3. La sculacciata compensantiva

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[Papà] [Martedì pomeriggio 7/05/2019]

Mi allontano, percorro il corridoio, do una fugace occhiata nelle camere dei ragazzi, tutto normale. Arrivo fino al mio studio, prendo un foglio di carta pulito e una penna, poi svolto nella camera a fianco, quella di Giulietto e Riccardo – a proposito, ma quando ha intenzione di tornare? Devo scrivergli un messaggio –, il piccolo sta a leggere un fumetto, lo ignoro, mi dirigo veloce al cassettone, apro il cassetto in cima e, tra mutandine colorate, trovo la spazzola. Subito Giulio solleva gli occhi dal Topolino, ansioso, ma esco dalla camera senza dire nulla, lo sento tirare un sospiro di sollievo. Vado verso la cucina, ma proprio quando passo davanti la camera dei gemelli salta fuori Marco.

"Dov'è Luca", sibila.

"In punizione", gli dico. "Sta' tranquillo", aggiungo, prima che possa chiedermi qualcosa.

Di ritorno in cucina, trovo Luca seduto al tavolo, il viso scocciato, più che preoccupato, sorretto dal palmo destro, il gomito che preme sulla tavola nuda. Appena mi vede rientrare sobbalza.

Schiaffo sul tavolo, davanti a lui, foglio di carta, penna e... la spazzola.

"Facciamo un tentativo", esordisco. "Quello che mi preme di più non è punirti, ma farti capire quanto sia sbagliato e pericoloso andare in giro in bici con la musica nelle orecchie. A sculacciarti non ottengo nulla, se non alimentare il tuo desiderio di disobbedire un'altra volta. Quindi, facciamo così. Hai carta e penna. Voglio che scrivi cinque motivi per cui è sbagliato quello che hai fatto oggi".

"Uff... ti pareva... con un padre professore...", si lagna Luca, spostandosi in avanti sulla sedia e prendendo la penna in mano. Poi, allunga lo sguardo verso la spazzola.

"La spazzola", gli dico, prima che possa chiedermi. "Se non arrivi a cinque motivi... per ogni punto mancante, prenderai, vediamo... dieci colpi di spazzola".

"Avevi detto basta sculacciate!", sbotta subito il mio cucciolo.

"Questo dipende da te. Mi aspetto che riesci a trovare ben cinque motivi per cui le tue azioni sono state sconsiderate", ripeto. "Ah, e c'è un tempo limite, se no facciamo notte". Apro il cassetto degli attrezzi da cucina, dal bancone accanto ai fornelli, e tiro fuori un timer da cucina, a forma di uovo. "Hai dieci minuti".

"Pure!", sbotta Luca.

"A partire da adesso!", annuncio, settando il timer, che comincia subito a ticchettare. Lo metto sul tavolo, vicino a mio figlio, che sposta poi lo sguardo sul foglio bianco. Lo vedo scrivere dei numeri, da 1 a 5, e poi cerchiarli.

Resto in attesa, a guardar la scena. Mi appoggio al bancone della cucina, stando in piedi.

"Mi metti ansia, così!", sbotta mio figlio, dopo un minuto circa. "Mi sento a scuola, veramente!" Non dico nulla, ma lo accontento. Lascio il bancone e mi sposto in avanti, verso la sala. Mi lascio ricadere con pesantezza sul sofà. Non accendo la TV per non distrarre mio figlio, mi limito a occupare i minuti che restano col cellulare. Anzi, ne approfitto per chiedere a Riccardo dove si trova e quando ha intenzione di tornare. Scrivo anche a mia moglie, chiedendole se tornerà secondo le previsioni o farà tardi.

"Papà... non mi viene in mente altro", si lamenta Luca.

"Sforzati, vedrai che ti viene in mente qualcosa".

"Ma ti ho detto che non mi viene in mente nulla!"

"Problemi tuoi allora", chiudo la discussione. "Non sprecare tempo, ti rimane poco".

Mio figlio grugnisce, ma si zittisce. Lo sento scribacchiare sul foglio, poi sospirare. Suppongo che non riuscirà a trovarne cinque. Una sculacciata gliela rifilo sicuro... forse ho esagerato, ma chissà, potrebbe anche sorprendermi con un eccesso di autocritica e di senso di responsabilità. E laddove dovesse fallire... il culetto caldo sarà un'ottima ragione che si aggiungerà alle altre e che lo convincerà, la prossima volta, a lasciare a casa gli auricolari.

Le nuove regole di papà (vol. 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora