Capitolo Dieci

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Pov. Leila

Nonostante la luce che mi colpisce il viso alle otto del mattino, sono di buon umore.

Ieri con Andrea ho passato una serata piacevole, tra una partita di Mario Kart e qualche bicchiere di vino.

Verso fine serata ero allegra, ma non ubriaca. Rispetto alla sera prima mi sono addormentata decisamente con un altro umore.

Abbiamo deciso che avremmo continuato il campionato di ieri sera, quest'oggi.

Sono stranamente elettrizzata e non ne capisco il motivo. Forse perché per la prima volta dopo tanto tempo ho uno scopo nella mia giornata.

Anche solo vincere una stupida partita alla Wii.

Mi alzo dal letto e raggiungo la cucina.

Mi scaldo del latte, poi con un cucchiaio butto dentro la polvere d'orzo.

L'odore forte mi invade la narici.

Tiro fuori dalla credenza dei biscotti e raggiungo il tavolo.

Mi gusto la colazione, nella cucina ancora vuota. Per la casa ancora nessun movimento, le porte delle mie coinquiline sono chiuse, ma va bene così.

La colazione è uno di quei momenti che mi piace godermi da sola, nel silenzio della mia solitudine.

Omar questa mattina si è alzato presto, mi ha già scritto un messaggio.

Rispondo distrattamente, la mia testa pensa ad altro.

Mi affaccio alla finestra della cucina mentre bevo ciò che è rimasto nella tazza, osservando il lento scorrere delle auto su Corso Racconigi che sembra ormai irriconoscibile.

Noto dall'altra parte del corso un'ambulanza accostarsi al marciapiede, proprio accanto al benzinaio.

Due uomini con grosse tute bianche e caschi in testa scendono dal mezzo, raggiungendo uno dei portoni di fronte al nostro.

Osservo le finestre del palazzo, chiedendomi quali di quelle famiglie abbia vinto questo terribile terno al lotto

"Buongiorno" borbotta Andrea, la voce roca del mattino

"Ehi buongiorno" le sorrido, rimanendo piacevolmente sorpresa da ciò che vedo.

Il suo viso è assonnato, un occhio è ancora semi chiuso. I capelli sono arruffati dalla notte, profondi solchi le segnano il viso, eppure non riesco a fare a meno di trovarla.. adorabile.

Lei sembra notare il mio sguardo su di lei, si imbarazza

 "Hai già fatto colazione?" borbotta

 "Sì, latte ed orzo con i biscotti"

 "Dio Leila, ma quanti anni hai?" scuote la testa

 "Cosa c'è che non va nella mia colazione?" inarco un sopracciglio

 "Partiamo dal presupposto che in te ci sono molte cose che non vanno" si volta a guardarmi  "Come ad esempio il fatto che tu sia etero" ride, ma rimango spiazzata dalle sue parole

 "Come scusa?" le chiedo confusa

 "Era una battuta Leila" alza gli occhi al cielo, ma sembra imbarazzata.

Le dedico un sorriso, ma sono frastornata dalle sue parole.

Fatico a credere che la sua fosse solo una battuta.

Lei si siede al tavolo e finisce silenziosa la sua colazione.

Non mi guarda in faccia, probabilmente imbarazzata da quanto successo poco fa.

L'Attimo EffimeroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora