19.

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Rylie.

Quando ero estremamente nervosa l'unica cosa che mi aiutava a sfogarmi era pulire e rimettere in ordine casa, ed io non avevo fatto altro che sistemare ogni angolo di casa mia per quasi quattro ore, dopo che Devon s'era andato.
Mi sentivo abbastanza bene in quel momento, ma avevo la sensazione che qualcosa non andasse fisicamente, ed in vista dei prossimi esami medici di routine che avrei avuto la settimana dopo, una brutta sensazione mi stringeva lo stomaco.

Uscì di casa dopo essermi accertata di aver finito tutto e mi diressi con una lunga passeggiata da Bernadette, un piccolo locale che stava a due isolati da casa mia, dove ci lavorava una signora che conoscevo ormai da tutta una vita. Ash mi portava sempre lì da bambina, quando mi vedeva triste e non riusciva a risollevarmi il morale, certe volte ci rimanevo perfino pomeriggi interi, seduta in un angolo con vari fogli da colorare, quando lui aveva delle cose da fare e non poteva portarmi con se e non voleva disturbare Charlotte.

«Oh, che bello vederti cara.» Bernadette mi venne incontro, non appena mi chiusi alle spalle la porta di vetro. Il suo sorriso illuminava completamente la stanza, era persino contagioso, mi risollevava le giornate solo a guardarla. «Cavolo! Sei gelata!» Mi disse prendendomi per le spalle, facendo sventolare i suoi capelli profumati, lunghi e grigi.

«Si, fa veramente freddo oggi.» Strofinai i palmi delle mani tra di loro per creare calore.

«Accomodati, ti porto una bella cioccolata calda, la tua preferita.» Mi indicò uno dei tavoli tondi e di legno che si trovava sotto la finestra contornata da una tendina blu, la vista sulla strada non era un granché e di certo non era un locale lussuoso ed elegante, ma faceva una cioccolata spaziale che nessuno avrebbe mai potuto replicare.
Bernadette diceva che quello fosse un segreto francese, raccontava sempre che glielo aveva insegno sua nonna, quando ancora viveva in Francia, da bambina, era stato il segreto del suo successo in America. E per successo intendeva che conquistare la gente con le sue bevande in stile francese fosse la sua più grande vittoria. Non si poteva non amare una donna di quel calibro. Era bella, intelligente, gentile, dolce.

L'odore di cioccolato mi invase le narici, Bernadette mi poggiò la tazza di ceramica bianca sotto il muso, ed io mi sciolsi per l'acquolina in bocca.

«Cosa c'é che non va, tesoro?» Si sedette accanto e mi strinse delicatamente una mano sul braccio.

Guardai la bevanda fumante davanti a me e la circondai con le mani, riscaldandomi. «Nulla, é solo che... Mi sento così sola.» Ammisi sospirando.

Pensai ad Ash e Ronni. Ero felice per loro, ma allo stesso tempo era come se fossi stata messa da parte dalla mia migliore amica, come se fosse troppo presa dall'amore per badare a me. E non gliene facevo una colpa, era giusto così.

Bernadette mi sorrise. «Capita a tutti di sentirsi così, é perché dentro di te qualcosa sta cambiando.» Mi guardò in modo sospetto. «Questi sono gli occhi dell'amore.»

Spalancai gli occhi e la guardai con orrore. «Cosa dici? Sei fuori strada, Bernadette.»Scossi in capo ridendo isterica.

«So riconoscere quello sguardo.» Insistette.

Sbuffai, arrendendomi. «É complicato, per lui nemmeno esisto.» Ammisi ad alta volte.
E quello fu strano, stavo ammettendo che Devon mi piaceva sul serio. Rabbrividì solo al pensiero di com'ero arrivata a tanto, ad innamorarmi veramente di lui, di qualcuno così buio, freddo e distaccato. E soprattutto pieno di emozioni negative.

«Non temere bambina, sono sicura che ti stai sbagliando. Se é quello giusto, troverà il modo di raggiungerti.» Mi disse solamente prima di alzarsi e lasciarmi confusa. Quelle parole per me non avevano nessun senso.

Fino ai tuoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora