Cap.40

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Dopo tanto cercare correndo da una stanza all'altra, un medico mi bloccò.

"Signorina dovrebbe tornare in camera."
Lo guardai e senza curarmi del tono da me assunto risposi poco garbatamente "Devo trovare mia madre!"

Lui restò fermo a guardarmi. Dietro di me c'erano i ragazzi e Jess... volevamo sapere dove fosse finita. Il medico così , trovandosi con le spalle al muro , confessò.

"Sua madre è morta."

Sentii gli occhi riempirsi di lacrime... avevamo appena chiarito , stavamo per tornare una famiglia...
Adesso quel sogno era svanito.

Mi guardai attorno. Io ero minorenne...
Grazie al cielo Nathan a breve avrebbe compiuto 19 anni. In più faceva un lavoro part time e vedendo il suo impegno , non avrebbe avuto difficoltà a trovarne uno vero.
Io potevo invece fare la babysitter o la dog-sitter...

Sinceramente avevo paura di essere allontanata da mio fratello. Temevo che ci avessero affidati prima a Karter e , dopo il suo arresto , mandati chissà dove.

Sospirai leggermente.
Poi superando tutti tornai in camera.

Era ormai mezzogiorno e finalmente petemmo uscire dall'ospedale.
Tutti andammo a casa mia , a parlare , commentare l'accaduto. Poi verso sera ognuno a casa propria ed io mi ritirai in camera mia.

"Sei ingenua. Hai dimenticato la porta." Disse ridendo. Iniziò a venirmi in contro , gridavo ma dalla mia bocca non usciva alcun suono.
Mi sentivo persa. Sentii le sue luride mani sul mio corpo. Iniziò a mordere la mia pelle violentemente, poi mi frustò con la cintura con la quale , dopo aver lasciato dei pesanti lividi , mi legò le mani alla ringhiera del letto. Ero lì , al suo servizio. Gridare era inutile. La voce era scomparsa. Entrava e usciva con tutte le sue forze, anche in questo caso era privo di peesetvativo. Piangevo senza emettere suoni.

"Hope! Hope!" Sbarrai gli occhi. Al mio fianco c'era Nathan che mi aveva svegliata. Karter non c'era ed ero vestita. Mi strinsi forte tra le braccia e mi scusai, spiegandogli che avevo fatto solo un incubo.

Per il resto della notte rimasi sveglia a pensare a mia madre... poi sentii il rumore di auto. Sbirciai dalla finestra ma non era mia madre.
Quella macchina mi sembrava familiare... Soltanto che non ricordavo avesse tutte quelle ammaccature.

Spaventata chiusi a chiave la porta e mi misi sotto le coperte.

Poi dal vetro della finestra vidi puntare dritto in camera una luce giallo - bianca.

Curiosa mi sposi un po' e subito riconobbi quella sagoma.
Era l'ultima persona che avrei voluto vedere al mondo.

Rosso dolore, amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora