Cap.17

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Quelle parole rimbombarono nella mia testa.Non potevo permettere che facesse del male a Jess...

"Solo un secondo..." dissi quasi singhiozzando; ero ancora in accappatoio.

"No. Adesso! APRI!" Mi bloccai; la paura in quel momento era sovrana. Ma un suo secondo urlo mi fece sbloccare, avevo paura e sarei voluta scappare via per la finestra, ma non sapevo come poter uscire; avrei rischiato di rompermi un osso.

Con i brividi lungo la schiena, lentamente aprii la porta, ma Karter diede uno spintone così forte da farmi sbattere al muro.

Poi mi afferrò dai capelli facendomi alzare.

Con la mano prese il mio volto , lo scrutò attentamente e poi mi diede uno schiaffo. "Questo è per essere corsa via oggi quando mi hai visto!"
"Questo invece è perché sei TU!"

E così dicendo mi spinse sul letto togliendmi violentemente l'accappatoio.

"Ti prego smettila.." dissi piangendo.
"Zitta sgualdrina!" Iniziò a moderni i seni violentemente , quasi a fare il sangue.

"Ahi! Basta!" Urlai, cercando di liberarmi , ma più mi dimenavo, più era violento ed io non avevo la forza necessaria per controbatterlo.

Sfilò la cintura dai pantaloni , sbattendola contro il mio ventre, sulle braccia , sul petto e ovunque gli capitasse.

Le lacrime e le urla aumentavano e nel mentre cercavo di coprire il viso e qualche altra parte con le mani.

Abbassò lo sguardo fino a guardare la mia intimità ed iniziò a torturarla con quelle sue mani schifose e facendo entra ed esci con le sue dita , così forte da far male , troppo male.

Poi si abbassò di poco i pantaloni e le mutande sbattendomi il suo pene in faccia.

"Forza troietta, apri quella bocca!" Ma non lo lasciai vincere.
"Non ti arrendi eh...ahahahaha" la sua risata era malefica , dire che faceva paura è poco.

Avevo capito le sue intenzioni e, in un momento che si girò per prendere una piccola bustina argentata, mi alzai e uscii dalla camera con l' accappatoio tra le mani.

Non volevo tornare ad essere tra le sue grinfie, ma nello scendere le scale inciampai e dolorante giunsi a rotoloni al piano terra. Non avevo la forza di alzarmi e rimasi lì a tremare.

Karter invece era molto tranquillo e una volta che mi raggiunse, mi prese per il collo sbattendomi al muro. "Ti prego.. farò ciò che vuoi ...ma non farlo..."

"TU SARAI MIA!"

E con questa frase, uscendolo dai pantaloni privo di preservativo, stava per unirsi a me , quando ad interrompere questo incubo fu qualcuno che bussò alla porta.

Rosso dolore, amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora