42.

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Devon.

Nonostante non centrassi nulla, quella storia mi aveva sconvolto parecchio. Non riuscivo ancora a capacitarmi come Ash fosse riuscito a tenere tutto quello nascosto, e mentire per tutta la vita a sua sorella. Mi faceva perfino assurdo il fatto che non mi avesse mai detto nulla. Ero convinto che sapessimo ogni cosa l'uno dell'altro, ma evidentemente non era proprio come pensavo, e ultimamente mi sembrava non conoscerlo affatto.

Ero seduto nella sala d'attesa dell'ospedale e agitavo la gamba nervosamente, continuando a sbuffare, Rylie aveva una visita di controllo quello stesso pomeriggio e sperai che almeno lì ci fossero buone notizie.

Quando la porta dell'ambulatorio si aprì sbalzai in piedi e mi spinsi verso di lei incitandola a parlare.

«Tutto bene. Mi ha torto quel fastidioso cerotto e i punti, la ferita é quasi guarita.» Parlò, prima che potessi chiedergli qualcosa.

Le spinsi la testa contro il mio petto e le lasciai un bacio tra la fronte e i capelli, chiusi gli occhi alleviando la tensione e ringraziando mentalmente il Cielo per avermi dato almeno quella bella notizia.

Al ritorno ci fermammo a mangiare qualcosa in un fast food vicino casa. Rylie era completamente assente, non aveva spiccicato più di un paio di parole da quando era uscita da casa sua, non aveva mangiato nulla e l'unica cosa che faceva era torturarsi le labbra tanto da rendere sanguinanti.

Quando tornammo a casa e mi fermai, la prima cosa che fece fu fissare casa sua, con disgusto e rabbia.

«Devi informarlo.» Gli dissi, riferendomi alla visita. Doveva dirlo ad Ash, non poteva far finta di niente.

«Gli manderò un messaggio.» Mi liquidò, mordicchiandosi un'unghia.

«Rylie!» L'ammonì, cercando di essere delicato e non troppo duro. Ash aveva sbagliato, ma aveva fatto anche tanto per lei.

Mi guardò arricciando la fronte, i suoi occhi s'incupirono e lasciò la macchina camminando a passo svelto verso casa mia. Sbattei una mano contro il volante, e la raggiunsi senza esitare, sbattendomi il portone alle spalle.

«Tu non capisci.» Mi aggredì, puntandomi un dito contro. «Tu non hai la più pallida idea di come io mi senta in questo momento.» Era furiosa.

«Sto solo dicendo che dovres-»

«Dovrei cosa?» Alzò la voce, scrollando le spalle. «Andare da lui come se niente fosse? Ti rendi conto o no, di quello che mi ha nascosto per tutta la vita?»

Aveva gli occhi rossi e velati di lacrime, tremava e gesticolava in modo nervoso, ma finalmente stava reagendo e se avrei dovuto essere la sua cavia per farla sfogare, l'avrei fatto senza problemi.

«Avevo il diritto di sapere la verità, avevo il diritto di sapere ogni singola cosa.» Continuò. «Forse, avrei potuto avere una famiglia.» Abbassò lo sguardo, perso nel vuoto.

«Ash é la tua famiglia.» Strinsi i pugni lungo i fianchi infastidito dal fatto che si stesse facendo dei film mentali che forse, non sarebbero mai esistiti.

Non conosceva quell'uomo, non sapeva nemmeno che esistesse fino a qualche ora prima.

«La famiglia non ti tradisce così, non ti fa vivere nella menzogna, non é egoista.» Digrignò a denti stretti.

«Sei solo arrabbiata, non lo pensi davvero.» Mi spinsi vicino a lei, che indietreggiò di qualche passo e alzò le mani per farmi capire di non toccarla. «Smettila, Ash non se lo merita.»

Distolse lo sguardo incapace di sostenere il mio, e incrociò le braccia al petto appoggiandosi alla parete. Mi avvicinai con cautela, manco fosse pronta a sbranarmi, e con le dita sotto il mento le alzai il viso costringendola a guardarmi.

Fino ai tuoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora