Rylie.
Le sue dita fredde continuavano a strisciare su e giù delicatamente sulla mia spalla destra, il battito del suo cuore mi arrivava dritto alle tempie in modo regolare, mentre la mia guancia era appoggiata sul suo petto.
Eravamo sdraiati sul divano, nudi sotto una coperta di pile nera e avvinghiati l'uno con l'altra come l'edera.
Aspiravo il profumo della sua pelle come se fosse la prima volta, disegnando ogni contorno dei suoi tatuaggi con l'indice. Amavo farlo, volevo conoscerli alla perfezione, volevo imparare a memoria ogni linea indelebile che aveva sul corpo, e tatuarmela nella mente.
Fuori il cielo continuava a ruggire e piangere senza sosta, interrompendo in modo irregolare il silenzio che si era creato dopo che avevamo fatto l'amore.
Quel momento era il mio concetto di perfezione.
E sì, mi sentivo in certo senso stupida per essere caduta di nuovo nella sua trappola, per essermi fatta ferire per l'ennesima volta ed essere rimasta con lui altrettanto.
Ma sapevo com'era fatto Devon, anche se onestamente non credevo arrivasse così in basso. Ma con lui niente era scontato, e sapevo anche che stava cambiando notevolmente il suo brutto carattere sotto certi aspetti.
Aveva giocato con me, e di certo non l'avevo dimenticato, e chissà quante volte sarebbe venuta a galla quella situazione quando sarei stata arrabbiata con lui.
Ma in quel momento aveva bisogno di me, ed io non lo avrei lasciato da solo.
«Com'é andata con tua madre?» Parlai, toccando quel tasto dolente dopo infiniti minuti di silenzio.
Sentì i muscoli del suo corpo irrigidirsi sotto di me, ed il suo battito accelerare improvvisamente. Alzai la testa, facendo scivolare i capelli in avanti e lo guardai, sperando di non aver fatto la domanda sbagliata e che non reagisse male.
«Non l'ha presa bene.» Si passò le mani sul volto, sbuffando pesantemente. «É un casino del cazzo.» Mi scostò, e si alzò infilandosi i boxer e poi jeans, che erano sparsi sul pavimento.
Lo guardai andare verso la cucina, prese una sigaretta e se l'accese, aprì lo sportello della cucina e tirò fuori la bottiglia di whiskey che aveva lasciato il giorno prima. Se ne versò due dita in un bicchiere e bevve facendo una smorfia di disgusto per aspirare il fumo subito dopo.
«La clinica é il posto più adatto per lei in questo momento, l'aiuteranno a superare questo lutto nel miglior modo possibile.» Cercai di rassicurarlo.
«Lo spero.» Sbuffò il fumo per aria.
Mi alzi anche io e indossai l'intimo nero, poi mi infilai la sua maglietta e andai verso di lui. Si appoggiò al bancone della cucina e mi fissò, scrutandomi da capo a piedi con una scintilla negli occhi.
«Cosa farai adesso?» Appoggiai le mani sui suoi fianchi, stringendo leggermente la presa sui suoi muscoli.
Devon guardò un punto indefinito in alto, rimase in silenzio per una manciata di secondi. Visti il suo pomo d'Adamo salire e scendere, a fatica. «Voglio solo seppellire quello stronzo e farla finita.» La sua voce rauca tremò.
Un magone mi contorse lo stomaco.
«Perché ho l'impressione che tu mi stia nascondendo qualcosa?» Gli chiesi d'istinto, tirai la schiena indietro.
I suoi occhi calarono su di me, le pupille si dilatarono. «Cosa dovrei nasconderti?» Si scostò, scansandomi e camminando verso il divano.
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Fino ai tuoi occhi
RomanceDARK ROMANCE Rylie ha sempre affrontato la vita con coraggio e determinazione, nonostante le difficoltà che ha dovuto affrontare sin da giovane a causa della sua malattia. Cresciuta senza genitori in un quartiere pericoloso, ha trovato conforto e so...