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Devon.

Quando lessi il messaggio di Rylie dove diceva di andarla a prendere, mi precipitai subito senza perdere tempo.

Ero nervoso e agitato, nonostante non avessi un valido motivo per esserlo e la mia testa si stava facendo film mentali inesistenti, per il semplice fatto che non avevo il coraggio di ammettere che avevo paura di perderla in un modo o nell'altro.

Tutta quella storia mi faceva orrore, tutto quel lusso mi faceva venire semplicemente il voltastomaco, al solo pensiero che lei sarebbe potuta un giorno finire in quella casa.

Mi fermai di fronte al cancello, nello stesso momento che una Porsche nera uscì da esso, sfrecciandomi davanti. Notai con disgusto quell'idiota pallone gonfiato che a sua volta mi fissò con superiorità.

Brutto figlio di papà, se solo avessi potuto gli avrei fatto perdere i denti a suon di pugni, solo per il fatto che si era permesso di guardare la mia Rylie in quel modo.

Lasciai perdere, e mi concentrai su di lei che nel frattempo si stava sbattendo con prepotenza lo sportello alle spalle, come se fosse arrabbiata.

Feci una smorfia di fastidio e la fissai senza capire.

«Che cavolo ti dice il cervello?» Mi aggredì, senza perdere tempo. «Ti sembra il modo di comportarti? Minacciare qualcuno senza un motivo valido?»

Strinsi con forza lo sterzo e premetti il piede sull'acceleratore, non capivo perché se la stesse prendendo così sul personale, nemmeno li conosceva.

«Hai visto come ti guardava, dannazione?» Alzai la voce di rimando. «Avrei dovuto fare finta di niente?»

«Non puoi minacciare chiunque mi metta gli occhi addosso!»

«Posso farlo con chi ti guarda come se volesse scoparti.» Ringhiai.

«Tu devi essere completamente impazzito!» Rise, isterica. «Assurdo! Stai dicendo che non ti fidi di me?» Mi chiese, furiosa.

«Cazzo, sì che mi fido di te.» Colpì con un pugno lo sterzo. «Non mi fido dei tipi come quelli, che ti mettono gli occhi addosso in quel modo.»

«Sei fuori di testa.» Blaterò, scuotendo il capo.

Rimasi qualche secondo in silenzio, lei si voltò a guardare fuori dal finestrino. Il mio respiro pesante era l'unico rumore che tagliava la tensione in quella macchina, che all'improvviso stava diventando stretta per entrambi.

Avevo esagerato? Può darsi, ma l'avrei rifatto altre mille volte, se fosse stato necessario a far capire a chiunque che lei era mia.

«Com'é andata?» Parlai, cercando di calmare i bollenti spiriti di entrambi, riprendendo un briciolo di lucidità.

Lei scrollò le spalle, stizzita. «Bene, mi piace Richard.»

A me no, avrei voluto dirgli. Ma ovviamente mi limitai a starmene zitto dov'ero.

Non mi era piaciuto tutto quel lusso, quella casa sfarzosa e il fatto che solo a guardarlo trapelava soldi da tutte le parti. La gente come quella ci guardava con ribrezzo, e avevo visto quello sguardo negli occhi di Richard quando mi aveva visto. Per non parlare di quel Dylan, ovviamente era appena rientrato nella classifica da far fuori prima che fosse troppo tardi.

«Lui é un cardiochirurgo.» Soffiò, pensierosa, fissando fuori dal finestrino.

«Cosa?» Chiesi, incredulo. «Davvero?»

«Lo so, è assurdo.»

Assurdo era dir poco.

«E hai conosciuto qualcun'altro? Oltre a quell'idiota, intendo.» Cercai di non sembrare troppo infastidito.

Fino ai tuoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora