9.

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Rylie.

Erano passati due giorni da quella sera. I lividi erano ancora evidenti ma stavano guarendo. Non avevo messo il muso fuori dalla mia stanza se non per prendere, al bisogno, dell'acqua e del cibo quando mio fratello era a lavoro.
Avevo saltato le lezioni, avevo evitato le chiamate di Ronni e avevo evitato di parlare con Ash.
Mi ero rinchiusa in una sorta di bocciolo per proteggermi. Avevo bisogno di stare da sola con me stessa e recuperare le idee.

Forse erano accadute troppe cose in poco tempo, e il problema fu che quello era solo l'inizio di un susseguirsi di sfortunati eventi. Solo che ancora non lo sapevo.

Erano le sei del pomeriggio, era martedì e cominciava a fare davvero freddo, nonostante i raggi deboli del sole cercassero di riscaldare la stanza entrando dalla finestra.
Il mio telefono prese a squillare, lessi lampeggiare il nome di Neil e mi morsi il labbro inferiore ignorando la chiamata.

Subito dopo il bip di un messaggio rimbombò nella stanza silenziosa. Adocchiai l'anteprima sulla tendina in alto del mio telefono e lessi il nome di Neil e subito dopo quell'unica parola che c'era scritta: affacciati.

Aprì la bocca sconvolta e poi mi precipitai alla finestra. Neil era appoggiato alla sua macchina e continuava a fissare la mia finestra, quando mi viste un sorriso si aprì sul suo volto. Non potei fare a meno di sollevare l'anta bianca e sporgermi con la testa.

«Vuoi continuare ad ignorarmi per sempre?» Alzò la voce.

Strinsi le labbra reprimendo un sorriso, quella cosa era stata la prima a farmi sentire meglio in quei giorni.

«Scendi, facciamo un giro.» M'impose in modo dolce.

Sospirai ripensando che i lividi al collo non erano ancora passati e non volevo spiegargli in alcun modo quello che era successo.

«Non credo sia una buona idea.» Dissi evitando il suo sguardo.

«Non me ne vado finché non scendi.» Si appoggiò al cofano della sua macchina e sfilò dalla tasca la sua sigaretta elettronica. Un gesto di lui che ormai avevo imparato a conoscere.

Scossi il capo e mi ritrassi. Aprì l'armadio ed infilai un dolce vita nero e dei pantaloni della tuta dello stesso colore, legai i capelli in una coda morbida e mi affrettai a lasciare la mia stanza prima che mi fratello arrivasse e si scatenasse l'inferno.

«Sei impazzito? Per fortuna mio fratello non c'è.» Borbottai, non appena gli fui davanti.

Alzò le spalle e accennò un mezzo sorriso, facendomi capire che sapeva bene che non lo avrebbe trovato in casa. Sbuffò il fumo verso l'altro e poi su avvicinò a me, le sue dita si posarono sotto il mento e mi fissò con prepotenza negli occhi. «Va tutto bene?» Si preoccupò, capendo che qualcosa non andasse.

Annuì semplicemente, perché ero un fiume in piena pronto ad esplodere al solo pensiero di parlare di quello che era successo.

Neil storse le labbra e arricciò il naso poco convinto. «Sali, ti porto in un posto.»

Inclinai il capo curiosa. Stavo combattendo con la voglia di tornare dentro e infilarmi di nuovo a letto, ma avevo bisogno di cacciare quella tristezza. Non era da me rintanarmi in quel modo in camera ed isolarmi del tutto, così accettai e salì in macchina.

Mi accomodai e Neil partì dopo aver acceso la musica. Guidò per un po', fino a quando mi accorsi che eravamo arrivati nel cuore della città di New York.

«Che ci facciamo quì?» Sorrisi, emozionata. Amavo quella città e non vedevo l'ora di trasferirmi per il college. «Ti porto a mangiare i dolci più buoni che tu abbia mai assaggiato.» Indicò fuori dal finestrino un punto indefinito. «Non so cosa sia successo dall'ultima volta che ci siamo visti, ma hai davvero bisogno di addolcirti.»

Fino ai tuoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora