Capitolo Cinquantotto

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Pov. Leila

Sono pietrificata in mezzo alla cucina, le parole di Andrea si ripetono nella mia mente.

Complimenti Leila, bella mossa del cazzo.

Cosa avrei dovuto fare? Raccontare ad Andrea le sciocche battute che suo fratello ha fatto?

Per cosa? Rischiare di rovinare il loro rapporto?

Cristo no, non era mia intenzione.

Le battute di Davide non mi toccano, non hanno mai avuto alcun tipo di effetto su di me, tanto meno lo avranno ora che sono finalmente felice.

Lui sembra il mio riflesso, paralizzato davanti a me, incredulo per quanto appena successo

 "Da quanto state insieme?" mi chiede

 "Non molto in realtà, ci siamo messe insieme durante la mia quarantena" lui mi guarda confuso "Lo so, è complicato" mi porto le mani alle tempie

 "Hai lasciato Omar per lei?"

"È rilevante questo ora?" lo guardo scocciata

 "Vorrei solo capire cos'è successo, perché temo di aver perso un bel pezzo di storia"

 "La faccio breve: ho tradito Omar con tua sorella, mi sono innamorata di lei quando ancora stavo con lui. Ho fatto un casino dietro l'altro fino ad arrivare ad oggi" sospiro sedendomi al tavolo

 "Oh cazzo" si porta una mano alla bocca "maronn ro carmine.."

 "Già, ed a quanto pare continuo a fare casini" rido nervosamente

 "Leila ti chiedo immensamente scusa" mi guarda triste "Ij nun penzave.. io non pensavo di certo  che voi due stavate insieme"

 "Non preoccuparti Davide" tiro un lungo respiro "Io.. forse è meglio che vada a parlarle" mi alzo dal tavolo e lentamente raggiungo camera sua.

Sto cercando di pensare quale sia il modo giusto per affrontare questa situazione.

Andrea è arrabbiata con me, ed io non so come fronteggiare la cosa.

Non ho mai saputo farlo.

Odio i primi mesi di relazione proprio per questo motivo. Capire qual è il giusto metodo per placare il fuoco che arde dentro, trovare un punto d'incontro tra le mille difficoltà.

Con Omar era diventato tutto così semplice. Ogni volta che litigavamo sapevo bene che lui avesse bisogno di stare solo, per pensare.

Mi rintanavo nel salotto di casa per un paio d'ore, mentre lui se ne stava in camera sua a riflettere.

Stavamo distanti quelle poche ore che bastavano ad entrambi per tornare lucidi, ed insieme trovavamo sempre la soluzione ai nostri problemi.

Con Andrea invece? Sarà altrettanto facile?

Non credo proprio, mi deride il mio subconscio e mi ritrovo costretta a scuotere la testa per cercare di placare quella fastidiosa voce nella mia testa.

Mi fermo davanti alla porta di camera sua, tiro dei lunghi respiri

 "Forza Leila, forza" ringhio, bussando poi alla sua porta, ma non ricevo risposta

 "Andrea?" la richiamo, aprendo leggermente la sua porta

 "Cosa vuoi Leila?" ringhia, osservando da vicino alla sua finestra

 "Parlare con te di quanto è successo"

 "Ora vuoi parlare?" ride nervosamente

 "Andrea, andiamo.. Davide non ha fatto nulla, se non quelle sue stupide battute di sempre. Non ti avrei mai nascosto nulla" faccio un passo in avanti, ma lei si irrigidisce

L'Attimo EffimeroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora