CAPITOLO XXXVII

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"Lei è il nuovo generale?" domando un po' imbarazzata per le cose che gli ho detto. "Già, spero che i miei modi di fare ora siano appropriati" mi rinfaccia per le cose dette precedentemente. "Mi dispiace, è che ne ho passate davvero tante e sono davvero stanca" mi giustifico. "Non si preoccupi, la capisco" mi dice, come se comprendesse davvero ciò che ho passato. "Sai mi ricordi mia figlia" mi confida lui. "È una brava ragazza, ma spesso, molto spesso, si caccia nei guai" spiega, per poi farmi strada verso la sua auto che si trova circondata da giornalisti pronti a scattare foto e riempirci di domande.

"Signorina Collins è vero che è stata scagionata?" "Lei ha comunque ucciso molte persone, si reputa ancora un innocente?" "Adesso che è diventata un'Avenger dobbiamo considerarla un'eroina o considerare tutti gli Avengers dei criminali?" "Ha collaborato con il soldato d'inverno?" "Cosa è successo davvero quella fatidica notte?" "Come è riuscita a fuggire dalla polizia per tutto questo tempo?"

Non sapevo a chi rivolgermi, sono accecata continuamente dai flash delle fotocamere ma il generale Stacy mi invita ad ignorarli e proseguire entrando nella sua auto. Durante il tragitto il generale decide finalmente di rompere il ghiaccio "Tutto bene là dietro? Sei fin troppo silenziosa. Fino a un momento fa mi hai dimostrato di non essere poi così timida" commenta. "È solo che pensavo di ritornare alla mia vita normale, ma ora capisco che non la riavrò mai più" gli spiego dal retro dell'auto guardando fuori dal vetro oscurato del finestrino. "Per esperienza ti dico che è meglio dimenticarsi la vita che avevi prima. È per il tuo bene. Non rimanere ancorata a quell'idea. Concentrati su quello che verrà ora e fidati riuscirai ad apprezzarlo molto di più di ciò che avevi prima" mi dice con lo sguardo rivolto alla foto che ritraeva una ragazza sull'aletta parasole, e con un tono rassicurante e quasi cupo e triste. "Cosa le è successo?" domando spostando lo sguardo dal finestrino allo specchietto retrovisore per incrociare il suo sguardo, capendo che in parte si riferisse anche a se stesso. "Era l'unica che credeva nella mia innocenza, in uno scandalo che si venne a creare" mi spiega. "Passai per il mostro che non ero, ma testarda come era, riuscì addirittura a farmi scagionare" continua pensando a quella persona con una certa malinconia e con mezzo sorriso sul suo volto. "C'è un ma, vero?" domando temendo già la risposta. "Ma, lo fece a costo della sua stessa vita" termina lui. "Dopo tutto quello che era successo mi vedevano ancora come un mostro. Anche se ero stato dichiarato innocente, non cambiava gli sguardi che sentivo addosso quotidianamente" mi confida. "Come sei riuscito ad andare avanti?" domando incuriosita. "È stata mia figlia. Era l'unico spiraglio di luce nella mia vita in quel momento. Non mi importava nulla dei pareri della gente quando lei era con me. Mi faceva dimenticare tutto il resto. Mi ha reso una persona migliore di quel che ero" mi spiega con un gran sorriso, mentre io rifletto attentamente sulle sue parole sfiorandomi il ventre con la mano. "Sà, forse le nostre storie non sono poi così tanto diverse" gli dico sorridendo. Forse dovrei portare avanti la gravidanza. Ma sarebbe un bene per il bambino? Devo affrontare con Bucky questo discorso il prima possibile. "E sua figlia quanti anni ha?" chiedo. "Gwen ha la tua età, è testarda e si caccia nei guai molto spesso" la descrive lui. "Potrebbe essere la descrizione della sottoscritta, sai mi piacerebbe tanto conoscerla" gli confesso. "Ad una condizione" mi avverte lui tornando serio. "Tienila lontano dai guai, intesi" mi mette in guardia. "Ricevuto, forte e chiaro" gli prometto. Giunti alla centrale, altri giornalisti si avvicinano all'auto e alle loro spalle gente tenuta dietro delle transenne che urlavano dandomi dell'assassina. "Ignorali. È solo momentaneo, perchè non si fa altro che parlare di te al momento. Tra qualche settimana tutti se ne saranno già dimenticati" mi suggerisce il generale Stacy. "C'è una scorta che sta arrivando, stammi vicino ed entriamo immediatamente" mi spiega un attimo prima di uscire dallo sportello per venire ad aprire il mio. Uscita da quell'auto vengo bombardata da flash provenienti da molte telecamere e fotocamere e circondata da microfoni.

WHITE WOLF AND BLACK FOXDove le storie prendono vita. Scoprilo ora