Capitolo Ventitré

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Pov. Leila

 "Sono così felice di essere qui" sorride Omar, osservandomi

 "Anche io sono felice" annuisco.

Siamo ancora abbracciati sul letto, a raccontarci le nostre giornate in questa pandemia.

Cerco di prestargli attenzione, ma non riesco a smettere di pensare ad Andrea, a ciò che ha fatto.

Ha aiutato Omar in questo assurdo piano. Perché l'ha fatto? E soprattutto perché non mi ha avvertita del suo arrivo qui?

Sono così confusa dai suoi comportamenti, così in contrasto con le sue parole di ieri sera.

Vorrei sentirmi meno a disagio mentre sono sdraiata su questo letto con lui, eppure non riesco a sentirmi più sbagliata.

So bene cos'è successo in questa stanza, so bene cos'ho fatto alle sue spalle.

Si alza dal letto, raggiungendo la scrivania

 "Questo è ciò che rimane del mio mazzo di fiori?" tira su una foglia secca, nascosta dietro ad un paio di libri

 "Oh beh, sai che non ho molto il pollice verde" rido nervosamente.

Buttai via quel mazzo la prima che feci l'amore con Andrea, appena qualche giorno fa.

 "Sapevo che non avrebbero avuto vita lunga quei fiori" ride divertito, ma il suo sorriso si spegne non appena nota una maglietta sulla sedia accanto alla scrivania.

È di Andrea.

Mi manca il respiro per un momento.

È la maglia che ho indossato ieri e tolto prima di fare la doccia questa mattina.

Omar la osserva in silenzio e prego il cielo che non faccia domande.

Potrei dirgli che è mia.

Ma lui conosce a memoria il tuo guardaroba

 "È tua?" indica la maglietta verde sullo schienale

 "Oh no, dev'essere di Andrea. Devo averla raccolta per sbaglio stamattina quando ho ritirato la roba stesa" rido nervosamente, avvicinandomi a lui.

Rimane serio, mentre cerca di osservare meglio la maglietta incriminata.

Lo abbraccio, cercando di rapirlo dai suoi pensieri.

O meglio, per distrarlo dalla dura realtà dei fatti.

Faccio scivolare la maglietta sulla seduta della sedia, nella vana speranza di accantonare tutti i dubbi di Omar.

Lui si allontana da me, per tornare a sedersi sul letto.

Rimane in silenzio per un po', per poi tornare ad essere quasi.. normale.

Mi sento incredibilmente a disagio, noto in lui una smorfia sul viso.

O forse è solo una mia impressione? Non riesco a capirlo.

Mi prende tra le sue braccia, baciandomi il ventre, ed io mi sento morire ogni volta che le sue labbra sfiorano il mio corpo.

Quando decide di andar via è tarda sera

 "Vorrei poter rimanere qui" sospira

 "Già, lo vorrei anche io" annuisco a bassa voce, non del tutto convinta della mie parole "Fai attenzione" sospiro, abbracciandolo un'ultima volta

 "Sì certo" annuisce "Ciao Andrea, ti ringrazio" Omar la saluta.

Sono sorpresa di trovarla lì, in attesa che lui vada via

L'Attimo EffimeroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora