Capitolo Cinquantatré

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Pov. Leila

Bevo distrattamente il mio caffè, in attesa di vedere Omar camminare verso di me, bello come lo è sempre stato al mattino appena sveglio.

Sono un po' agitata, devo ammetterlo.

Cosa succederà ora che lui sobrio? Riuscirà a mantenere quella lucidità e quella calma che l'hanno accompagnato ieri, nonostante d'alcool?

Non lo so.

E poi, ora che è sobrio, come reagirà alla vista di Andrea?

Ieri da ubriaco, i suoi occhi erano esclusivamente su di me. Era così concentrato ad osservarmi, come se volesse imprimere più ricordi possibili, ben consapevole che sarebbe stata l'ultima volta in cui mi avrebbe vista.

Andrea è ancora a letto. Dopo aver passato quasi tutta la notte a parlare, a raccontare della mia storia con Omar, si è addormentata esausta.

Il suo corpo si è rilassato non appena ci siamo messe a letto, la tensione di poco prima si è come dissolta, rivelando un Andrea stanca e provata.

Io invece, non sono riuscita a chiudere occhio.

L'idea di avere Omar nell'altra stanza mi agitava, ancora di più ripensare a si come fosse ridotto.

A causa mia.

Ha ragione, io sto bene unicamente perché c'è Andrea a farmi stare bene.

Lei è uno dei motivi per cui ho messo fine a tutto, lei è l'unico motivo per cui sto bene.

Sospiro, aspettando che arrivi il momento del confronto, quello vero.

Facile rapportarsi con Omar ubriaco, molto più difficile sarà rapportarsi invece con lui sobrio. Probabilmente nemmeno ricorderà cosa ci siamo detti ieri sera.

Osservo la porta di camera mia, in attesa di vederla aprirsi.

Quasi come se mi avesse sentito, Omar fa il suo ingresso in cucina

 "Buongiorno" gli sorrido debolmente, osservandolo camminare verso di me.

Indossa ancora i vestiti di ieri, impregnati di alcol e fumo.

Il viso è scavato, la folta barba scura è leggermente spettinata.

Lo sguardo è spento mentre si guarda distrattamente intorno

 "Buongiorno" borbotta

 "Tieni" gli passo dell'acqua "L'acqua è la migliore amica del post sbronza" gli sorrido.

Lui annuisce solamente, portandosi il bicchiere alla bocca.

Ne beve due, prima di barcollare verso il divano

 "Come stai?" gli chiedo timidamente

 "Uhm? Ho la testa che mi esplode, vorrei poterla staccare dal mio corpo e buttarla via, il più lontano possibile da me" borbotta "E tu?" mi dedica un rapido sguardo

 "Bene" annuisco seria "Vuoi qualcosa per il mal di testa?" faccio un passo verso di lui

 "Mi basterebbe tornassi da me" sussurra, ma non abbastanza piano da non udirlo.

Le sue parole mi colpiscono il cuore, distruggendo quel poco di cuore sano ancora rimasto

 "No, grazie. Sono a posto" aggiunge subito dopo

 "Per la prima volta da quando ti conosco ti ho visto ubriaco" sorrido triste

 "Già, prima o poi doveva succedere" alza le spalle

L'Attimo EffimeroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora