono poche visualizzazioni, come ho già detto scrivo per divertirmi e per me non è un problema se nessuno lo legge. Un saluto

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