Devon.
I miei pugni sbatterono con forza sopra lo stereo vecchio e arrugginito che Cassidy aveva piazzato nel mio soggiorno, come se fosse casa sua, e potesse permettersi di metterci della roba a caso a suo piacimento. Non sapevo nemmeno dove lo avesse preso o più che altro rubato, era la spiegazione più plausibile.
«Ehi!» Mi urlò contro, tirandosi a sedere.
«Che cazzo le hai detto?» Tuonai, avvicinandomi a lei.
Erano due fottuti giorni che mi stava in mezzo ai piedi, che toccava le mie cose, che cercava in tutti i modi di farsi scopare. Ma avevo già fatto abbastanza quella sera, e non sarebbe più capitato, dovevo darmi una cazzo di regolata se non volevo avere altri casini.
Mi guardò inclinando il capo e si sdraiò di nuovo, e si mise su di un fianco, sorreggendo la testa con una mano. «Parli della biondina?» Mi chiese aspirando l'erba che stava fumando. «Nulla, solo la verità. Che non vuoi più scopare con me.» Storse le labbra in una smorfia, infastidita, e si alzò dal divano balzando in avanti, parandosi di fronte a me. La mia maglietta che indossava le salì sul sedere mettendo in mostra il perizoma di pizzo nero. «Non pensavo saresti caduto così in basso, angioletto.» Mormorò, dopo avermi sbuffato il fumo in faccia.
Le afferrai il polso, stringendo con forza, glielo avrei rotto se fosse stato necessario. «Non azzardarti mai più a parlarle, a respirare la sua stessa aria, a guardarla. Sta lontana da lei.» Le ordinai.
Lei mi guardò, mettendo il broncio. Subito dopo rise. «Oh mio Dio, Devon! La biondina ti ha fottuto i neuroni? Allora é vero quello che si dice, i cattivi ragazzi vanno sempre a finire ai piedi delle verginelle.» Sbuffò.
La spinsi, lasciandola in malo modo. Lei barcollò, e rise ancora calandosi verso il tavolino. «Sei una fottuta psicopatica.» Le ricordai senza peli sulla lingua.
Dovevo liberarmi di lei, quell'assurda storia doveva avere una fine, il prima possibile.
«Scommetto che ancora non te l'ha ancora data.» Continuò imperterrita, gettandosi a sedere di nuovo sul divano e accendendo la tv.
Le andai vicino e le strappai il telecomando dalle mani, tirandoglielo accanto. Mi misi davanti, lei incrociò le braccia al petto, guardandomi dal basso, infastidita con quella faccia da stronza. «Te ne devi andare, subito.» Le dissi calmo, sperando che afferrasse il concetto. «Va a farti fottere da qualcun'altro.»
Cass inclinò il capo e si leccò le labbra. Allungò le braccia, afferrando con le dita i passanti dei miei jeans e avvicinandosi con la bocca al mio cazzo. «Impossibile trovare uno che mi scopi meglio di te, prima o poi dovrai cedere.»
Il mio ego smisurato le avrebbe risposto che aveva ragione, ma la mia coscienza mi disse di non farlo, e di non dire stronzate che avrebbero potuto capovolgere le cose.
La scansai in malo modo e mi abbassai sovrastandola con il mio corpo. «Sparisci, Cassidy.» Le digrignai a denti stretti a pochi centimetri dal viso, mentre il suo sorriso da pazza non la smetteva di starsene sul suo volto.
Mi allontanai di scatto, e le voltai le spalle. «Ma io volevo solo giocare.» Cantilenò piagnucolando.
Un brivido di freddo mi attraversò la schiena, mi voltai a fissarla, visti nei suoi occhi quel vuoto assoluto e spaventoso, lo sguardo nero come la pece completamente perso.
«Sei solo una psicopatica senza cervello.»Sputai senza pensare.
I lineamenti del suo viso si tesero per un attimo, ma poi riprese a ridere. «Eppure, non la pensavi così quando la domenica sera ti ho succh-.»
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Fino ai tuoi occhi
RomanceDARK ROMANCE Rylie ha sempre affrontato la vita con coraggio e determinazione, nonostante le difficoltà che ha dovuto affrontare sin da giovane a causa della sua malattia. Cresciuta senza genitori in un quartiere pericoloso, ha trovato conforto e so...