Capitolo 25

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Aborto? Christine ha abortito?

Con una certa premura - anche perché sto mancando da un po' e non vorrei che Christine mi dia per dispersa - recupero il foglio e lo attenziono. Si tratta di un certificato per l'interruzione volontaria di gravidanza interamente compilato fatta eccezione per il timbro e la forma del medico, che mancano.

Presto attenzione alla data, che indica il 03/01/2014. Christine, nove anni fa, ha abortito?

«Nove anni...» bisbiglio mentre collego la data sul documento all'età di Helia. Non può essere.

Strofino leggermente il polpastrello dell'indice contro la linea di inchiostro nera sulla quale il medico avrebbe dovuto stampare il suo timbro. Se manca la firma vuol dire che la procedura non è stata messa in atto.

Lo sconvolgimento però non mi abbandona. Christine voleva abortire, voleva interrompere la gravidanza. Helia non sarebbe mai nato. Ma perché? E cosa ci fa qua sopra questo documento, se risale a nove anni prima?

«Kaylee, tutto ok?» sobbalzo quando la voce di Christine giunge alle mie orecchie. Mi giro di scatto lasciando cadere il foglio sul comodino, sperando che la mia schiena copra l'oggetto che tenevo in mano. «Cosa stai facendo?»

«Ehm» inizio a sudare freddo, «mi serviva un fazzoletto» cerco di dimostrarmi quanto più convinta possibile. Prendo uno dei pacchi di fazzoletti che erano poggiati sul comodino e glielo mostro sperando di non sembrare ridicola.

«Oookay» risponde lei. Non mi sembra del tutto convinta ma decide di lasciar perdere. «Vedo che hai sistemato tutto.»

«Si si, tutto risolto.»

Per favore vattene così ripiego quel dannato foglio.

Lei accenna a un sorriso imbarazzato mentre si osserva intorno. «Ti serve altro cara?» Si starà chiedendo cosa ci faccio ancora là piazzata accanto al suo letto senza aver nemmeno estratto un fazzoletto.

«No, tutto okay» alla fine cedo. Prendo un fazzoletto e poso il pacchetto senza avere l'opportunità di ripiegare e far tornare al suo posto il documento. Non mi resta che pregare che Christine non si accorga di niente.

La sorpasso ringraziandola per la maglietta e scendo di sotto più scombussolata di prima, in parte preoccupata di aver fatto danno, in parte per la scoperta appena rivelata: Christine voleva abortire di Helia, ma non l'ha fatto.

Quando torno nel giardino sul retro trovo una scenetta a dir poco esilarante: un Ryan travestito da Spiderman che cerca di ballare la Macarena assieme a tanti marmocchi che intralciano i suoi movimenti per via della loro euforia. E' visibilmente in difficoltà e questa scena non può che farmi ridere.

Mi avvicino al tavolo per bere un po' d'acqua, questa volta facendo attenzione che nessun bambino mi arrivi di sopra.

«Scusate, scusate» sento una voce maschile sull'orlo della disperazione avvicinarsi. Poi mi ritrovo Ryan aggrapparsi al bancone con entrambe le braccia, con il busto inclinato in avanti come a voler prendere fiato.

Mi giro d'un lato, adagiando un fianco contro il bordo del tavolo, e mordicchio il bicchiere di plastica mentre guardo Spiderman stremato. «Che hai? Salvi il mondo e poi non riesci a gestire dei bambini?»

La mia provocazione gli fa scattare la testa dalla mia parte. Riesco a immaginare l'occhiata fulminante che mi ha lanciato da sotto la maschera. «La prossima volta fai tu la parte del supereroe a una festa piena di bambini e poi ne parliamo.» Dopo qualche secondo aggiunge, sbottando: «Non posso neanche bere con sta cazzo di maschera.»

Avvertendo un briciolo di tenerezza impossessarsi di me, afferro la brocca e riempio per lui un bicchiere d'acqua. «Se ti alzi di poco la maschera non succede niente» lo informo mentre glielo porgo. Lui rimugina qualche istante prima di eseguire quanto consigliato. Ingoia l'acqua d'un sorso e prende un bel respiro.

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