Capitolo 35

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Mi sento bene, viva.

Percepisco questa sensazione di piacere diffondersi nel mio corpo come benzina che si infiamma non appena incrocio lo sguardo di Ryan, in cui leggo la mia stessa voglia matta di mettere le mani addosso all'altro.

Così faccio per avvicinarmi e dar vita una volta per tutte a un bacio che bramo da quando abbiamo iniziato, ma mi blocco quando Steve, dall'altra parte della tenda, ci chiama.

«Ciao ragazzi! Noi andiamo!»

Il suo sospiro si infrange contro il mio, i nostri ansimi fondono tra loro quando ci ritroviamo con le labbra a pochi centimetri di distanza. Solo a quel punto rinvengo. Cosa stavo facendo?

Lo spintono all'indietro, mi abbasso il vestito che ritrovo sollevato fino alla pancia e mi schiarisco la gola.

«C-ciao!» La voce non fuoriesce stabile, ma d'altronde nemmeno io lo sono. Stavo cedendo all'istinto di lasciarmi andare con... Ryan.

Tossisco per smorzare un silenzio imbarazzante. «Puoi uscire? Mi dovrei cambiare.»

I suoi occhi barcollano da un lato all'altro del camerino, ma non oppone resistenza. Senza dire niente esce e tira dietro di sé la tenda.

Mi ci vogliono dieci minuti buoni prima di abbandonare la cabina. E non perché avessi problemi a togliermi il vestito, ma perché non riuscivo a concepire come fosse accaduto... questo. Sono sempre stata brava a mantenere un certo autocontrollo, quindi com'è successo? Come mi sono ritrovata schiacciata al muro mentre le sue mani si facevano strada sotto il mio vestito?

Non che mi dispiacesse - quel ragazzo è un dio greco sceso in terra, c'è da ammetterlo - ma resta pur sempre Ryan, colui che in un modo o nell'altro sta riuscendo a levarmi di dosso un'armatura che nessuno è mai riuscito a sfilarmi, colui che è in grado di leggermi dentro come nessuno ha mai fatto, colui che è più simile a me rispetto a quanto io voglia ammettere.

Non posso lasciarmi andare. Non con lui.

Quando esco fuori dal camerino sono sola. Di Ryan, Steve e quella misteriosa ragazza nemmeno l'ombra.

Metto a loro posto i vestiti ed esco dal negozio, più scombussolata rispetto a quando sono entrata perché adesso non ho solo il peso dovuto alla responsabilità di dire alla mia amica la verità sul suo ragazzo, ma anche la consapevolezza che tra me e Ryan si stava per verificare qualcosa che non sarebbe dovuto accadere.

Dico di voler stare alla larga da quel ragazzo. Allora perché accade sempre il contrario? Invece di allontanami, finisco sempre per avvicinarmi. È insopportabile questa situazione.

Quando metto piede sul marciapiede, appoggiato contro la vetrina del negozio trovo Ryan intento a fumare e con una busta in mano, che mi porge.

Corrugo la fronte. «Cos'è?» Faccio persino fatica a guardarlo negli occhi.

«Sapevo che non l'avresti preso, ma era un peccato. Ti stava bene» spiega. Io apro la busta con sopra disegnato il marchio del negozio e scorgo il vestito che mi ero provata poco prima sotto richiesta dello stesso Ryan.

Riporgo immediatamente la busta quando capisco che manca lo scontrino. «Dimmi quanto hai pagato o lo riporto indietro.»

Lui mi osserva dall'alto senza accennare ad alcuna risposta. E pensare che poco prima avevo le sue mani sul mio corpo...

Poi mi volta le spalle ed inizia a camminare. Il tutto senza fiatare.

«Che stai facendo?» lo affianco, raggiungendolo.

«Mi fai fatto lasciare la moto a casa di Dio, quindi dobbiamo prendere l'autobus per tornare.» argomenta, ma non è questo a cui mi riferisco.

Quando conclude la frase ci ritroviamo sotto una pensilina.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 09 ⏰

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