13. La pazienza è colma

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[Riccardo] [Mercoledì pomeriggio 15/05/2019]

Non ho mai visto papà così. Non so cosa fare. Sono pietrificato. Si avventa su mio fratello come un pazzo e io... niente. Non faccio niente. Mi vedo gettarmi addosso a papà, sottrargli Giulio e scappare via. Ma resto fermo, in piedi. Papà lo sta sculacciando con la ciabatta, ma con una foga tale... sembra che lo stia picchiando selvaggiamente. Sì, picchiando. L'ho sempre accusato di picchiarci, lui ha sempre corretto dicendo che è diverso, che ci sculaccia. E ora, sì, sta sculacciando Giulio... ma, davvero, sembra lo stia picchiando.

Squilla il telefonino di papà. Non risponde, continua a sculacciare mio fratello. Gli dico che gli squilla il telefono, s'incazza ancora di più. Il telefonino insiste e insiste... sto impazzendo. Papà si incazza, sbatte a terra la ciabatta, mi dice di tenere a bada mio fratello e se ne va a rispondere.

L'incantesimo si spezza, riesco ad alzarmi, mi precipito da Giulio, sta piegato malamente sul mio letto, le mutandine ai piedi, il sedere rosso da far male.

"Giulio, ehi, sono qui. Sta' tranquillo, dai".

"Vattene!", mi urla, piangendo. "Vattene, non ti voglio!"

"Dai, Giulio, adesso non..."

"Vaffanculo! Mi hai lasciato! Mi hai tradito! Non ti voglio più!", urla con una tale rabbia. Mi si inumidiscono gli occhi. No... ti prego... non fare così. Non dirmi anche tu queste parole, che mi sogno la notte. La stessa rabbia con cui papà, nei miei incubi, mi dice: vattene di casa, non voglio più vederti, mi hai deluso, sei un fallimento.

"Giulio... non fare così". Gli metto una mano sulla schiena, sussulta, si volta e mi scaccia con una manata. Ha il viso un casino, tutto bagnato, gli occhi devastati. Cazzo...

Rientra papà, a passi furiosi, ma che è successo adesso?

"Vieni qui, Riccardo!", mi urla addosso. Io? Che c'entro adesso? Mi afferra per un braccio.

"Ahi! Mi fai male, mollami!"

Mi spinge nello studio, quasi inciampo e cado, per fortuna atterro sul divano, mi rizzo in piedi e, non so come, mi arriva un ceffone in pieno viso, mi fa cadere sul divano, di nuovo.

"Ma sei impazzito?!", sbotto, mettendomi a sedere. Mi fa malissimo la guancia. Non me l'ha mai dato uno schiaffo così.

"Io? Io, Riccardo?! E tu allora?! Eh?! Cazzo, non posso crederci!" Ma cosa?! Non capisco. "Non capisci, vero? Non hai idea di chi fosse al telefono, poco fa!" No che non lo so. Ma che ha oggi?! Che cazzo è successo?! Perché sta andando tutto storto?! "Cazzo Riccardo, ma come hai potuto!" Io... era su di me, la telefonata? Ma cosa può essere? Ah... oddio. Oddio no, no no... ti prego ti prego, fa' che non fosse la scuola...

"Mi hanno chiamato da scuola". Cazzo. Sto nella merda, nella merda più totale. Mi sento male. Mi gira la testa. Mi pianto le unghie nel braccio, nell'incavo del gomito, per restare vigile. "Ora, voglio sapere da te che cosa pensi che mi abbiano detto".

Che faccio? Glielo devo dire? Ma possibile che hanno scoperto tutto? No... dev'essere quella di latino. E' furba, quella. Ha capito tutto. Dev'essere solo questo.

Intanto esito e papà mi tira un altro schiaffo. Vedo le stelle. Mi scende una lacrima, non voglio piangere.

"Ok, ok, basta, ora parlo, ma datti una calmata", m'affretto a dirgli. "Ok, va bene. I voti di latino... la versione... quella che hai voluto festeggiare... E' vero. Ho copiato. Non ho che dire. E' andata così".

"Oh, no che non è andata così", mi dice con rabbia. "Tu non hai copiato. Tu te la sei fatta fare. Dietro ricatto. Vero, Riccardo?"

Mi sento mancare. Mi mordo la lingua, il dolore mi tiene sveglio. Cazzo. Lo sa, lo sa, lo sa... lo sanno tutti. Sono morto.

Le nuove regole di papà (vol. 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora