Ritiro tutto.
«Scusa?» sorrido nervosamente sbattendo le palpebre più del dovuto mentre osservo il ragazzo alto almeno centottanta centimetri grattarsi la nuca e sbadigliare dato che il mio arrivo deve aver, a quanto pare, disturbato il suo sonno.
E' sabato mattina e, come promesso, mi sono presentata a casa Clarke per dare una mano con i preparativi per la festa a sorpresa di Helia... se solo Ryan me lo permettesse.
«Hai capito bene» risponde lui passando una mano in mezzo a dei capelli completamente scomposti che, assieme alla maglietta stropicciata che fascia il suo torace muscoloso, gli conferiscono un aspetto trasandato ma anche piuttosto attraente. «Puoi tornartene a casa, il tuo aiuto non è richiesto.»
Mi schiarisco la gola mentre l'immagine positiva che mi ero fatta di lui, risalente a qualche sera fa, sfuma via. «Tua madre ha detto esattamente il contrario» lo informo iniziando a picchiettare il piede contro il legno del porticato d'ingresso.
«Mia madre non sa di cosa parla.» Dopo queste parole indietreggia di un passo e fa per chiudermi la porta in faccia, ma grazie ai miei riflessi la blocco con la mano e faccio pressione a mia volta.
«Tua madre mi ha esplicitamente chiesto di aiutarti a preparare la festa, quindi che ti piaccia o no...» con qualche sforzo riesco a recuperare terreno spingendo maggiormente la porta verso l'interno, «ti aiuterò.» Approfitto dell'apertura creata per intrufolarmi in casa e dirigermi in giardino senza domandare permesso.
«Ho tutto sotto controllo, non ho bisogno del tuo aiuto.» Ryan non demorde e mi inizia a tallonare. Riesco però a raggiungere in tempo il cortile sul retro, spalancando la porta finestra.
«Non mi sembra che tu abbia niente sotto controllo» indico il prato immacolato e libero da tutte le decorazioni, «e guardati, ti sei svegliato ora.»
«Tu sei venuta con troppo anticipo.»
Gli mostro l'orario nella schermata del telefono. «Sono le dieci. Tra probabilmente due ore arriveranno tutti e ancora non c'è niente di pronto.»
Ryan sospira. Si porta l'indice e il pollice presso il ponte nasale che stringe tra i due polpastrelli come se stesse cercando di contenersi. «Sei insopportabile.»
Sorriso, intuendo di averla vinta. «Bene. Ora se non ti dispiace, mentre tu ti metti qualcosa di più decente addosso, io inizierei a sistemare un po' di cose. Christine ha detto che avete tutto l'occorrente, dove lo posso trovare?»
«Tu non tocchi niente senza di me» asserisce affilando lo sguardo. Poi si volta, rivolgendomi un paio di spalle impostate i cui muscoli guizzano da sotto la canotta. «Aspettami qua.»
Non avendo alternative eseguo gli ordini. Appoggio il regalo di Helia - un action figure di Spiderman - sul tavolo della cucina e attendo impaziente il ritorno di quel ragazzo che si rifà vivo dopo circa dieci minuti, questa volta con una felpa grigia col cappuccio e dei jeans neri dal taglio largo di sopra.
Senza proferire parola passa di fianco a me e prende al volo il regalo appoggiato sul tavolo, trascinandoselo dietro fino al giardino sul retro. Confusa, seguo le sue orme.
Arrivato in corrispondenza del grande patio, adagia la busta sul tavolino di cristallo posto al centro, abbellito da un grazioso centrotavola floreale. «Qua metteremo i regali. Dovremo spostare le sdraio più a destra e mettere questi divanetti laggiù» facendo riferimento alle larghe poltroncine che circondano il tavolo al di sotto del patio, indica un paio di punti precisi verso cui dovremo spostarle. «Entreremo anche alcune sedie dalla cucina così c'è posto per tutti, ma ho già visto i compagni di classe di Helia e non penso si fermeranno un secondo.» Dopo il sottile commento sulla reattività dei compagnetti di classe del fratello, continua a spiegarmi il da farsi. «Monteremo un tavolo al centro - che devo prendere dalla cantina - dove metteremo il cibo che abbiamo ordinato» da una veloce occhiata all'orologio che porta al polso, «dovrebbe arrivare tra un'ora e mezza circa assieme agli amici Helia.» Fa una breve pausa per accertarsi di non aver tralasciato niente. «Mi sembra sia tutto. Vedi? Ho tutto sotto controllo» ma non mi dà il tempo di rispondere. Rientra subito dentro e scompare proseguendo lungo corridoio.
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Alive
RomanceKaylee Carter aveva solo dodici anni quando sua mamma venne a mancare. Da quel giorno niente fu più lo stesso, tutta la realtà a cui si era abituata si sgretolò in uno schiocco di dita. Sette anni dopo, Kaylee non è più la bambina vivace di un temp...