[Papà] [Venerdì pomeriggio 10/05/2019]
"Riccardo, allora, sei pronto?"
"Che palle!"
"Ma insomma!"
"Ripetimelo di nuovo e vediamo che cosa cambia da un secondo all'altro, e che cazzo!"
"Non mi piace questo tono, vediamo se devo scaldarti il sedere prima di uscire!"
"Ma se non mi dai il tempo! Ti ho detto cinque minuti e continui a farmi perdere tempo!"
Siamo alle solite. Dobbiamo uscire, perdo tempo, mi viene fretta, Riccardo si muove fastidiosamente lento, svampito, dimentica le cose e torna indietro, si mette le scarpe e poi decide di cambiare, lo sgrido e risponde e finisce sempre che litighiamo. Con gli adolescenti è così.
I ragazzi non ci sono, siamo io e lui soli in casa. Per fortuna sono riuscito a far quadrare tutto: ho lasciato Giulietto a calcio e i gemelli in piscina, chiedendo e ottenendo che, al ritorno, vengano lasciati dai genitori dei loro compagni. Per fortuna, pur cominciando a orari diversi, il venerdì finiscono entrambi alle 18.00. Giulietto tornerà con il papà di Mario, uno dei suoi compagnetti, mentre i gemelli tornano con la mamma di Alberto, quel ragazzino grassottello che ogni tanto si intrattiene con i miei figli. In piscina, in effetti, non sembrano aver legato tanto con gli altri, ma è pur vero che c'è una certa varietà di età nei ragazzini che frequentano quel corso pomeridiano, molti bambini dell'età di Giulietto, ma anche diversi adolescenti e forse, stritolati tra le due sottofasce di età, faticano a fare amicizia. Oppure, semplicemente, se ne fregano degli altri, stando bene l'uno con l'altro.
"Riccardo, insomma! Ti avevo detto di prepararti mentre lasciavo i tuoi fratelli e invece son tornato ed eri ancora in tuta!"
"Guarda che ci avrei messo due secondi a vestirmi, sei tu che mi hai fatto spogliare da capo, dicendomi che dovevo vestirmi elegante!", risponde prontamente. Già. Riccardo non sa ancora che non andremo alla conferenza sul fumo al policlinico, ma a teatro... Lo guardo, si sta abbottonando una camicia, sopra i jeans scuri (almeno non sono di quelli strappati).
"La camicia dentro i pantaloni".
"Sì, sì, che palle", sbuffa.
Guardo con insistenza l'orologio, rischiamo di far tardi. Lo spettacolo comincia alle 17.30, volevo arrivare con un certo anticipo così da trovare facilmente parcheggio, giù in centro...
"Ok, pronto", dice d'un tratto, cambiando tono di voce, più conciliante.
"Ancora un attimo". Tiro fuori dalla tasca dei pantaloni un papillon blu scuro. "Mettiti questo".
"Che?! No no, non esiste proprio!"
"E dai, non farti pregare. Voglio vedere come ti sta", insisto.
"Papà, ho detto di no! Mi sentirei... ridicolo!"
"Ah, quindi io sarei ridicolo quando li metto per andare a scuola?"
"Certo che sì!", sbotta, ma poi ridacchia, nervoso.
"Va bene, facciamo così. Ti ricordo che sei in punizione, quindi, come parte della punizione, indosserai questo", gli agito davanti il farfallino.
"Da non crederci", sbotta, lasciando ricadere le braccia, precedentemente agitate, lungo i fianchi. "Muoviti che è tardi". Ah, ora è lui ad avere fretta. Mi avvicino a pochissimi centimetri da mio figlio, Riccardo resta fermo, rigido, nervoso, gli sto davanti e gli faccio scorrere il nastro del papillon attorno al colletto sollevato della camicia, lo sento respirare a disagio, il suo sguardo cacciato con forza verso destra, evitando il mio, i miei occhi concentrati su di lui.
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Le nuove regole di papà (vol. 2)
Ficção GeralItalia, 2019. Papà ha deciso di stravolgere la vita di famiglia, sottoponendo i suoi quattro figli a un regime di limitazioni, regole, castighi e punizioni corporali. A modo loro, i ragazzi si sono adattati al nuovo regime, cambiando le loro abitudi...