Capitolo Quarantacinque

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Pov. Leila

Il secondo di giorno di quarantena non comincia esattamente nel migliore dei modi

 "Ciao papà" sospiro, rispondendo al telefono

 "Ciao Leila, come stai?" risponde preoccupato

 "Uhm? Bene" annuisco, ma non riesco a trattenere i colpi di tosse "Sì ecco, a parte un po' di tosse e l'aver perso completamente odori e sapori" rido nervosamente

 "Hai informato il tuo medico? Vuoi che lo faccia io?" una strana rabbia mi percorre il corpo

 "Sì l'ho fatto, ti ringrazio papà. Ora devo solo aspettare che mi chiamino per il tampone, ma tra liste di attesa infinite e i miei sintomi, difficilmente mi chiameranno prima di una settimana" sbuffo

 "Oh, d'accordo" seguono pochi secondi di silenzio "Se a te o alle tue coinquiline dovesse mai servire qualcosa non esitare a chiamarci, d'accordo? Noi stiamo tutti bene, possiamo farvi la spesa se necessario"

 "Sì grazie papà" annuisco, ormai esausta dalla rabbia che provo nei suoi confronti

 "Va bene, allora ti lascio ora. Buona giornata Leila, riprenditi" mi saluta

 "Ciao papà, saluta Anna e Gabriele" gli rispondo, prima di attaccare la telefonata.

Ho così tanti problemi al momento, da non voler aggiungere anche questo alla lista.

Da quando è iniziata la pandemia, mio padre sembra una persona diversa. Più attenta, più presente.

Quando sono andata a pranzo da loro l'altro giorno, l'ho visto particolarmente dispiaciuto davanti alla mia freddezza e dalle mie risposte secche.

Sembrava davvero pentito ed i suoi comportamenti dell'ultimo periodo lo dimostrano, ma ora che non ho più bisogno di lui - ormai ho imparato a farcela da sola - lui si presenta premuroso come un tempo, suscitando in me rabbia e dolore.

Perché quando avevo davvero bisogno di lui, lui non c'era? Avevo un disperato bisogno che ci fosse quando la mamma morì, quando rimanemmo solo io e lui in quella casa che di un tratto era diventata così estranea, ma lui non c'era.

Ed ora? Ed ora sto piano piano imparando ad affrontare il dolore da sola, perché anche Omar adesso non c'è più nella mia vita.

Sono di nuovo sola ad affrontare i miei demoni, e forse è meglio così

 "Ciao Ste" rispondo alla videochiamata

 "Ciao tata, come stai?" mi guarda preoccupato

 "Bene" annuisco "La tosse non mi dà tregua ma è un piccolo dettaglio" rido, ma la mia risata dura poco perché interrotta da un colpo di tosse

 "Mi dispiace così tanto Leila" sospira "Ma davvero non sai dove tu possa averlo preso?"

 "No, nessuna idea. Presumo a lavoro, visto la quantità di gente che incontriamo ogni giorno" mi volto a guardare fuori "Ma da un lato sono contenta per tutto questo"

 "In che senso?" mi guarda confuso

 "Beh, vuol dire essere di nuovo chiusa in casa con Andrea. Forse può essere il nostro punto di svolta, ma questa volta davvero"

 "Con la differenza che non vi potete nemmeno sfiorare"

 "Già. Ha spostato il suo materasso nell'ingresso" abbasso la voce "Solo per potermi stare vicina"

 "È un gesto incredibilmente romantico" sospira lui, l'aria sognante "Non chiedo tanto nella vita, un Andrea mi andrebbe bene" scoppio a ridere

 "E quel tipo con cui ti stavi scrivendo?" gli chiedo curiosa

L'Attimo EffimeroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora