20. Un gesto inaspettato

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[Papà] [Mercoledì pomeriggio 22/05/2019]

Sono a casa. Sto cucinando alla velocità della luce: uscito da scuola, ho preso il piccolo e siamo tornati, ho venti minuti di tempo, forse meno, per preparare il pranzo prima dell'arrivo dei gemelli e di Riccardo, spero di riuscire a coordinare tutto e a far trovare loro in tavola la pasta appena pronta. Sì, anche Riccardo. A metà mattinata mi ha scritto dicendo che l'incontro con la psicologa previsto per oggi pomeriggio è stato spostato a domani, e quindi sarebbe tornato a pranzo.

La stanchezza m'assale tutto assieme, mentre controllo la cottura dei piselli. E' stata un'altra mattinata intensa, a scuola, ormai anche io, come i miei figli, vado avanti facendo il countdown. Di pomeriggio devo accompagnare i gemelli dal dentista, salteranno la piscina, almeno ci sono stati lunedì. Dopo mangiato devo necessariamente prendermi almeno una mezzoretta per un pisolino.

Ieri, poi, è stata una giornata altrettanto intensa. La scenata di Riccardo... le sculacciate. Le bacchettate con la canna di bambù... e i termini della sua punizione. Altri nove giorni e poi sarà libero... anche se, a quel punto, avremo da affrontare un altro scoglio... promozione o bocciatura. Qualunque sarà l'esito... lo affronteremo insieme.

Scolo la pasta e proprio in questo esatto momento entrano i gemelli, insieme a Riccardo. Bene, così siamo tutti. "Dai, Giulietto, è pronto". Chiamo mio figlio, mi ha aiutato col pranzo, ha apparecchiato mentre cucinavo. Un po', all'inizio, si è lamentato: non avevi detto che doveva farlo Ricky? Gli ho risposto che sì, la punizione che gli ho imposto prevede questo, ma oggi andiamo tutti di fretta e quindi doveva collaborare. Per fortuna non ha più protestato e ha svolto il compito; una volta finito, è andato a stendersi sul divano, davanti alla TV. Ora, però, che siamo tutti, possiamo metterci a tavola e mangiare.

"Com'è andata?", chiedo in realtà a nessuno in particolare. Seduti al tavolo rotondo, non ho propriamente di fronte nessuno in particolare, lascio che a rispondere sia il primo che voglia farlo.

"Ho fatto l'interrogazione", risponde prontamente Riccardo. "Quella di letteratura latina, che ti dicevo". Sì, ne abbiamo parlato ieri.

"E...?"

"Non lo so. Cioè... boh", si ferma, mastica, manda giù. "Non credo di aver fatto troppo schifo. Però non lo so cosa mi metterà. Ha detto che doveva pensarci, quindi poi controlla il registro elettronico".

"Va bene", replico. Sposto lo sguardo sui gemelli, che fingono noncuranza. "Voi?", questa volta mi rivolgo proprio a loro.

"Papà...", comincia Luca. "Non ti arrabbiare".

"Luca, al solito...", ribatto stanco. "Cosa c'è?"

"Ecco... mi ha chiamato in storia, ma... non sono andato".

"Cosa?!", esclamo, quasi mi affogo, tossisco, bevo un sorso d'acqua, sotto lo sguardo colpevole di Luca. "Ma perché, scusa? Ah, e meno male che me l'avevi ripetuta..."

"Sì, ma... appunto!", esclama. "Cioè... mi hai fatto notare che la sapevo male, non volevo andarci e fare brutta figura, voglio prepararmi bene, se no mi rovino la media pure in storia".

Sospiro, il ragionamento di per sé non è sbagliato. "D'accordo, ho capito, spero però che non ti sei preso una insufficienza".

"No, no, l'ho convinta a mettermi l'impreparato, ma ci devo andare dopodomani, se no mi mette due".

"E allora sai cosa fare, continua a ripassare e ripetere", taglio corto. "Marco", lo chiamo, dato che finge di non essere partecipe al pranzo.

"Io... niente, nessuna novità".

Le nuove regole di papà (vol. 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora