32.

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Devon.

La fissai sbattermi la porta in faccia con una tale forza da farmi sussultare. Rylie era testa e stronza, tanto quanto bella e delicata, e quella era una delle tante cose che mi attiravano di lei, e di cui non avrei mai potuto fare a meno.

Ammettere che aveva ragione era abbastanza difficile, visto che l'avevo praticamente sbattuta fuori casa solo poche ore prima, intimandola a non tornare. Ovviamente quando l'avevo vista, come ogni volta che la rivedevo, era un istinto troppo impegnativo da ignorare. Dovevo parlarle, toccarla, averla vicina e accertarmi che stesse bene.

Non sarei sopravvissuto altrimenti, e sapevo di avere seri problemi di personalità, ma non riuscivo ancora ad accettare che fossi attratto da lei in quel modo così ossessivo.

«Che cazzo fai qui?» Mi voltai verso Ash.

Aveva appena parcheggiato il suo pick-up dietro la mia moto, ed era sceso dalla macchina venendomi incontro.

Scoccai la lingua contro il palato e feci per andarmene, ignorandolo, ma lui mi bloccò spingendomi con una mano sul petto. «Non é aria, Ash.» Lo avvertì, sfilando il pacchetto di sigarette dal giubbotto di pelle.

«Da quando, tra di noi non é aria?» Chiese in modo aggressivo.

«Da quando hai deciso di fare lo psicopatico geloso.»

«O da quando hai deciso di toccare mia sorella?» Incalzò.

Ok. Avevo capito. Aveva voglia di litigare.

«Senti...» Parlai, cercando di mantenere la calma. Non sapevo nemmeno come affrontare la questione, visto che di concreto tra me e Rylie non c'era niente. «Non voglio litigare con te, non adesso.»

Ne erano successe cose tra di noi da quando ci conoscevamo, ma mai come all'ora sentivo il mio migliore amico così distante. E poteva sembrare da deboli e pensare a quella cosa mi faceva sentire patetico, ma sperai con tutte le mie forze che non fossimo arrivati al capolinea.

Avevamo passato la vita insieme, io sapevo tutto di lui, lui sapeva tutto di me. Sarebbe stato come perdere una parte di me stesso, ma sapevo benissimo, che niente avrebbe mai potuto superare l'amore che aveva per sua sorella.

E mai come in quel momento avevo bisogno di lui, per affrontare quella situazione, in cui non avevo ancora trovato un modo per risolvere il casino in cui stavo, ed era difficile accettare il fatto che non potessi contare su quello che reputavo mio fratello.

La porta si aprì, Rylie comparve davanti ai nostri occhi, ci scrutò attentamente, e noi scrutammo lei. Qualcosa mi diceva che i due non avevano ancora risolto, visto gli occhi arrabbiati di Ash che la stavano incenerendo. Mi faceva strano sapere che il conflitto della questione fossi io.

«Ash?» Rylie posò lo sguardo su suo fratello, lui guardò oltre le sue spalle e si accigliò.

«Che cazzo é successo?» Si spostò in avanti per entrare, alla vista di Ronni in lacrime seduta sul bordo del divano, con le mani sulla faccia.

Lei lo bloccò, prima che potesse entrare. Gli puntò un dito sotto il naso. «Per favore, non fare lo stronzo.» Lo intimò, a denti stretti.

Non sapevo cosa stesse succedendo, ma quando Ash la guardò confuso e poi la scansò, il mio istinto mi disse che sarebbe stata una bella discussione.

Sperai solo che Ronni non avesse tradito il mio amico. A quel punto si, che si sarebbe scatenato l'inferno.

Rylie mi guardò, e sbuffò infastidita. «Sei ancora qui?» Si appoggiò allo stipite della porta chiusa, a braccia conserte.

Fino ai tuoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora