37.

1.8K 48 2
                                    

Rylie.

Era passata più di una settimana dall'intervento e finalmente mi sentivo in forma. Avevo passato quegli ultimi giorni intensi e dolorosi, ma per fortuna erano passati anche abbastanza velocemente. Quella mattina i medici mi avevano liberato dalle flebo e dai vari macchinari che monitoravano il mio cuore, e soprattutto mi avevano tolto la fasciatura che mi ricopriva l'intero petto, sostituendola con un enorme e fastidioso cerotto appiccicoso.

«Non c'é bisogno di strafare.» Borbottò mio fratello quando mi misi in piedi, e mi stiracchiai leggermente.

Alzai gli occhi al cielo e lo ignorai guardando fuori dalla finestra. Era stranamente una bella giornata di sole, sarebbe stata una domenica fantastica da passare fuori.

Sbuffai annoiata e mi sedetti di nuovo sul letto a gambe incrociate, cominciando a sfogliare l'odioso libro di storia che Ronni mi aveva gentilmente portato.

«Non ci riuscirò mai.» Piagnucolai.

Dovevo ammettere che quell'ultimo anno di scuola era diventato un incubo. Tra le varie assenze ero rimasta indietro, e nonostante i miei voti alti, avevo il terrore di non riuscire ad ottenere più la borsa di studio.

Ronni scrollò le spalle e mi fissò. «Ce la puoi fare, il professore Share ha detto che puoi prenderti tutto il tempo che ti serve, non hai problemi con la media scolastica.» Mi riferì.

Storsi le labbra in una smorfia e guardai la mia amica seduta sul letto abbassare gli occhi tristi e giocherellare con le dita. C'era quel discorso che non avevamo ancora fatto. Non sapevo cosa avessero deciso di fare, ne cosa fosse successo negli ultimi giorni.

«Allora?» Decisi di affrontare l'argomento. «Cosa avete deciso di fare?»

Spostai lo sguardo su Ash, che affacciato alla finestra stava fumando una sigaretta. Se lo avrebbero beccato si sarebbe preso una multa.

Serrò le labbra e mi guardò infastidito.

«Non ne abbiamo ancora parlato.» Ammise lei, sospirando.

«Cosa?» Li guardai entrambi, che diavolo avevano fatto in quei dieci giorni? «E cosa aspettate? Che nasca? L'hai almeno detto ai tuoi genitori?» Saltellai con lo sguardo dall'una all'altro.

Ronni negò con il capo.

Risi isterica, e tirai le spalle indietro, appoggiandomi alle testiera del letto di metallo coperto dai due cuscini. «Vi rendere conto che state ignorando il problema come se non esistesse?»

«Cazzo, Rylie.» Sbottò mio fratello, infastidito. Chiuse la finestra e si voltò a guardarmi.«Dovevi proprio tirare fuori quest'argomento? Non hai altro di cui parlare?»

Lo guardai perplessa e confusa. «E di cosa vorresti parlare? C'è di mezzo un bambino, Santo Cielo.» Esasperai. Che gli piacesse o no, doveva prendersi le sue responsabilità, no ignorarlo come se niente fosse.

«Potresti, per esempio, spiegarmi il perché Devon passa tutte le notti qui?» Mi fissò, dritta negli occhi, incenerendomi.

Spalancai leggermente le palpebre e serrai le labbra, presa alla sprovvista dalla sua odiosa testardaggine e da come fosse passato da un argomento all'altro.

E poi, come diavolo faceva a saperlo?

Ronni mi guardò soffocando una risata a labbra strette, facendomi capire che anche lei lo sapeva. Ma al contrario di mio fratello, era silenziosamente entusiasta.

Fino ai tuoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora