La città di Forks

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Era una di quelle giornate noiose che sembrano non avere una fine, quando mio padre mi avverte di preparare le mie cose per l'ennesimo viaggio. Non ho mai avuto un luogo che potessi chiamare casa, nè un'abitazione nè una città, questo perchè per il lavoro di mio padre siamo costretti a viaggiare continuamente. Sfortunatamente non ho molti amici, forse perchè sono molto chiusa o forse per l'instabilità ma questo può essere anche una fortuna perchè così non dovrò dire addio a nessuno.
Poggio le ultime valigie nel bagagliaio dell'auto e mi siedo al fianco del volante.
«Sei pronta?» mio padre, è sempre stato molto gentile e premuroso con me ed ha sempre cercato di darmi tutto ciò che volevo.
«Si, ma dov'è che andiamo?» siamo stati a Los Angeles, Windsor, Amsterdam ed anche in Italia: il posto che più mi è piaciuto e per questo muoio dalla voglia di scoprire la nostra meta. Ma la città che ha una parte del mio cuore è Londra.
«Lo scoprirai presto, non ci vuole molto, andiamo da mio fratello» questa è la vaga risposta che mi sta dando da giorni, non conosco mio zio e non so nemmeno il suo nome. In realtà è la mia famiglia che non conosco, mia madre è morta dandomi alla luce e dei parenti materni non c'è traccia. Sono cresciuta con mio padre ed anche se ho vaghi ricordi della mia infanzia, ricordo i momenti passati assieme ma dei suoi parenti...nulla. Mi limito infatti a sbuffare ed ammirare il panorama dal finestrino.
Quando mi ha nominato questo suo fratello si è acceso un bagliore nei miei occhi, non ho mai sentito il bisogno di conoscere altri parenti, tranne quando durante le festività eravamo soli, ma adesso che ho l'opportunità di conoscerli ne sono felice.
Ricordo ancora quando qualche anno fa siamo stati invitati per il Natale a casa di un suo collega, una famiglia molto rumorosa ma anche accogliente ed è questo che forse spero di trovare. Chissà se finalmente troveremo la nostra casa, se troverò degli amici, dei ragazzi belli e chissà come sarà la scuola...ad interrompere i miei pensieri è il mio sonno che mi fa chiudere le palpebre e mi appisolo in auto mentre risuona nei miei auricolari West Coast di Lana Del Rey.

«Aster siamo arrivati» mi sveglio dopo i continui richiami di mio padre.
Apro lo sportello dell'auto ed ammiro la nuova città, non è come me l'aspettavo. Il tempo è nuvoloso e le strade sono bagnate, segno che ha piovuto fin poco tempo fa, è come se fosse in bianco e nero. «Benvenuti a Forks» dice una voce alle mie spalle: è un ragazzo dalla carnagione scura ed i lunghi capelli castani, sta portando un signore sulla sedia a rotelle.«Aster lui è tuo cugino Jacob» dice mio padre posando una delle tante valigie a terra «piacere» allungo la mano che stringe alla sua
«Ce ne hai messo di tempo, Will» il signore seduto sulla sedia a rotelle ha un'espressione di disgusto stampata in volto ed il suo tono enfatizza il tutto. «Mi devi perdonare ma ho avuto le mie motivazioni, Billy» risponde quasi come se ci fosse un altro significato nelle loro parole, significato che solo loro due possono capire. Billy sposta il suo sguardo da mio padre a me «scusami se sono stato scortese» dice scuotendo il capo «Jacob portala a visitare la città mentre io faccio due chiacchiere con mio fratello, è da tanto che non ci sentiamo» continua con un sorriso.
Guardo mio padre per avere l'approvazione ed annuisce con il capo, seguo quindi Jacob. È molto muscoloso ed alto poco più di me, ha dei lunghi capelli castani ed una carnagione più scura della mia. A quanto ho capito vivremo insieme. 
«Allora» dice grattandosi il capo «non so niente su di te tranne il tuo nome» continua ridendo.
«Vale anche per me ma non ho niente da raccontarti» dico sorridendo, la sua risata è contagiosa.
«Com'era la vecchia città?» attraversiamo una strada un po' più affollata.
«Carina ma non mi ha colpita molto come Londra» iniziamo così una lunga conversazione. Ho capito che come me ha 17 anni, gli piace fare attività fisica, sa aggiustare moto ed automobili , non ama la scuola ed ha due migliori amici: Quil ed Embry ed una migliore amica di nome Bella Swan. Durante la nostra passeggiata ha salutato molti ragazzi, forse per la sua personalità estroversa non fa altro che circondarsi di amici ma d'altronde è molto simpatico e gentile.
«Forse dovremmo rientrare, sono le sette» guarda il suo orologio da polso, annuisco e ci dirigiamo a casa. Il cielo è quasi completamente oscurato.

Arrivati alla nostra abitazione noto che l'auto di mio padre non c'è più, forse l'ha messa in garage... entrati in casa non c'è traccia di lui, forse è uscito per comprare qualcosa...«zio Billy, dov'è mio padre?» mi dirigo in salone dove lo zio è seduto comodamente sul divano.
«Mi ha detto di riferirti che ha trovato lavoro in Alaska, non voleva portarti con sè in ulteriori viaggi. Hai bisogno di stabilità e per questo d'ora in poi vivrai qui con noi» mi guarda quasi con compassione anche se sono convinta ci sia qualcosa sotto.
«Perchè non mi ha salutata o chiesto il mio parere?» i miei occhi si inumidiscono, la persona più importante della mia vita mi ha abbandonata.
«Non lo so ragazzina, questa è la verità » si limita a rispondere lo zio.
Com'è possibile che mi abbia mentito? Siamo sempre stati solo noi due e d'un tratto non vuole che faccia altri viaggi. Poteva dirmelo lui stesso...lo avrei accettato.
«Non l'ha fatto con cattive intenzioni, perchè dovrebbe? Vuole solo il bene per te» mi dice Jacob...questo lo so...allora perchè fa così male? «Grazie» trattengo le lacrime «ti accompagno in stanza» dice mio cugino.
Mi chiude la porta alle spalle lasciandomi sola, parole di conforto non servono a nulla e poi soltanto io e mio zio lo conosciamo e quest'ultimo non sembra intenzionato a dirmi di più. So che ci tiene a me, ma perchè fa così male sentirsi soli? Ho sempre odiato questa sensazione...ne sono terrorizzata.


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