77. Un regalo inaspettato

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[Papà] [Martedì 25/06/2019]

Secondo giorno. Ho sonno, fatico a concentrarmi. O meglio, fatico a tenere su una maschera di interesse, mentre ascolto polpettoni imparati a memoria propinati dagli studenti. Faccio qualche domanda per sondare il terreno, sento annaspare, arrampicarsi sugli specchi, lasciamo perdere.

Metto su il pilota automatico e riparto con i miei viaggi mentali. Ripenso ai ragazzi, a Luca, la punizione di Riccardo (mia moglie è quasi stata entusiasta all'idea di fargli spolverare e sistemare tutti i libri, miei, peraltro, e le cianfrusaglie che occupano i diversi ripiani delle librerie e della parete attrezzata del salone), al tennis, possibile che quando magari sono solo riesco a pensare a qualcosa che riguardi me esclusivamente, e poi, però, puf!, i pensieri spariscano, ho in testa solo la famiglia.

Il giovane collega di filosofia finge entusiastico interesse per il grossolano racconto del Diario di un seduttore del filosofo Kierkegaard, recitato senza passione da uno studente accaldato. Ed ecco, che mi vien in mente un'idea.

Ieri sera, a letto, mi sono confrontato con mia moglie, prima di crollare abbracciato a lei, sudaticcio e mentalmente esausto. Le ho espresso le mie preoccupazioni su Luca, le sue reazioni nervose che non sono giustificabili. Sì, è vero, Luca ha un temperamento diverso da quello di Marco, e però... qualcosa si deve pur provare a fare, per aiutarlo a gestire le sue emozioni. Come con Riccardo. Se hanno qualcosa in comune, è proprio questo. E allora... so, forse, cosa posso fare.

Quando stiamo per iniziare il quarto candidato del giorno, ricontrollo il telefono. Riccardo è tornato a casa, ha finito con Lisa. Sto in pensiero a saperlo in giro sotto il sole cocente... ma, come osserva mia moglie, dovrei stare molto più in pensiero quando esce la sera. E allora meglio non pensarci proprio.

Alla fine recuperiamo il ritardo. Sulla valutazione dell'ultimo candidato l'accordo è facile, come comune è il desiderio di filare via alla velocità della luce. Arrivo a casa che è quasi la stessa ora in cui torno quando ho l'ultima ora di lezione. Riesco a fare un pranzo decente, anche se da solo: Riccardo non mi ha aspettato, pensando che avrei fatto tardi, non posso biasimarlo. Lo trovo in camera, sul letto, accaldato, a cazzeggiare col portatile.

"Com'è andata con Lisa?", chiedo, transitando brevemente nella sua camera, dopo aver messo l'acqua a bollire.

"Boh, normale", biascica, senza spostare lo sguardo dallo schermo. Ah, le solite risposte. Ho smesso di chiedere ai ragazzi com'è andata a scuola, viste le risposte.

"Normale che significa? E' utile? Non cambia niente? Ti trovi bene, male? Subisci le spiegazioni senza riuscire a..."

Riccardo sbuffa, messo alle strette, e finalmente mi rivolge un'occhiata. "Normale nel senso che, cosa vuoi che ti dica, è studio, cioè, nulla di che. No, non ho problemi, se è quello che vuoi sapere. Va bene, con lei dico. Con le materie, be', non è che adesso matematica diventerà improvvisamente affascinante".

"Il punto non è necessariamente fartela piacere", ribatto.

"Sì, sì, dai, era per dire..." sospira. Ok, non ha voglia di sollevare discussioni, al contrario di Luca, ieri, ma nemmeno di stare lì a riflettere sullo studio. E' estate, posso capirlo. Però vorrei capisse che se non serve, non si trova bene con Lisa, non trova miglioramenti... allora si deve cambiare. Ma forse è ancora presto per dirlo.

Mi guardo intorno, c'è qualcosa che mi aveva colpito, ma in maniera subconscia, quando sono entrato.

"Hai messo in ordine".

"Già".

"Il che ci riporta alla tua punizione".

Riccardo sospira, si agita, mette via il portatile, cambia posizione.

Le nuove regole di papà (vol. 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora