Capitolo 20

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«Spero possa essere di tuo gradimento.» Christine mi porge un piatto con due cosce di pollo contornate da patate al forno. L'aspetto, accompagnato da un profumo delizioso, sembra promettere bene.

Sfoggio un sorriso smagliante intimorita dal pensiero che la conversazione con Ryan ha fatto scattare in me: che Christine si sia resa conto del mio disagio. Non voglio che vengano trasmessi messaggi sbagliati, lei è una donna meravigliosa che è riuscita ad accogliermi calorosamente nel suo mondo senza farmi sentire di troppo; la mia titubanza è dovuta a ben altro, qualcosa che va oltre la semplice intuizione.

«Buon appetito!» esclama il piccolo Helia di fianco a me, sollevando la forchetta verso l'alto in un gesto trionfante, per poi infossarla nel pollo. Seguo i suoi movimenti e, dopo aver mandato giù il primo boccone, mi congratulo con la cuoca. «E' delizioso.»

«Sono felice che ti piaccia» sorride a sua volta, per poi proseguire: «Dimmi un po' cara, cosa studi?»

Inspiro profondamente. Ci siamo.

Confortata dalla prima domanda, non troppo invasiva, do inizio all'excursus sulla mia vita. «Medicina.»

A queste parole gli occhi di Christine prendono a brillare. «Ma è meraviglioso. Qualche tuo parente è medico per caso? Da dove nasce questa tua passione?»

Per un motivo a me poco noto, i miei occhi scattano per un attimo verso Ryan che però sembra interessato più alla sua cena che alla discussione dato che ha il viso rivolto verso il piatto, con le palpebre mezze abbassate. Poi, torno a concentrarmi su Christine.

«No, diciamo che...» rifletto sulla scelta delle parole, ma nessuna sembra essere in grado di esprimere a pieno quello che provo senza che venga esposto il mio passato. «mi piacerebbe regalare alle persone la certezza di stare bene, fare tutto quello che sono in grado di fare per permettere loro di trascorrere una vita quanto più lunga e serena.» Non voglio vedere un altro figlio perdere di fronte ai propri occhi una mamma perché non si è lottato abbastanza e per tempo. Ma questo evito di rivelarlo.

«Sarai un ottimo medico tesoro.» Le sue labbra si incurvano verso l'alto, determinando delle piccole increspature negli angoli dei suoi occhi da cerbiatta.

«Me lo auguro» rispondo con onestà, addentando una patatina.

«I tuoi genitori immagino siano molto fieri di te» deduce, toccando un tasto dolente. A quelle parole smetto di masticare per un millesimo di secondo, giusto il tempo per elaborare la frase e processare una reazione che non mi esponga.

«Suppongo di si» mormoro dedicando l'attenzione al piatto, come se tagliare una fetta di carne bianca comportasse un'eccessiva concentrazione.

«Loro che lavoro fanno?»

Inspiro il più silenziosamente possibile. «Mio padre è commercialista.»

«Mamma mamma» Helia tira la manica della madre verso di sè per attirare la sua attenzione, «cos'è un commercialista?»

Mentalmente ringrazio il piccolo di quella distrazione. Odio l'eccessiva sensibilità che manifesto quando vengono tirati in ballo determinati argomenti: ogni volta che la mia vita personale e l'ambito familiare diventano oggetto di discussione, mi risulta difficile rivelare pure la più banale delle informazioni, come se un nodo a livello dell'esofago ostruisse il passaggio dell'aria e bloccasse il fiato. E a rendere ancora più opprimente questa fatica è la presenza di Ryan, che seppur sulle sue mi mette estremamente in soggezione. Do la colpa all'astio che provo nei suoi confronti: rendendolo partecipe a conversazioni tanto intime per me, gli permetto di scoprire tratti dei miei lati più vulnerabili che invece dovrei tenere al sicuro da tutti, specialmente da colui che potrebbe ritorcermeli contro in qualsiasi occasione.

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