CAPITOLO XI

113 12 0
                                    

Arrivati a Brooklyn, tutto era diverso dagli anni 40, l'ultima volta che ci sono stato. Tutto mi faceva pensare ai bei momenti passati qui. Quei pochi momenti di felicità prima dell'incidente in treno. Il quartiere in cui sono cresciuto, dove vivevo la mia vita e dove ho conosciuto un irritante ragazzino che amava andare in cerca di guai, e lo ricordo sorridendo.

"Cosa c'è di così divertente?" mi chiede Grace. "Ricordavo i bei momenti" rispondo. "Del tipo?" mi implora con i suoi grandi occhi da cerbiatto affinché li condivida con lei. "Bhe come quella volta che ho aiutato Steve in una delle tante risse" le dico. "Risse? Non vi facevo tipi da risse" mi dice. "Bhe più che risse evitavo che dei tizi mandassero in ospedale il mio amico" dico ridendo e lei con me.

"Siamo arrivati" la avviso. "Questa era casa tua?" chiede lei. "Sì, non è granché, ma possiamo starci per un po' di tempo" le dico. "È carina invece. È molto vintage. Mi piace" dice con l'entusiasmo di una bambina. "In realtà volevo che andassimo nella casa di Steve, ma ora mi rendo conto che è sotto troppi riflettori. D'altronde nessuno sa dov'è casa mia e non possono trovarci facilmente" le spiego.

Sistemate tutte le nostre cose che avevamo a portata di mano andiamo a farci un giro per la città per distrarci dal lavoro e tutto quello che ci era successo, ma anche per dedicare un pò di tempo a noi stessi. D'altronde ora siamo una coppia.

Passeggiamo per un paio di isolati, inizialmente uno accanto all'altra parlando delle cose più imbarazzanti che ci fossero mai successe. "Ora è il tuo turno" mi dice lei. "Vediamo, oh sì. Una volta ad un appuntamento una ragazza mi chiese l'età ed io le dissi la verità. Ho 106 anni. E lei mi rise in faccia" le racconto ridendo insieme a lei.

"Okay ehm.. Una volta Al doveva venirmi a prendere in auto a casa mia per andare a lavoro. Vedo la sua auto parcheggiare poco più avanti dal punto in cui lo stavo aspettando, la raggiungo ed entro in macchina. Dopo aver chiuso la portiera e messo la cintura gli dissi esattamente questa frase: 'Possiamo andare Al, hanno trovato un altro cadavere dobbiamo muoverci siamo già in ritardo'. Però poi sento una voce da donna provenire dal lato del guidatore che mi dice impaurita e balbettando 'M-mi sa c-che hai s-sbagliato auto'. Solo in quel momento mi accorsi di quel che era successo e di quel che avevo detto. Mi scusai ma non appena scesa, lei se ne andò immediatamente. Penso mi abbia presa per una serial killer" mi racconta lei ridendo a crepapelle.

"Non so se riuscirò a batterti con questa" le dico ridendo. "Anzi forse sì. Una volta ero in giro con Steve, avevo bevuto e dopo la serata Steve mi portò a casa sua dove sua madre lo aspettava. A quei tempi non esistevano i cellulari e non potevamo avvisarla del nostro ritardo. Sua madre era preoccupata per lui e lo stava rimproverando. Poi venne verso me per controllare che stessi bene, perché dopo aver bevuto ebbi dolori allo stomaco, ma non appena si trovò difronte a me le vomitai addosso. E la cosa più divertente è che se la prese con Steve" le racconto ridendo ancora più forte, mentre lei quasi piangeva dalle troppe risate.

Dopo esserci ricomposti, la avvicino a me appoggiando il mio braccio sulle sue spalle mentre lei poggia la sua testa sulla mia spalla. "Penso che la mia figura sia peggio della tua" esordisce lei. "Sul serio? Andiamo tu non incontrerai più quella donna. Io invece vedevo i suoi genitori ogni giorno" le dico. "Ma almeno non ha pensato che tu fossi un assassino pronto ad uccidere" dice, ma non appena si rende conto di cosa avesse appena detto mi guarda dispiaciuta "Scusami non volevo dire questo. Insomma non mi riferivo a quello che ti è successo. Oddio sono proprio stupida. Non avrei dovuto dirlo. Mi dispiace" dice coprendosi il volto ormai arrossito con le mani.

Io a dire il vero non ci avevo neanche fatto caso. Stare con lei mi fa dimenticare tutti i brutti momenti vissuti, portando allegria e felicità nella mia vita. E questa ne era la prova. "Non preoccuparti, so cosa intendevi. E ad essere onesto non ci avevo nemmeno pensato" le confesso sorridendo. "È davvero tutto okay?" chiede. "Tutto okay" le rispondo tenendo ancora il braccio intorno alle sue spalle, guardandola negli occhi e baciandole la fronte.

WHITE WOLF AND BLACK FOXDove le storie prendono vita. Scoprilo ora