Capitolo 7

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Il richiamo del citofono mi risveglia dai pensieri in cui ero immersa mentre leggevo 1984.
La discussione con Ryan mi ha irritato talmente tanto che mi sono diretta a casa senza avvertire nessuno. Avevo bisogno di allontanarmi il più possibile da lui, avevo bisogno di staccare un attimo la spina che alimentava tutti i giudizi che mi ero fatta su tutta questa situazione. Così, ho deciso di immergermi nella lettura.

Mi sollevo svogliatamente dal letto e scendo le scale, domandandomi chi potrebbe essere. Quando apro la porta, una chioma bianca che incornicia un sorriso dritto mi fissa attento.

«Disturbo?» esordisce, facendo vagare gli occhi dietro di me. Raramente invito i miei amici a casa, non perché io non voglia, ma per evitare che vengano a conoscenza di una realtà da cui tengo tutti lontani.

«No, tranquillo» lo rassicuro facendomi da parte per dargli libero accesso. In un altro contesto avrei evitato per non rischiare spiacevoli incontri con mio padre - che non so come potrebbe reagire trovandosi un estraneo in casa -,  ma questa volta non mi dispiace avere un po' di compagnia. Così, decido di approfittarne della sua assenza per far entrare il mio amico.

«Posso? Sicura?» Io annuisco. Serro la porta e in silenzio salgo in camera mia, mentre Ethan mi segue senza fiatare.

«Che ci fai qua?» ricomincio mentre mi rigetto sul letto. Lui si accomoda sulla panca morbida proprio sotto la finestra. Noto solo adesso che stringe a se un paio di libri, che appoggia di fianco.

«Ti riporto questi, te li sei dimenticati a scuola» risponde indicando i manuali. Subito ritorno all'accesa discussione fatta con Ryan in bagno in cui, dalla sorpresa, me li sono lasciati cadere. Me li ero completamente dimenticati. Mi alzo dal letto e li recupero, sfogliandoli.

«Come li hai trovati?»

«Me li ha dati Ryan.» La mia mano si blocca all'istante, lasciando aperto il libro a pagina 172. «Posso sapere che problemi avete voi due?» continua poi, notando il mio atteggiamento. Nel mentre, ricomincio a sfogliare fin quando non scorgo dei soldi incastrati tra le pagine. Sospiro internamente. Chiudo il libro con forza e, dopo averlo posato sulla scrivania, mi accomodo accanto a Ethan.

«Che problemi ha lui, non io. Sembra che gli abbia fatto un torto gigantesco per come si comporta.»

«Di cosa stai parlando?»

Prendo un bel respiro e inizio a raccontare tutto. Ogni mia interazione con Ryan senza escludere niente e descrivendo ogni sua reazione esagerata. Compresa quella di oggi. «...vorrei capire cosa gli ho fatto» termino, infine.

Ethan fissa il vuoto di fronte a sé. «Mh» mormora dopo qualche secondo, «Ryan quando è nervoso non riesce a contenersi, e spesso sbaglia a parlare o a reagire.»

«Me l'ha detto anche Jason, ma questo non lo giustifica.»

«No, lo so, non lo sto giustificando. Ma è come se fosse un modo che ha per tenere le persone distanti, o almeno quelle che non conosce.»

«Okay, questo lo posso pure capire, ma addirittura arrivare a cacciarmi di casa e proibirmi, con tanto di minaccia, di non mettere più piede? Non è esagerato?»

«Io non sono mai entrato in casa sua» e questa sua rivelazione mi spiazza. Ethan e Ryan sono amici da quando hanno iniziato il college, tra loro c'è un sincero rapporto affettivo. Insomma, anche io evito di far entrare persino i miei amici in casa, ma Ryan... non mi sembrava il tipo.

«Che io sappia solo Mason è andato, ma loro due si conoscono da un sacco di anni. Per questo ti dico così: secondo me non vuole che le persone conoscano un ambiente che, in fondo, fa parte della sua intimità... un po' come te, Kaylee.» Guardo Ethan senza parlare, occupata a elaborare pensieri a raffica.

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