43. Perdono

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[Papà] [Venerdì pomeriggio 7/06/2019]

Man mano che avanzo lungo il corridoio in penombra, adornato di college di foto dei miei figli, che si scambiano e si confondono tra le varie età, mi accoglie sempre più la luce che, dalle vetrate, entra nel salone, insieme ai suoni e alle voci scomposte di qualsiasi cosa sta guardando il piccolino.

Scivolo con le ciabatte sul parquet, raggiungo il divano, scorgo Giulietto steso lungo tutto il divano, a pancia sotto, le gambe sollevate, i piedi sullo schienale. Ma come fa a stare comodo? Dalla TV un vecchio dall'aspetto di scienziato pazzo rutta e proferisce parole sconclusionate.

"Ehi, piccolo... mettiti seduto bene", esordisco, ma subito mi pento, la prima cosa che gli dico è un rimprovero blando, non il migliore dei modi per iniziare una conversazione di riappacificazione. Giulietto sbuffa, non dice nulla e non si volta a guardarmi, ma si sistema, sedendosi composto, per poi ritirare le gambe, avvicinandole al petto. Si è cambiato dopo la scuola, ha messo dei pantaloncini corti, ok che fa caldo, ma magari più tardi saranno troppo leggeri... ah, devo smetterla di puntualizzare sempre ogni cosa. Certe volte ha ragione mia moglie, quando mi rimprovera di comportarmi da mamma inutilmente apprensiva. Chissà, forse ho introiettato gli atteggiamenti di mia madre, che pur lasciandomi libero di andare e venire, uscire con gli amici, i compagni, bighellonare nel vecchio quartiere, non faceva mai mancare raccomandazioni e premure.

Mi metto comodo sul divano anch'io, vicino ma non troppo a mio figlio. Guardo svogliatamente la TV, non ci capisco nulla, un attimo prima sembrava l'ennesima vicenda di famiglia americana, ora sono finiti nello spazio aperto, tra alieni psichedelici.

"Ma che stai guardando?"

"Un cartone", risponde sospirando, senza staccare gli occhi dallo schermo.

"Lo vedo".

"E' per bambini", s'affretta allora ad aggiungere, ma è evidente che no, non è proprio un cartone per bambini...

"E' su Netflix?", gli chiedo, punto fondamentale per i miei propositi. Il piccolo pigola un 'sì' flebile. Ottimo, vuol dire che può mettere in pausa la riproduzione. "Allora metti un attimo pausa, così non ti perdi niente".

"Cosa c'è?", ribatte annoiato, sospirando. Nondimeno, mette in pausa. Si scuote sul divano, lascia ricadere le gambe, ne piega una sul divano, sedendovisi sopra, l'altra la lascia dondolare. "Che ho fatto adesso?"

"Non hai fatto nulla, tranquillo. Dai, Giulietto, mica se voglio parlare un attimo con te dev'essere per forza per punirti o sgridati".

"Boh, che ne so io", risponde a stretto giro, scivolando in avanti, sul divano, e sollevando le gambe, accavallandole davanti a sé.

"E questo vale anche per te. Lo sai che puoi raccontarmi quello che vuoi, di come va a scuola, a calcetto, se c'è magari qualche film al cinema che vuoi vedere o..."

"No, non c'è niente", m'interrompe. "Tanto la scuola sta finendo e anche il calcetto. Anzi, ti ricordi che oggi finiamo più tardi? Perché c'è la festa dopo la partita". Ecco, ricordavo qualcosa del genere, ma in genere conto sul suo entusiasmo e sul fatto che mi ripete sempre cose simili, fino allo sfinimento, e invece, ultimamente, si è ritirato, certo è comprensibile, con quello che è successo... però così rischio di perdermi qualcosa, dato che non mi sono appuntato questo e altri eventuali appuntamenti.

"Ti dispiace che oggi è l'ultimo giorno?"

"Ma tanto poi inizio il campo estivo", risponde, un po' a disagio, o almeno, interpreto così il fatto che si sta tormentando il piede, torcendo la caviglia davanti a sé, mentre scivola sempre di più sul divano.

Le nuove regole di papà (vol. 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora