35.

1.7K 52 4
                                    

Rylie.

Quando aprì gli occhi era ormai l'alba. Il braccio di Devon era avvolto intorno alla mia vita, e la mia guancia era appoggiata sul suo petto nudo, sentì il suo respiro regolare e capì che stava ancora dormendo. Beandomi di quel momento raro, con le dita accarezzai dolcemente la sua pelle, fino a quando non mi accorsi di una garza attaccata in malo modo sul suo fianco destro, inzuppata di sangue.

Mi accigliai, il panico mi invase la testa, chiedendomi perché dovesse sempre strafare e ridursi in quelle condizioni. Non ne sapevo il motivo, ma qualsiasi cosa fosse, niente avrebbe giustificato il fatto che la violenza fosse la sua arma migliore.

Alzai lo sguardo verso di lui, che lentamente aprì gli occhi colpendomi con l'azzurro intenso delle sue iridi. Si spostò sul fianco sinistro, girandosi completamente verso di me e circondandomi con le braccia.

«Che hai fatto al fianco?» Gli chiesi in un sussurro, spaventata per la risposta che mi avrebbe dato.

Lui mi guardò e fece una smorfia di fastidio, non capì se fosse per la domanda o perché gli facesse male. «Nulla.» Rispose con voce rauca. «Una discussione con Klaus.»

«Per quello che é successo l'altra sera?»

Non conoscevo bene Klaus, ma un tempo era amico di Devon e Ash. Li vedevo spesso insieme fino a quando lui non era scomparso dalla circolazione, all'improvviso. Non ero a conoscenza del motivo, ma sicuramente avevo capito che fosse affiliato ai Layton.

«No.» Rispose, secco.

«No?» Corrugai la fronte. «E allora, perché?»

«É meglio che tu stia fuori da questa storia, non farmelo ripetere.» Si infastidì.

Le sue dita si intrufolarono nei miei capelli, arrotolando qualche ciocca scompigliata.

Mi accigliai, e gli bloccai la mano. «Voglio sapere che cosa succede.» Insistetti.

Le sue narici si dilatarono, gli occhi si velarono di rosso. «Ho detto che non ti riguarda.» Alzò la voce.

Mi scostai dalle sue braccia, e mi misi a sedere sul bordo del letto. Con lui era sempre un maledetto loop infernale, ci bastava così poco per farci esplodere, che prima o poi saremmo arrivati al punto di non ritorno.
Alzai il viso, guardandomi in torno, quando qualcosa catturò la mia attenzione. Un'arma era poggiata sul comodino accanto al telefono.

«Da quando hai una pistola?» Gli chiesi drizzando le spalle, incredula.

Lui rimase in silenzio, e gemette per la frustrazione passandosi le mani sul volto. «Ti sei svegliata con la voglia di litigare?»

Mi voltai verso di lui, ed incrociai le braccia al petto.

La sera precedente mi ero rifugiata in camera sua quando ero entrata nel panico più totale. Sentivo la testa incasinata e solo lui sarebbe riuscito a farmi calmare. Mi ero convinta di dirgli tutto, ero pronta a dirgli della mia situazione, ma quando avevo visto i suoi occhi guardarmi in quel modo, non ero riuscita più a farlo. La paura che potesse smettere di desiderarmi era così tanta, che avevo deciso di rischiare fino alla fine e prendermi le conseguenze dopo che lo avrebbe scoperto.

Un assordante rumore di vetri rotti, che provenne dal piano di sotto, mi fece sobbalzare. Guardai la porta chiusa spalancando gli occhi, Devon si mise subito in piedi ed io lo seguì.

«Cassidy é ancora qui?» Sbottai, infastidita. «Avevi detto che l'avresti mandata via.»

«L'ho fatto.» Esasperò. «Ma avere a che fare con lei non é semplice, credimi, é una psicopatica.» Il suo sguardo serio mi fece capire che per psicopatica, intendesse letteralmente psicopatica. «Aspetta qui.» Mi ordinò, uscendo dalla stanza.

Fino ai tuoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora