Capitolo 2

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Avanzo accompagnata dall'eco del rumore che le suole delle mie scarpe producono scontrandosi periodicamente contro il pavimento di una tonalità bianco sporco che segue l'infinito percorso dei corridoi della Golden Oaks. Al suo interno sono presenti ancora pochi volti dato che sono a malapena le 8 e le prime lezioni della giornata hanno inizio alle 9.

Quando giungo in prossimità del mio armadietto apro l'anta per recuperare i libri e il materiale necessario per la prima ora di lezione. A quel punto, faccio per richiuderlo ma il silenzio che padroneggiava sull'atmosfera all'interno del college viene frantumato dall'arrivo dell'unica persona in grado di raggiungere, quando parla, decibel fin troppo elevati.

«Lee!» L'urlo improvviso di Taylor che mi chiama mi fa sobbalzare e attira l'attenzione di quei pochi sguardi che ci circondano.

«Un giorno romperai i timpani a qualcuno» la ammonisco, chiudendo finalmente l'armadietto per poi voltarmi in direzione della mia amica. Noto un paio di occhi verdi, ridotti in due piccole fessure, fissarmi, contornati da qualche ruga d'espressione dovuta al sorriso bianco che spiccava nel suo volto costellato da lentiggini.

«Come la fai tragica» e avvolge un braccio intorno alle mie spalle mentre si accosta a me. Prendiamo ad proseguire nella stessa direzione, senza una meta.

«Rachel non c'è?» prosegue poi, notando la sua assenza dato che di solito arriviamo insieme.

«Penso che sia ancora rinchiusa nella macchina con il tipo che si è fatta ieri sera» rivelo senza riuscire a trattenere uno sbadiglio che cerco di mascherare sollevando il braccio che avvolge i libri.

«Ah vero, mi ero dimenticata che Linda aveva organizzato una festa» afferma Taylor grattandosi la fronte con la mano libera. «Com'è andata?»

«Come al solito, niente di nuovo» faccio una descrizione molto povera di dettagli ma che a lei sembra bastare. D'altronde, di solito Taylor non si perde mai una festa, incluse quelle di Linda, per cui ha bene in mente di che genere sia stata quella di ieri sera, alla quale però non si è potuta presentare: era impegnata a festeggiare l'anniversario con il suo ragazzo, Steve.

«E dimmi un po'» continua, piazzandosi adesso davanti a me in modo da ostacolarmi il cammino. Mi fermo all'istante. «Tu invece con chi sei andata a letto?»

Inarco un sopracciglio. «Chi ti dice che io sia andata con qualcuno?»

Taylor non risponde, si limita a corrugare la fronte assumendo un espressione della serie "chi vuoi prendere in giro?". Mi arrendo, sospirando.

«In realtà non ricordo chi fosse» e nel pronunciare queste parole il mio sguardo viene istintivamente attirato dal passaggio di due figure maschili proprio di fianco a noi. Tra i due, riconosco il ragazzo con cui mi sono involontariamente scontrata questa mattina. Non si accorge della mia presenza, ha l'attenzione interamente dedicata al pacchetto di sigarette che le lunghe dita sono impegnate a chiudere. Non riesco a scorgere il viso dell'amico che lo sta accompagnando, noto solo che è concentrato a parlare gesticolando.

Avevo intravisto il ragazzo di questa mattina numerose volte in passato. Insomma, è innegabile dire che si tratti di un bel ragazzo e per questo non passa mai inosservato, ma nonostante ciò non mi sono mai incuriosita sulla sua persona, né tantomeno ci ho mai avuto a che fare. Non ricordavo nemmeno come si chiamasse fino a questa mattina e, se proprio devo essere sincera, non ricordo come si chiami nemmeno ora. Forse Brian?

«E' lui? Quel figo con la maglietta azzurra?» cado dalle nuvole quando queste parole scappano dalle labbra di Taylor.

«Che? No!» mi affretto a pronunciare, sgranando di poco gli occhi.

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