36.

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Devon.

Superai con prepotenza le porte metalliche, ignorando il fatto che mi trovassi in un ospedale. Mi guardai intorno sperando di non aver sbagliato le indicazioni, e quando visti Ash e Ronni seduti sulle sedie di metallico corsi verso di loro. Ash parò subito gli occhi su di me, sconvolto si alzò in piedi e si gettò al mio collo sbattendomi contro il muro bianco. Era già pronto allo scontro, come se avesse previsto quella situazione e fosse già sul piede di guerra.

«Che cazzo ci fai tu qui?» Mi ringhiò in faccia. Le vene del collo gli pulsavano, sembrava quasi che stessero scoppiando per la rabbia.

Ronni si alzò. «Smettila, non fate scenate.» Gli poggiò un mano sul braccio, tremando, stringendo la felpa nera. «Non é il momento, Ash.»

«Sei stata tu?» Lui la guardò con gli occhi velati di rosso. «L'hai chiamato tu?»

Lei serrò le labbra e annuì, colpevole.

«Chi cazzo ti ha dato il permesso di farlo?» Mi lasciò, concentrandosi su di lei.

«Doveva sapere, che ti piaccia o no, lui doveva sapere.» Gli spiegò riferendosi a me.

La guardai, ringraziandola mentalmente, ma avevo il presentimento che non sapesse cosa fosse successo. Ronni non sapeva niente di quello che era accaduto poche ore prima in casa mia, ero sicuro che se avesse saputo tutta la storia mi avrebbe ucciso anche lei.

«Non ti meriti di essere qui, non ti voglio vicino a lei.» Ash si voltò di nuovo verso di me. «Vattene, adesso.»

«Col cazzo che me ne vado.» Sbottai, stanco di essere trattato da lui come se fossi una nullità, era l'unico che poteva permettersi di farlo, ma a tutto c'era un limite. «Voglio sapere che cosa é successo!» Strinsi i pugni lungo i fianchi, arrabbiato marcio.

Guardai Ash voltarmi le spalle, si portò le mani ai capelli, disperatamente, soffocando un urlo di frustrazione.

«Tu l'hai distrutta!» Si voltò di scatto. «É entrata in casa completamente a pezzi, era disperata, non l'avevo mai vista piangere in quel modo.» Si avvicinò al mio viso, le pupille dilatate mi guardavano come se fossi il diavolo in persona. «L'avevo avvisata, glielo avevo detto che tu sei il male, che sarebbe finita così.»

Serrai la mascella, lo stomaco si contorse. Avevo bisogno di lei.

«Sei stato tu a provocarle quella ferita al collo?» Mi afferrò ancora, pronto a sferrarmi un pugno sul naso.

«Ma che cazzo dici? No!» Alzai la voce, scrollandomi le sue mani di 'dosso. «Come cazzo ti salta in mente? Non la sfiorerei nemmeno con un dito, non lo farei mai.» Digrignai a denti stretti, quella era follia.

«E allora che cazzo é successo?» Il tono della sua voce si alzò di parecchio, catturando l'attenzione di un infermiera che ci disse categoricamente di smetterla, o ci avrebbe sbattuto fuori chiamando la sicurezza.

«Prega Dio che lei stia bene, e ringrazialo per il fatto che non posso spaccarti la faccia in questo momento.» Minacciò a denti stretti, ad un passo dal mio viso.

«Mi hai rotto il cazzo.» Lo spinsi, stufo della sue accuse, basta, ero al culmine. «Non sai un cazzo, non sai come sono andate le cose.» Sentì la rabbia prendere il controllo. «Pensi di essere migliore di me? Vaffanculo Ash, non ho mai giocato con Rylie.» Continuai guardandolo dritto negli occhi.

Fino ai tuoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora