55. Una bella trovata

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[Papà] [Lunedì pomeriggio 10/06/2019]

Sono in uno stato di dormiveglia, con la mente che fluttua tra i pensieri del giorno e le preoccupazioni che cercano di impadronirsi di me. Mi assopisco, a un certo punto, ma qualcosa dentro di me resta vigile, mentre una cacofonia lontana si insinua nelle mie orecchie, trascinandomi in superficie, nel mondo della veglia. Ah, quei dannati lavori all'appartamento a fianco. Mi chiedo se hanno intenzione di proseguire per tutta l'estate. E ancora non ho incontrato i futuri nuovi inquilini.

Provo a resistere, a ignorare il rumore che è lontano, dall'altro lato dell'appartamento, potrei alzarmi e chiudere la porta, ma se lo facessi scrollerei completamente il sonno via dal mio corpo, lascio che la stanchezza torni ad appesantire le mie membra, a ottenebrare i sensi, ma poi, sopra il frastuono della ristrutturazione, sento una voce familiare che si fa strada. Sono i gemelli, Marco e Luca, e stanno litigando di nuovo. Mi alzo dal letto e mi dirigo verso la loro stanza, cercando di risolvere la situazione prima che si intensifichi ulteriormente.

Apro la porta e vedo Marco e Luca, con gli occhi pieni di rabbia e frustrazione. Li guardo, eppure vedo ancora i miei piccoli bambini, anche se ormai sono adolescenti. Cerco di intervenire, di calmare gli animi e di farli ragionare, ma la discussione è già in pieno svolgimento. I vestiti dei ragazzi sono un po' sgualciti e dimostrano i segni della giornata trascorsa: pantaloni sbiaditi e magliette un po' stropicciate.

Marco è in cima al letto, le gambe penzolanti nel vuoto. Ha una postura eretta e le braccia conserte sul petto, mentre tiene lo sguardo fisso su Luca, che è appoggiato all'armadio con le braccia incrociate, fissando il pavimento. La playstation ronza indifferente, la TV presenta un fermo immagine, un videogioco in pausa, ignorato.

Marco ha gli occhi fiammeggianti e il mento proteso in avanti, mentre Luca sembra abbassare la testa, come se volesse evitare lo scontro diretto. Posso percepire la tensione nell'aria e il desiderio di entrambi di avere l'ultima parola.

"Allora?! Che sono queste voci?!", tuono. Nessuno dei due, però, prende l'iniziativa, ma si fissano, decisi, determinati, come se comunicassero in un modo invisibile a me. "Marco", decido di interpellarlo.

"Niente, non è niente!", sbotta. Figuriamoci.

"Luca", chiamo allora suo fratello, mi guarda distratto, sposta nervoso lo sguardo su Marco. "Luca, insomma!"

"E' che..."

"Papà, non è niente", lo anticipa Marco.

"Fa' parlare tuo fratello! Da come urlavate non direi che non è niente", ribatto severo. "Cosa c'è, Luca, avanti".

"Niente, discutevamo su... siccome tu, ecco... i discorsi di prima, Ricky in punizione e..."

"Cosa, che c'entra Riccardo? Cos'è, dovrei punirlo di più, è questo?" Spero non sia questo. Ma poi, perché dovrebbero litigare su questa cosa? Se uno dei due pensa che sono stato troppo morbido con il fratello maggiore, l'altro gli darebbe ragione. No, è da prima che sono così... "Non sarà per ieri sera..."

"No, non c'entra niente", interviene di nuovo Marco.

"Non l'ho chiesto a te".

"Ma ti dico che non è niente!", insiste.

"Basta, Marco!", lo sgrido. Punto Luca, faccio qualche passo in avanti. "Allora?!"

"E' che non voglio più essere punito così!", sbotta, allora. Ma di che sta parlando?!

Marco sbuffa. "Ancora questa storia..."

"Era meglio prima, papi! Lo so, ci facevi male, però poi finiva subito! Non... anche questa cosa di Ricky! Una settimana in punizione, e poi magari arriva la mamma e ne aggiunge un'altra, ma perché?! Prima lo avresti sculacciato e poi sarebbe finita là, e basta!"

Le nuove regole di papà (vol. 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora