Ryan's pov
Degli schiamazzi provenienti dalla strada disturbano la quiete in cui mi sono cullato fino ad ora, prima che disturbassero la mia dormita. Corrugo la fronte quando tento di sollevare la testa affondata nel cuscino, infastidito dal lieve mal di testa col quale ho ormai imparato a convivere.
«Maledetti bambini» sbraito mettendomi a sedere, reggendomi la testa con una mano. Un lenzuolo stropicciato avvolge disordinatamente le mie gambe nude che, probabilmente, avrò liberato dal tessuto dei jeans la sera prima. Mi ritrovo infatti con solo un paio di boxer addosso e i vestiti sparsi per la casa.
Afferro il telefono leggendo subito l'orario: le 12:26. Visualizzo poi i messaggi, trovandone una serie da parte dei ragazzi e un paio da un numero sconosciuto.
"Ehi".
"Sono Adria, la ragazza di ieri sera".
Faccio mente locale sulla serata lasciata alle spalle. I ricordi si susseguono confusi e disordinati, ma ho memoria di tutto: l'arrivo alla villa; la biondina che si avvicina; l'incidente in piscina; Kaylee che si piomba senza preavviso nella stanza in cui, da piano, mi sarei dovuto scopare questa presunta Adria... quest'ultima immagine spicca rispetto agli altri ricordi. La collana.
Mi alzo dal letto e svuoto le tasche dei jeans in cui ieri sera ho rifugiato di tutto: estraggo l'erba, le pasticche di eroina e, per finire, quella collanina che mi perdo ad osservare per la seconda volta. Il metallo che la compone è perfettamente lucente e immacolato, come se fosse un oggetto appena comprato, e il piccolo ciondolo su cui sono incise le iniziali non accenna a un minimo graffio.
La appoggio sul comodino mentre nascondo il resto delle cose in fondo al secondo cassetto del comò, sotto alla pila di boxer che lo riempiono. Laggiù, qualche altra pastiglia comprata in passato attende di venire consumata.
Chiudo il cassetto e riprendo il telefono, aprendo la chat di Mason.
"Ci sei oggi?" compone il suo messaggio, seguito da una foto del mio amico che cattura un frangente della sua corsa mattutina alla quale, di solito, mi unisco.
Clicco sulla cornetta mentre attendo che risponda alla mia videochiamata.
«Buongiorno alcolizzato, dormito bene?» attacca mentre i pixel del telefono compongon l'immagine di un Mason in canottiera, completamente sudato, mentre cammina lentamente. Il messaggio è stato inviato due ore prima, probabilmente avrà terminato da un pezzo il suo allenamento.
«Con quale forza sei andato a correre, oggi?» rispondo scrocchiando le ossa intorpidite dalla dormita.
«Ieri ho evitato di bere tre bottiglie piene di alcol l'una dietro l'altra, sai com'è.»
«Non sai che ti sei perso, quel gin era fantastico.» Mi sdraio sul morbido materasso e poggio la nuca su un braccio che piego dietro la testa.
«Intanto, mentre tu ti sfondi il fegato, io mi mantengo in forma. Guarda qua» e sfoggia il bicipite che guizza teso da sotto la pelle abbronzata del suo braccio. Mi lascio sfuggire una risata.
«E quello lo chiami bicipite? Questo...» contraggo il braccio, ostentando l'allenamento di numerosi anni di palestra, «è un bicipite.»
«Quel braccio, di bello, ha solo i tatuaggi» mi canzona mentre solleva lo sguardo per osservare il colore del semaforo.
«Invidioso, eh?»
«Ne parliamo al prossimo braccio di ferro» mi lancia un occhiolino che ricambio con un sorriso complice. Dopodiché, getto la testa all'indietro mentre mi lascio scappare un sospiro.
STAI LEGGENDO
Alive
RomanceKaylee Carter aveva solo dodici anni quando sua mamma venne a mancare. Da quel giorno niente fu più lo stesso, tutta la realtà a cui si era abituata si sgretolò in uno schiocco di dita. Sette anni dopo, Kaylee non è più la bambina vivace di un temp...